Il mio amico Massimo: Recensione del docufilm su Massimo Troisi
Al cinema dal 15 al 21 Dicembre un documentario imperdibile per i fan dell'indimenticabile Troisi: Il mio amico Massimo, con il contributo di Carlo Verdone, Lello Arena, Clarissa Burt e molti altri ancora. La nostra recensione.
La voce narrante dell’amico Lello Arena diventa la nostra guida nel documentario di Alessandro BencivegnaIl mio amico Massimo: più che un docufilm una autentica lettera d’amore, che sceglie di raccontare il genio di Massimo Troisi attraverso le testimonianze degli amici, le persone che sono state “toccate dalla sua bellezza”.
Bellezza che, evidentemente, non è mai stata dimenticata. E così attraverso i loro occhi, a volte illuminati dai ricordi, altre velati dalle lacrime, inizia un viaggio che non ha l’ambizione della ricostruzione storica critica, ma celebra piuttosto la generosità di un uomo che poneva l’amicizia al centro della vita, considerandola essenziale quanto la passione e l’amore.
“Morto un Troisi non se ne fa un altro”, dirà Roberto Benigni, e così attraverso i filmati d’archivio, le testimonianze e i racconti di chi ha condiviso la sua vita ci ritroviamo a sentire la presenza viva di Massimo Troisi, un personaggio che era e resterà sempre unico, come uniche erano la sua comicità , la sua sensibilità e gentilezza.
Il mio amico Massimo: La Trama
Dall’infanzia a San Giorgio sa Cremano, comune di Napoli, dalle strade dove Massimo giocava a pallone e sognava di diventare un calciatore alle cantine e i piccoli teatri off dove si esibisce il trio La Smorfia, composto da Troisi Lello Arena e Enzo Decaro, che presto approda su Rai Uno e conquista l’Italia intera al grido di “Annunciazione, annunciazione!”.
Il documentario Il mio amico Massimo ricostruisce vita, sogni, morte e miracoli di un artista incomparabile, timido e schivo, mai corrotto dalla fama e sempre spinto da una passione irrefrenabile per il suo lavoro. Una passione tanto grande che lo spingerà a rimandare il trapianto cardiaco per girare Il postino, destinato a restare tragicamente il suo ultimo capolavoro.
Carlo Verdone, l’ex compagna Clarissa Burt, Nino Frassica, ma anche Gerardo Ferrara, controfigura di Massimo sul set de Il Postino, sono le principali voci di questo commovente racconto corale, autentico, essenziale e sincero come Troisi avrebbe voluto.
Il mio amico Massimo: Recensione
Quando sullo schermo rivediamo scorrere le immagini dei film di Massimo Troisi, Ricomincio da Tre (1981), Non ci resta che piangere (1984), Le vie del Signore sono finite (1987), Pensavo fosse amore… invece era un calesse (1991), fino a Il Postino (1994), ci troveremo a sperimentare uno strano fenomeno.
Se pure conosciamo già gli sketch, le battute, perfino se abbiamo già visto quelle stesse sequenze un milione di volte, lo stesso sorriso e le stesse risate si ripresentano sempre puntuali, come si trattasse della prima volta.
Il fenomeno si verifica solo in presenza dei grandi artisti, e Massimo Troisi era certamente un grande, uno dei più grandi, anzi un fuoriclasse, in grado di lasciare in pochi anni una traccia indelebile nella Storia del Cinema e dello spettacolo italiani.
Le più giovani generazioni hanno conosciuto il suo cinema solo attraverso la televisione, ma grazie al documentario di Alessandro Bencivegna proveranno l’emozione di rivedere qualche fotogramma di quei grandi classici su grande schermo, ma anche l’emozione di rivedere l’ironia Troisi e le sue più celebri risposte alle domande proditorie di Pippo Baudo.
Tra interviste, filmati d’archivio, spezzoni di film e testimoniane dirette, vediamo così apparire un quadro tenero e struggente, ma sempre autentico, privo di retorica e di quel qualunquismo celebrativo che certo Troisi non avrebbe amato.
Per questo, non possiamo che invitarvi a vedere Il mio amico Massimo al cinema, dal 15 al 21 Dicembre, senza attendere il successivo passaggio televisivo. Riportare il volto di Troisi al grande schermo significa infatti restituirlo al suo contesto naturale. E in quel contesto naturale, è davvero emozionante rivedere quella grazia senza pari, impossibile da imitare e da dimenticare.