Una sola, semplice domanda per rendere interessante la vostra giornata: ma i Daft Punk senza maschere li avete mai visti? Per vostra fortuna, ci siamo qui noi
I Daft Punk sono certamente due tra gli artisti musicali “sconosciuti” più famosi al mondo. Nel senso che il grande pubblico poco sa di loro se non che sono francesi e i loro nomi, Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo. Ma per il resto gran parte di quello che facevano (prima dello scioglimento) era avvolto nel mistero. Compresi i loro stessi volti.
Infatti i due sono universalmente noti per i caschi, maschere o elmetti che coprono le loro teste in tutte le occasioni, anche in quelle ufficiali, fin dall’inizio del millennio. Particolarmente famosi gli elmetti d’argento (Thomas) e d’oro (Guy-Manuel), citati in molteplici occasioni anche da terzi e che compaiono poi sulla copertina dell’album Random Access Memories (2013).
Certo, basta andare a cercare un po’ per scoprire molto di più su di loro, inclusa la loro militanza in una band rock con il futuro fondatore del famoso gruppo indie (francese) Phoenix. Ma la domanda per molti rimane: come sono fatti veramente questi due eroi dell’elettronica e della musica di ogni tempo? Come sono le loro facce?
Si potrebbe pensare che la coppia abbia fatto l’impossibile per impedire che le immagini dei loro veri volti circolino, anche su Internet. Un po’ è vero ma non dimentichiamoci che in rete si può trovare davvero di tutto: basta cercare. E non serve una ricerca troppo approfondita per “smascherare” subito i Daft Punk in un tweet di NME: eccoli qui sotto.
In realtà di immagini come questa ne possiamo vedere quante ne vogliamo seguendo il link che ci riporta ad un fan site, chiamato Daft Bootlegs. Qui possiamo trovare un grandioso archivio di foto dei due musicisti risalenti almeno al 1995 e che li vede ritratti in più situazioni e anche dal vivo (già come dj) senza maschere.
I loro travestimenti, iniziati alla fine degli anni ’90 con dei sacchi neri in testa, hanno attraversato varie fasi di evoluzione. In varie occasioni i due indossavano maschere di Halloween, spesso anche disturbanti, cercando di far crescere un’aura di mistero attorno al loro lavoro e allo stesso tempo di trovare un gimmick convincente e coinvolgente.
Nel 2001, in un photoshoot, finalmente hanno adottato i loro alter-ego “robot”, dichiarando: “Siamo interessati al confine tra finzione e realtà, nel creare queste persone fittizie che esistono nella vita vera. Non siamo performer, non siamo modelli. Non sarebbe piacevole per l’umanità vedere i nostri tratti. Ma i robot sono eccitanti per le persone”.
Qualcosa che richiama ciò che fecero i Kraftwerk alla fine degli anni ’70 con la loro versione dei “robot”, e che è avvenuto poi nel 2001 e cioè lo stesso anno in cui un signore di nome Damon Albarn ha lanciato una band completamente virtuale, i Gorillaz. Da allora, abbiamo potuto ammirare le più svariate versioni delle maschere nei più diversi contesti: parte ancora oggi dell’affascinante mitologia del duo!