Emancipation, la Recensione del nuovo Film con Will Smith

Dopo gli eventi degli Oscar 2022, Emancipation sancisce il ritorno di Will Smith: ecco la nostra recensione del film targato Apple Tv.

Emancipation
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Il 2022 è stato un anno particolare per Will Smith, e non ci riferiamo certo al suo ultimo film, Emancipation. Lo schiaffo dato in diretta mondiale a Chris Rock durante la notte degli Oscar è stata una macchia pesantissima sulla carriera della star, condannandolo all’espulsione per 10 anni dall’Academy.

Ecco che, dopo un periodo di silenzio l’attore di La ricerca della Felicità si ripresenta al mondo con Emancipation, film diretto da Antoine Fuqua (regista di Training Day e del remake targato Netflix di The Guilty), disponibile dal 9 Dicembre su Apple Tv + (che sta puntando tantissimo sul progetto).

Emancipation, la trama

L’opera di Fuqua si ispira alla vera storia di Peter il fustigato, uno schiavo che nel 1860 viene allontanato da una piantagione in Louisiana e sottoposto a lavori forzati, vessazioni e angherie, da cui fugge riuscendo a raggiungere l’esercito unionista a Baton Rouge, arruolandosi.

Qui Peter divenne soggetto di una celebre foto che ritraeva le cicatrici della sua schiena. Quella foto (pubblicata da Harper’s Weekly) fece il giro del mondo e, mostrando a tutti gli orrori di un corpo devastato, divenne fondamentale per la lotta all’abolizione della schiavitù.

La foto divenne un manifesto, arma non violenta che mostrò quali erano le reali condizioni in cui versavano i neri d’America. Emancipation è quindi una storia sulla potenza emotiva che può scatenare in noi ciò che vediamo.

Emancipation, la Recensione

Un One­-Man Show

È evidente come tutta l’operazione sia cucita addosso a Will Smith, divenendo persino film simbolo della rivalsa inseguita dall’attore.

Will Smith presta anima e, soprattutto, corpo ad un personaggio scarnificato e sofferente, che parla poco ma per cui si prova empatia dal primo minuto. Peter sta tentando di ritornare dalla sua famiglia: la moglie Dodienne (Charmaine Bingwa) e i figli.

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Per due ore Emancipation ci trascina dentro la sua fuga (inseguito dal Fassel di Ben Foster) fra le paludi della Louisiana, laddove la natura diventa un altro nemico dell’uomo.

La fotografia di Robert Richardson (frequente collaboratore di Martin Scorsese e Quentin Tarantino) è ottima nel far risaltare lo sporco delle paludi, il tono desaturato offre all’immagine una qualità di realismo, restituendo l’idea di una terra fredda e violenta.

Nota di merito ai dialoghi in Creolo Haitiano inseriti in alcune sequenze, efficaci nel trascinarci nell’atmosfera di quei luoghi. Emancipation nelle battute iniziali parte come ricostruzione storica dell’America negli anni della presidenza Lincoln (a lui si deve la definitiva abolizione della schiavitù) ma si sposta poi sul puro action e survival movie.

Ed è proprio nella costruzione della fuga e della lotta per la sopravvivenza che il film regala il suo meglio. Fuqua si dimostra regista di grande mestiere mettendo in scena una serie di situazioni avvincenti e al cardiopalma, che vanno dalla lotta fisica fino ad attimi in cui assistiamo ad un vero e proprio scontro man vs nature.

Tutto ciò che riguarda Will Smith risulta centrato e funzionale, l’attore è talentuosissimo nel mettere a fuoco un personaggio che non brilla nella scrittura.

I limiti di Emancipation

La cosa che si può rimproverare è una certa pigrizia nello sviluppo narrativo oltre che una sensazione di già visto che ammanta la pellicola. Una precisione maggiore nella costruzione tematica e dialogica del film avrebbe forse permesso all’opera di spiccare definitivamente il volo.

Anche la regia di Fuqua, per quanto solida e sostenuta da un apparato scenografico imponente (120 i milioni impiegati per la produzione) non presenta particolari guizzi che esaltino la pellicola elevandola rispetto a molti altri action movie. Difetti che in generale non pregiudicano la buona riuscita dell’opera.

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In fondo Emancipation sembra rifarsi a schemi e archetipi classici: il buono inseguito dal cattivo, il ritorno a casa e la totale identificazione col protagonista.

Un’opera semplice quindi, che però non scivola nel retorico o nel banale, riuscendo invece a strutturare un discorso interessante sulla fede (o sull’ ossessione per la fede), che costantemente guida Peter durante il suo viaggio.

Nello suo sguardo leggiamo la voglia di libertà di un uomo a cui la libertà era stata tolta, quell’ostinata ricerca di salvezza che lo porta ad affrontare un viaggio in condizioni disumane e a subire ogni tipo di vessazione fisica e morale.

Se tutto ciò che sta intorno vacilla e appare mero pretesto per inscenare un one­-man show di Will Smith, va detto che l’attore riesce pienamente a reggere sulle spalle l’intera opera, dando vita ad un personaggio che vive rabbia, paura ma anche incrollabile speranza.

Fuqua, arretrando a tratti, costruisce un cinema che si regge unicamente sul corpo del suo interprete, un Will Smith che incarna uno schiavo per rinascere come star.

Certo, con un guizzo creativo maggiore e una cura più ricercata nella costruzione di Emancipation, il risultato sarebbe stato migliore.

Emancipation: il cast

  • Will Smith: Peter
  • Ben Foster: Fassel
  • Charmaine Bingwa: Dodienne
  • Steven Ogg:  Sergente Howard
  • Mustafa Shakir:  Andre Cailloux
  • Timothy Hutton:  Senatore John Lyons
  • Gilbert Owuor:  Gordon
  • Grant Harvey:  Leeds
  • Ronnie Gene: Blevins  Harrington
  • Jabbar Lewis:  Tomas
  • Michael Luwoye:  John
  • Aaron Moten:  Knowls
  • Imani Pullum: Betsy

Emancipation, il Trailer ufficiale

A cura di Marco D’Agostino