Nick Drake è stato uno dei più grandi cantautori degli anni ’70, ma il pubblico dell’epoca non l’ha capito: vinto dalla depressione, è morto di overdose a soli 26 anni. Questa è la sua storia
Ancora oggi bisogna essere abbastanza appassionati di musica per conoscere il nome di Nick Drake, il cantautore inglese morto a soli 26 anni a metà anni ’70 dopo una breve e silenziosa carriera. Ma chi lo conosce sa bene che parliamo di un genio incredibile, timido e incompreso, mai davvero capito dai discografici né dal pubblico, e morto in solitudine.
Una tragica storia come tante di quelle che si ritrovano nei meandri della musica, da quella di Ian Curtis a quella di Tim Buckley. Ma una storia in questo caso toccante proprio per via della natura schiva ed introspettiva di questo artista, del quale infatti per esempio non esistono immagini video di lui da adulto, ma solo qualche foto.
Esordì nel 1969 a 21 anni con l’album Five Leaves Left, che lasciò spazio solamente a due altri lavori: Bryter Layter (1971) e il famoso Pink Moon (1972), oggi considerato uno degli album musicali più sottovalutati di sempre. Proponendo uno stile folk dai tocchi jazz poetico, elegante ed educato, Drake si inseriva nella scena dell’epoca come figura sfuggente e inafferrabile, davvero per pochi.
Anche per questo il suo successo commerciale in vita fu davvero esiguo: entrambi i primi due album vendettero poco e questo nonostante il contributo di importanti musicisti provenienti da formazioni folk inglesi di livello come Fairport Convention e Pentangle; nel secondo era apparso anche John Cale dei Velvet Underground.
Vessato dal fallimento della sua arte e tormentato da una timidezza che già dal 1970 gli rendeva difficilissimo esibirsi in pubblico, presto Nick iniziò a rifiutarsi di promuovere la musica in radio o in altri eventi e iniziò a ritrarsi in una vita di solitudine, chiudendosi in sé stesso e restando sempre da solo, senza mai lasciare il suo appartamento se non per comprare marijuana.
Il risultato fu proprio Pink Moon, un disco fortemente diverso dai precedenti: sentiamo solo Nick e la sua voce con la sua chitarra, niente arrangiamenti elaborati; il puro cuore della sua arte. La tracklist, della durata di meno di mezz’ora, non convinse i contemporanei e molti interpretano il carattere semplice e diretto delle canzoni come una mancanza di interesse del cantante verso la musica.
In realtà in questa fase l’artista si trovava già sull’orlo dell’abisso: poco l’uscita di Pink Moon si ritirò a vivere a casa dei genitori, passando i suoi ultimi due anni in un’esistenza vaga, solitaria e vuota. Tanti sono gli aneddoti su di lui in questo periodo che poi sono stati raccolti da fan e giornalisti che ne hanno riscoperto le vicende.
Si dice per esempio che guadagnasse pochissimo, tanto da non potersi permettere a un certo punto nemmeno un paio di scarpe; si racconta anche che una volta abbia preso l’auto della madre ed abbia girato per ore senza meta, fino a rimanere senza benzina. All’inizio del 1972 ebbe un tracollo nervoso e nonostante gli anti-depressivi già prescritti continuò a peggiorare.
Nel 1973, contro ogni aspettativa, trovò la forza per registrare un nuovo album ma che non venne mai pubblicato: il 25 novembre 1974 il cantante venne ritrovato morto dalla madre nella sua camera da letto. La causa fu una overdose di amitriptilina, un anti-depressivo da lui assunto in ingenti quantità.
Per molto si è dibattuto e ancora si discute se questa overdose sia stata accidentale o provocata intenzionalmente: ossia, se Drake abbia voluto quel giorno togliersi la vita. Tra molti di quelli che lo circondavano ma anche nel circuito della stampa musicale era diffusa ormai l’idea che il cantante aveva rinunciato a vivere. Ma sarà andata davvero così? Forse non lo sapremo mai.