Su Netflix è appena arrivato Il mio nome è vendetta, nuovo film di Cosimo Gomez con protagonista Alessandro Gassman. Si tratta di un classico revenge movie come molti se ne sono visti negli ultimi anni che tenta inutilmente di prendere spunto e emulare opere ben più riuscite e famose e portarle in un contesto nostrano nel quale non funzionano mai. Sebbene le premesse non siano malvagie e alcuni momenti siano gradevoli, il film soffre di una terrificante sceneggiatura e di una recitazione non all’altezza. Ecco dunque la nostra recensione.
Il mio nome è vendetta: il Trailer
Il mio nome è vendetta: il Cast
Alessandro Gassmann: Santo
Ginevra Francesconi: Sofia
Alessio Praticò: Michele
Remo Girone: Angelo
Sinja Dieks: Ingrid
Gabriele Falsetta: Luigi Ferrario
Mauro Lamanna: Giuseppe
Marcello Mazzarella: Ettore
Francesco Villano: Dante
Luca Zamperoni: Simone
Il mio nome è vendetta: la Trama
Santo, ex sicario della ‘Ndrangheta, vive sotto pseudonimo in Trentino felice con sua moglie e sua figlia. A causa di una foto finita su internet viene rintracciato da un clan mafioso che vuole vendetta per l’uccisione da parte di Santo (che in realtà si chiama Domenico) del figlio del Boss. Quando due sicari arrivano nella sua nuova casa uccidendo sua moglie e suo cognato, inizia una caccia all’uomo nella quale alla fine Santo e sua figlia Sofia, inizialmente in fuga, divengono i predatori dei loro aguzzini.
Il mio nome è vendetta: La Recensione
Partiamo da un presupposto fondamentale. Nella storia del cinema sono decine gli esempi di film con un intreccio alla base banale e scontato ma che grazie a una buona sceneggiatura e a un ottimo lavoro di messa in scena riescono ad emergere divenendo ottimi prodotti. Per sua sfortuna Il mio nome è vendetta non appartiene a questa categoria. La trama è infatti di una banalità sconcertante con uno svolgimento e un finale intuibili già dopo una manciata di scene. Come detto, questo non è sinonimo di un pessimo film, anzi. Tuttavia il regista Cosimo Gomez mette insieme un’opera nella quale almeno metà degli eventi che accandono non hanno senso logico rincorrendo in ogni dove tropi narrativi tipici del cinema hollywoodiano e con un cast che dire poco ispirato è davvero un eufemismo. Ma andiamo con ordine.
Senza dubbio la cosa peggiore di questo film è una sceneggiatura forzata, inconsistente e irrealistica. Parliamo di momenti nei quali la giovane Sofia viene rintracciata per avere acceso un cellulare mai usato prima e senza GPS nell’arco di una decina di secondi, salvo poi utilizzare senza problemi internet e whtsapp con uno smartphone che per quanto ne sappiamo è il suo personale dal quale è stata scattata la foto che ha fatto partire l’intera caccia all’uomo. O anche di una scena nella quale la ragazza camminando di notte in una città che non conosce trova un centro estetico che casualmente ha una sala operatoria clandestina nel retro che, guarda tu il caso, è fondamentale per salvare la vita di Santo che sta morendo dissanguato. Ma di questi momenti Il mio nome è vendetta è imbottito quasi in ogni scena e alla fine diventa quasi divertenti assistervi. Ma non per i motivi che il regista aveva pensato, probabilmente.
Altra grande pecca è la recitazione. Sebbene Alessandro Gassman abbia il phisique du Role adatto per la parte con un viso scavato e duro e con una barba iniziale che per un momento lo fanno assomigliare a Joaquin Phoenix in A Beautiful Day, autentica perla del genere che il film vorrebbe imitare, la sua recitazione è pessima. Prova in ogni scena e momento a dare vita a un personaggio misterioso, ombroso e terribilmente pericoloso. Ma il tutto è talmente tanto forzato da risultare grottesco. La faccia perennemente contrita senza mai accennare ad un’altra espressione, neanche un singolo sorriso nei confronti della figlia che ha appena perso la madre e si trova invischiata in una vicenda mafiosa della quale fino a pochi giorni prima non sapeva nulla, rendono tutto incredibilmente finto.
Certo Santo è un uomo arrabbiato, pericoloso e guidato da una sete incontrollabile di sangue e vendetta. Ma non per questo è necessario che il suo sguardo sia sempre e costantemente tenebroso e duro. Una maggiore varietà delle espressioni avrebbe senza dubbio aiutato la performance. Stessa cosa per quanto riguarda l’interpretazione vocale. Mentre dal punto di vista fisico, Gassman riesce a sollevare un minimo la sua performance, ogni qual volta è chiamato ad un dialogo, lo recita sempre in modo così sopra le righe ed esagerato da essere stucchevole. E non parliamo soltanto di momento di follia e urla insensate, ma anche di eccessivi cali di tensione nelle parole. Insomma, passa da un estremo all’altro senza mai, o quasi, indovinare il giusto equilibrio.
Note di merito invece per Ginevra Francesconi che nei panni della giovane Sofia è decisamente convincente e riesce a interpretare l’intricato spettro emotivo di una ragazza che vede la sua vita andare in fumo nel giro di poche ore. Anche lei martoriata da una sceneggiatura orribile, ma in ogni caso la sua performance è di buon livello.
Volendo trovare qualche punto di forza, Il mio nome è vendetta ha delle scene d’azione niente male, con momenti violenti e crudi come si confà ad una sanguinolenta rappresaglia mafiosa. I seppur rari momenti gore non sono realizzati troppo male e riescono sicuramente a tirare su il film rendondolo tutto sommato gradevole fino alla sua conclusione. Certo, bisogna cercare di non fare caso ai molti errori accennati sopra, ma alla fine alcuni dei momenti action tengono su il morale dello spettatore.
In conclusione Il mio nome è vendetta è un film che tenta in ogni momento di strizzare l’occhio ai revenge movie del cinema hollywodiano ma senza riuscirci. I movimenti di macchina ipercinetici di Gomez e il suo lavooi sui campi lungi e sugli inseguimenti in auto sono un mezzo usato per dare un’atmosfera internazionale ad un film che se invece fosse stato realizzato tenendo conto del contesto italiano nel quale si muove sarebbe riuscito sicuramente meglio. L’utilizzo smodato di trovate basate su intercettazioni e intelligence tipici dei film americani ma realizzate in modo insensato e ridicolo rendono tutto il film un esperimento non riuscito di imitare un genere di un cinema troppo lontano da noi senza cercare minimamente di adattarlo all’Italia. Una sceneggiatura raffazzonata, un finale terribile e una recitazione di basso livello fanno il resto.