Credits: YouTube/Jueza es captada semidesnuda durante audiencia virtual y se hace viral -
El Universal
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Si chiama Vivian Polania ed è un giudice colombiano che negli utlimi giorni è passato agli onori della cronaca per un video divenuto immediatamente virale che la vede partecipare ad un’udienza su Zoom, relativa a un’autobomba contro una brigata dell’esercito avvenuta nella città di Cúcuta nel giugno 2021, seminuda e fumando una sigaretta.
Questo ha portato la commissione disciplinare giudiziaria di Norte de Santander ad avviare un’indagine dal quale è emerso che la giudice Polania ha violato molteplici regolamenti amministrativi.
Secondo la sentenza di 16 pagine della giuria, Polonia ha tenuto la videocamera spenta per quasi un’ora prima di accenderla, rivelando di essere sdraiata a letto in uno stato “deplorevole“, con l’aria “spettinata e con gli occhi assonnati” e confusa nel parlare. Quando un avvocato presente all’udienza ha detto al giudice che la sua telecamera era stata accesa, Polonia ha subito spento il dispositivo.
La commissione ha affermato che la decisione di porre la Polonia in congedo non retribuito fino a febbraio è stata presa dopo che è stato stabilito che non era idonea a svolgere le sue funzioni perché non rispettava le parti in udienza e non rispettava il codice di abbigliamento giudiziario.
Una tale situazione non è coerente con la cura, il rispetto e la circospezione con cui un giudice della repubblica deve amministrare la giustizia, denotando una chiara mancanza di rispetto da parte del funzionario – si legge nella sentenza.
La giudice ha rotto il silenzio sulla scia dello scandalo scatenato dal video, negando di essere seminuda e affermando di essersi dovuta sdraiare durante l’udienza perché aveva avuto un attacco di ansia e aveva la pressione bassa. Parlando con Blu Radio, la Polonia ha detto che era estremamente oberata di lavoro, con conseguenti problemi di salute mentale. Ha anche affermato di essere stata a lungo vittima di bullismo da parte dei suoi colleghi giudici a Cúcuta e minacciata di azioni disciplinari a causa del modo in cui si veste.
