Stiamo giocando a Borderlands? Destroy all Humans? No, questo è High On Life il nuovo titolo dal co-creatore di Rick & MortyJustin Roiland, totalmente sopra le righe, volgare e sporco. Talmente tarato verso l’eccesso che il viso del nostro personaggio lo scegliamo dal riflesso di uno specchietto da borsa pieno di strisce di cocaina gentilmente offerte da nostra sorella maggiore, probabilmente diciottenne, nel prologo del titolo. C’è tanta droga in High On Life, semplicemente perché l’incipit narrativo è il seguente: gli alieni consumano gli essere umani come sostanza stupefacente e una singola dose “umana” è così potente che dà ancora più assuefazione dell’eroina.
E così, dopo aver scelto i nostri tratti facciali, inutili alla fine perché siamo in uno sparatutto in prima persona, le cut scene non ci sono e il nostro volto dunque non si vedrà mai, assistiamo a questa improvvisa invasione extra terrestre, come se fossimo in Indipendence Day o La Guerra dei Mondi. Ci catapultiamo fuori dalla nostra dimora per capire cosa diamine sta succedendo. Ecco lì a terra una pistola parlante, non c’è tempo per riflettere, la raccogliamo e iniziamo a sparare all’impazzata. Andiamo contro la navicella appena atterrata, uccidiamo tutti, torniamo a casa e ci teletrasportiamo insieme ad essa in un gigantesco pianeta pronti a sgominare il Cartello G3 avente le mani in pasta nello spaccio di essere umani.
High on Life, lo spin off videoludico di Rick e Morty
Il ritmo è incalzante, tutto è fuori di testa con l’immancabile umorismo alla Rick & Morty, un episodio speciale della serie dal nome High On Life la cui recensione deve necessariamente uscire fuori dagli schemi. Perché il nuovo titolo di Squanch Games e Justin Roiland vuole farlo con prepotenza. Impugniamo Kenny, la prima pistola in dotazione che altro non è che il compagno fidato Morty in versione bocca da fuoco, la nostra guida in questa stramba, pornografica e comica odissea spaziale.
Chiacchera tanto Kenny, forse troppo per il videogiocatore che non riesce a prestare contemporaneamente attenzione ai proiettili che gli sfiorano la testa e alle battute del suo amico portatile. E questo apparente eccesso di dialoghi, impossibili da seguire nelle sparatorie più concitate, in realtà si rivelerà ben presto insufficiente. Ne vogliamo di più, vogliamo essere costantemente accompagnati e disturbati dalla voce di Justin Roiland, dai suoi aneddoti spaziali e dalle sue lezioni di vita.
La sceneggiatura è a dir poco geniale, mai ridondante. É vero, ci sono alcuni specifici botta e risposta forse troppo lunghi che non si possono saltare ma d’altronde questo è High On Life, una prolissa rottura della quarta parete che riesce davvero a parlare con chi è davanti allo schermo. Come detto, molte battute nelle fasi spiccatamente action non riescono sempre a essere seguite con attenzione: i soli sottotitoli in italiano, almeno per chi scrive, non sono sufficienti per assorbire tutto ciò che viene raccontato a schermo. Se da una parte la lingua originale trasmette al meglio il tono delle battute, l’ironia e la comicità insita nell’opera, dall’altra un doppiaggio completo nella nostra lingua, come d’altronde accade anche nello stesso Rick & Morty, avrebbe aiutato a mantenere il cervello connesso alla sceneggiatura mentre siamo occupati a mandare a segno headshot alieni.
Il quantitativo di dialoghi in High On Life è impressionante e moltissimi di questi variano anche in base alle nostre azioni. Per esempio, abbiamo incontrato, nel corso del nostro peregrinare, un orsacchiotto parlante in fin di vita senza metà del suo corpo, il quale ci implorava di aspettare la sua morte. Peccato però che questa dipartita non sembrava arrivare mai e ogni volta che provavamo ad andarcene Kenny o l’orsetto ci chiedevano di tornare. Alla fine abbiamo sparato il colpo fatale e Kenny ci ha detto che abbiamo fatto bene considerando le precarie condizioni in cui si trovava il poveretto. Oppure in un momento confusionario durante una fase di shooting abbiamo messo in pausa per poi riprendere la partita qualche minuto dopo. Il nostro amico parlante ci ha insultato per aver interrotto il gioco in un momento così importante.
Le bocche da fuoco a disposizione del cacciatore di taglie stellare sono diverse tra loro: oltre a Kenny, equipaggeremo anche la doppietta Gus, la pistola ad aghi Sweezy e Creatura capace di lanciare i suoi figli carnivori che, per un breve periodo di tempo, divorano tutto ciò toccano. Ogni arma ha una propria personalità, un proprio carattere e attacchi speciali unici. Quest’ultima peculiarità permette di variare l’approccio a ogni singola sparatoria nel gioco: con Sweezy ad esempio possiamo creare un’area che rallenta tutti i nemici al suo interno, switchare poi con Creatura per sparare tutti i suoi figli al suo interno che in poco tempo banchetteranno sui poveri malcapitati. Inoltre, possiamo sfruttare anche il rampino per raggiungere posizioni privilegiate rispetto al nemico oppure per battere in ritirata e permettere così alla salute di rigenerarsi.
Di base il feeling con le armi è più che buono, il sistema di shooting convincente seppur molto basilare: ad eccezione degli attacchi speciali e delle mod arma, parliamo di un fps piuttosto facile nelle sue meccaniche senza particolari guizzi creativi. Inoltre, tolte le appaganti boss fight, anche le tipologie di mob da affrontare e i biomi da esplorare sono pochi e ripetuti nel corso delle sette ore necessarie per arrivare ai titoli di coda.
Ad arricchire il gameplay di High On Life, troviamo poi una componente metroidvania e una platform strettamente collegate fra loro. Alcune zone possono essere esplorate più in profondità una volta ottenuto uno specifico potenziamento, tuttavia in cambio non si ottiene quel senso di soddisfazione tipico del genere metroidvania anche perché spesso, fatta eccezione per alcuni collezionabili, i premi sono semplici scrigni strabordanti di pesos per acquistare oggetti nel negozio. Così viene meno quella voglia di tornare a setacciare le zone precedentemente attraversate, salvo quei casi specifici in cui è la storia stessa a richiederlo. Al contrario, le fasi platform, prese nella loro semplicità, si sono rivelate decisamente divertenti, grazie alla combinazione di vari upgrade che sbloccheremo durante l’avventura come il jetpack oppure la possibilità di camminare sui muri.
L’opera di Squanch Games sembra un open world ma in realtà è molto lineare, senza loot, senza quest secondarie e tutto sommato va benissimo così. Un po’ come Evil West (qui la nostra recensione di Evil West), High On Life è uno sparatutto vecchia scuola, fatto, finito e ottimamente confezionato.
High On Life Conclusioni
Esteticamente parlando High On Life è meraviglioso: le diverse aree del mondo di gioco, nonostante non siano tantissime, sono tutte esteticamente colorate, piene di vita, uno spettacolare parco divertimenti spaziale popolato da simpaticissimi cazz*ni. Il titolo mantiene i 60fps senza alcun tipo di rallentamento, specie dopo la patch al day one che ha corretto alcuni piccoli difetti tecnici.
High On Life è uno sparatutto da giocare assolutamente se siete abbonati al Game Pass e soprattutto se amate Rick & Morty, che non sconvolgerà la vostra vita ma vi farà ridere tantissimo, accompagnato da un gameplay semplice ma efficace che però poteva essere approfondito leggermente di più.
High On Life | Testato su Xbox Series X
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