Jordan Peterson è stato definito da Olivia Wilde: “eroe degli incel”. Che lo sia o meno, di certo parliamo di una delle figure più controverse del mondo mediatico e le ragioni sono tante
Jordan Peterson, professore canadese laureato in psicologia clinica, è diventato di recente una delle personalità più discusse nel mondo dei media e dei social. Perchè? Per via delle sue forti posizioni, improntate al conservatorismo e al tradizionalismo. In ambito accademico e saggistico s’è fatto notare più che altro con il suo famoso libro di auto-aiuto del 2018, cioè 12 Rules for Life: An Antidote to Chaos.
Ma è diventato famoso a livello mediatico solo nel 2016 con una serie YouTube chiamata, in maniera abbastanza esauriente: Professor Against Political Correctness. Ciò che lo ha dapprima spinto nelle sue prese di posizione sono diversi cambiamenti avvenuti in Canada, tra cui un emendamento federale che aggiunge identità di genere ed espressione al Canadian Human Rights Act.
Il suo pensiero si scaglia contro le idee della nuova sinistra progressista che lotta per l’inclusività, il riconoscimento dei differenti orientamenti sessuali (e l’adozione dei famosi nuovi pronomi), il politically correct e per estensione la Cancel Culture. Il tutto viene da lui inserito in un discorso politico-scientifico coerente, che gli sta conquistando molti seguaci.
In sostanza per lui: i gruppi marginalizzati (come la comunità LGBTIQ+) vengono infantilizzati da una cultura fatta di vittimismo e offese subite; il politically correct minaccia la libertà di espressione e di parola; l’ideologia ortodossa mina la responsabilità individuale. Tutto questo Peterson lo colloca in un piano di rivincita del marxismo che, avendo perso economicamente, cerca di rivalersi culturalmente.
La forza del personaggio che ha costruito su di sé viene molto dal suo impatto un’era di comunicatori superficiali, esaltati e megalomani che specie tra le file dell’alt right americana vede il prevalere di figure immature e spesso discutibili, seguaci di QAnon o veri e propri (involontari) clown come Jake Angeli. Lui di conseguenza ne emerge come una delle poche personalità “serie” della destra americana.
Peterson, che è nato nel 1962, è al contrario un uomo del novecento, all’antica: la sua ideologia è saldamente politica ed avversa marxismo e socialismo di modello sovietico, temendo la forzata uniformizzazione di tutti quanti. E sono proprio la serietà del suo modo di porsi, la sua aura da guru e la sua decisione da “guerriero della gente” ad attirargli così tante simpatie.
Ma a livello accademico viene attaccato da più parti per la sotterranea e in fondo percepibile inconsistenza delle sue nozioni, tacciato di paranoia e di essere solo un altro complottista ma ben vestito e che sa parlare rispetto all’utente medio di Facebook. E naturalmente la sinistra in blocco e in particolare i sostenitori della Cancel Culture avversano le sue argomentazioni con forza.
Ciò che in effetti spaventa e fa discutere non è tanto lui come personaggio quanto l’assoluta fedeltà dimostrata dalle sue legioni di discepoli, pronti ad attaccare via social o con tutti i mezzi (salvo, per ora almeno, la violenza fisica) i suoi detrattori e chi si rende colpevole di averlo sbeffeggiato o contraddetto. Lo prova tranquillamente per esempio il titolo del primo dei due video che trovate qui.
Il suo ascendente è quindi innegabile e il suo ruolo è difficile da inquadrare in un mondo in continuo cambiamento. Per alcuni è una guida e un faro in un panorama di significati ribaltati e valori messi sistematicamente in discussione; per altri è un esaltato che gioca sui sentimenti di gente persa e sfrutta la sua abilità come comunicatore per raccogliere consensi e godersi una fama che si auto-alimenta da sé.