Lost (qui la spiegazione del finale), indimenticabile serie cult ideata da J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber trasmessa dal 2004 al 2010 per un totale di 6 stagioni, racconta del volo Oceanic 815 che, decollato da Sydney, precipita su un’isola nel mezzo dell’Oceano e un gruppo di sopravvissuti si ritrova a dover convivere e a lottare per la sopravvivenza. Considerata una delle migliori serie televisive di tutti i tempi, ha ricevuto non pochi riconoscimenti e nonostante siano passati più di dieci anni dalla sua conclusione, rimane ancora oggi uno degli show più apprezzati al mondo. Sono molte le serie che nel corso degli anni hanno provato ad emulare il successo e i temi di Lost, con risultati spesso tutt’altro che indimenticabili. Tuttavia una di quelle che maggiormente è riuscita a colpire il pubblico è stata Manifest.
Questa è stata ideata da Jeff Rake ed è formata da quattro stagioni, la cui ultima parte arriverà prossimamente su Netflix. La trama racconta di un volo scomparso nel nulla e riapparso improvvisamente con tutti i passeggeri e l’equipaggio a bordo sani e salvi, convinti di aver passato in volo solo poche ore quando invece nel resto del mondo sono trascorsi 5 anni. Siccome i due show hanno diversi punti in comune, abbiamo deciso di raccogliere quelli più interessanti.
Il Concept
Entrambe le serie hanno un concept di base davvero molto simile. In tutti e due gli show la storia si apre con un volo aereo i cui passeggeri vengono dati per dispersi ma che in realtà sono vivi e vegeti, e si trovano ad affrontare delle situazioni al di fuori del normale. Nel caso di Lost, i naufraghi precipitano su un’isola apparentemente deserta e devono trovare un modo per contattare i soccorsi e tornare a casa. Le cose però, come sappiamo, non si riveleranno così semplici e si troveranno ad affrontare strani misteri e a lottare per la sopravvivenza.
In Manifest invece, sebbene i passeggeri arrivino sani e salvi a destinazione, si trovano in una situazione sovrannaturale che fa il paio con le isole semoventi e i viaggi temporali creati da Abrams e soci. Il loro volo che dalla Giamaica li conduce a New York, che dovrebbe durare solo poche ore, dura infatti ben cinque anni. Tuttavia lo scorrere del tempo diverge a seconda delle situazioni. Mentre i passeggeri non hanno subito invecchiamenti di sorta e non hanno percepito la profondità di questo lasso temporale, il resto del mondo, comprese le loro famiglie e gli affetti più cari che si sono rifatti una vita, è andato avanti, credendoli tutti morti per un intero lustro.
Il Cast Corale
Sia Lost che Manifest fanno della coralità uno dei loro grandi punti di forza. La narrazione si basa infatti su una pluralità di personaggi e sulle interazioni tra loro che danno linfa vitale alla trama. In tutti e due i casi, i vari protagonisti fanno i conti con la situazione assurda in cui si trovano legando tra di loro per forza di cose ma anche entrando in forte contrasto quando le situazioni divengono più pericolose o inspiegabili. Inoltre, entrambe le serie lavorano molto sull’utilizzo massiccio di flashback e flashforward. Questi espedienti narrativi servono a farci conoscere elementi fondamentali della vita precedente e successiva dei vari personaggi e ci portano fin dentro le loro vite in modo da permetterci di legare e di affezionarci.
Tuttavia l’utilizzo della coralità è diverso nelle due serie. Nel caso di Lost, i passeggeri si ritrovano a convivere tutti sulla stessa isola e, sebbene in determinati momenti si trovino divisi, passano la maggior parte del tempo in una piccola comunità autogestita nella quale devono fare i conti con le attitudini di tutti.
In Manifest invece i protagonisti, dopo il loro arrivo a New York, tornano alle loro vite cercando di andare avanti. Tuttavia si ritroveranno ad aver spesso delle visioni in comune e a ritrovarsi negli stessi posti a causa delle cosiddette “chiamate”, visioni e allucinazioni sia visive che uditive che obbligano i vari personaggi a fare determinate cose. Dunque, esattamente come in Lost, nello show di Rake i protagonisti si ritrovano a compiere attività in piccoli gruppi per risolvere i misteri che ruotano attorno al loro viaggio. Location diverse, destini simili.
Riferimenti alla religione
La religione, in entrambi gli show, riveste un ruolo fondamentale ai fini della narrazione. In Lost, molti dei riferimenti al Cristianesimo sono portati avanti da Mr Eko, sacerdote presente nella seconda stagione e passeggero della sezione di coda del volo Oceanic 815. Durante il suo tempo di permanenza sull’isola questi incide su un bastone varie citazioni della Bibbia come, il più celebre, “Alza i tuoi occhi e guarda a Nord”. Giovanni 3:05.
Un altro riferimento inserito dagli autori è quello presente nella sesta puntata della prima stagione, La casa del Sol Levante. Qui, nelle grotte trovate da Jack, vengono rinvenuti due corpi che hanno al loro fianco un sacchetto con due pietre: una bianca e una nera. John Locke, il simbolo della fede della serie, decide di chiamarli Adamo ed Eva.
Manifest ha invece una componente religiosa e legata al cristianesimo decisamente più marcata. Fin dal principio infatti, la serie introduce riferimenti ai testi sacri, partendo proprio dal numero del volo, il 828. Questo non è una cifra casuale ma è infatti una citazione ad un versetto della Bibbia, il 8:28 della Lettera ai Romani che recita “Tutte le cose concorrono al bene”. Queste parole vengono anche ricamate dalla madre di Michaela Stone su un cuscino.
Lo show spinge spesso lo spettatore a credere che dietro ai fatti misteriosi del volo scomparso e poi riapparso dopo cinque anni, ci sia una volontà divina. Nella terza stagione ad esempio, si scopre che un frammento di legno collegato a vari livelli alla storia, su cui la dottoressa Saanvi sta conducendo delle ricerche, è un frammento dell’Arca di Noè. Di conseguenza l’ipotesi che ci sia di mezzo una qualche sorta di potere divino, diventa decisamente più forte.
La ricorrenza dei numeri
Uno degli elementi che maggiormente hanno contirbuito all’imperitura fama di Lost è sicuramente il sapiente utilizzo che gli sceneggiatori hanno fatto dei riferimenti numerici posti in ogni dove. In moltissimi punti della narrazione troviamo la sequenza numerica 4 8 15 16 23 42 che risulta essere fondamentale per scoprire i segreti dell’isola. Nella seconda stagione ad esempio si scopre che queste misteriose cifre formano il codice che deve essere inserito nel computer situato nella stazione Il Cigno ogni 108 minuti (4+8+15+16+23+42=108). Inoltre questi sono anche i numeri con cui Hurley, uno dei personaggi più importanti e influenti di tutta la storia, vince alla lotteria innescando una serie di meccanismi che lo porterà sull’isola.
In Manifest troviamo il numero 828 in varie occasioni. Oltre ad essere il numero del volo, questo è anche l’indirizzo della casa dove vengono trovate da Michaela Stone le due sorelle scomparse, dove la donna è stata attirata da una delle tante chiamate. Inoltre il numero dell’appartamento di Michaela è 414, la metà di 828.
Le entità misteriose
In entrambe le serie i personaggi devono far fronte a pericoli causati da creature misteriose. In Lost troviamo una misteriosa entità, nota semplicemente come “il Mostro” che si scatena nella giungla distruggendo ciò che trova sul suo percorso, sotto forma di un terrificante fumo nero a cui spesse volte i protagonisti devono sfuggire. Nella prima puntata della serie ad esempio, Jack, Kate e Charlie si avventurano nella giungla per ispezionare la cabina di pilotaggio dell’aereo. Lì trovano il pilota ancora vivo che viene inaspettatamente tirato fuori dall’aeroplano dal fumo nero. Il Mostro insegue poi i sopravvissuti nella giungla, ma al cessare della pioggia scompare.
Pochi episodi dopo anche John Locke ha il suo primo incontro ravvicinato con il fumo nero, che però lo risparmia, rafforzando nell’uomo la convinzione che l’isola abbia in serbo un piano per lui.
Io l’ho guardata negli occhi quest’isola e quello che ho visto… è bellissimo – dirà a Jack l’uomo dopo l’incontro
Sull’isola inoltre i personaggi spesso sentono dei sussurri provenienti dalla giungla. Diversi spiriti di persone defunte sono infatti bloccati lì e alcuni di essi riescono a comunicare con i vivi, e con uno dei naufraghi in particolare.
In Manifest, i passeggeri, una volta scesi dal misterioso volo, sono tormentati dalle già citate “chiamate” ossia delle allucinazioni sia visive che uditive che si manifestano nella loro testa e che li aiutano a sventare situazioni pericolose o a metterli in guardia su eventi futuri. Queste sono spesso vaghe e a volte mal interpretate dai personaggi.
Una delle prime chiamate avviene nel primo episodio della serie. Qui Michaela Stone comincia a sentire la sua voce nella testa che le ordina: “Liberali“. Inizialmente, crede che sia riferita ai due cani che trova nella proprietà in cui è arrivata seguendo le indicazioni nella sua mente. Ma una volta liberati gli animali, la voce continua ad assillarla. Solo più tardi scoprirà che nella casa c’erano le due bambine rapite di cui parlavano tutti i notiziari. Le chiamate possono portare sia ad un esito positivo, come l’appena citato caso che ha avuto Michaela protagonista, che a tragedie inaspettate.
Dibattito tra scienza e fede
Il contrasto tra fede e razionalità è sicuramente uno dei tropi narrativi più importanti di entrambe le serie. L’intera trama di Lost ruota infatti intorno alla dicotomia tra scienza e fede. Questo contrasto insanabile è incarnato da due dei protagonisti, Jack Shepard e John Locke. Il primo è un medico, convinto della forza della scienza e che ha bisogno di vedere per credere e tende ad osservare le situazioni in maniera analitica. Locke invece è un uomo di fede e ripone una cieca fiducia in eventi inspiegabili causati da entità superiori e sovrannaturali. Nella serie si affronta spesso questo dibattito riguardo i fenomeni misteriosi dell’isola e sul motivo profondo del loro naufragio. Solo alla fine si arriverà a un punto di contatto tra i due estremi che rappresenterà la crescita definitiva per Jack.
Alla fine [John] aveva ragione su quasi tutto. Avrei solo voluto dirglielo quando era ancora vivo – dirà il protagonista alla fine della storia
Anche Manifest tratta questo dibattito e ci mostra come scienza e fede possono coesistere senza escludersi a vicenda. Inizialmente ai fatti misteriosi riguardanti il volo 828 infatti, si cercava di dare una spiegazione scientifica. La dottoressa Saanvi, anche lei passeggera dell’828, attraverso esperimenti e ricerche ha tentato disperatamente di trovare una spiegazione logica alle chiamate e ai fatti misteriosi che hanno colpito i passeggeri.
Tuttavia dovrà anche lei ammettere di trovarsi di fronte a fatti che la scienza non può spiegare e nei qualii entra in gioco la fede, ossia la presa di coscienza che esista qualcosa di più grande e incomprensibile. Mano mano che la storia procede, la consapevolezza che ci sia veramente un’entità divina a controllare tutta la vicenda diventa sempre più forte. Forse una seconda chance data ai passeggeri per una volontà superiore. Fino a quando Manifest non terminerà non potremo saperlo con certezza.