Andor: la perfetta altra faccia di Star Wars [RECENSIONE]

Andor è la nuova serie Tv a tema Star Wars presente nel catalogo di Disney Plus. Niente lotta tra Jedi e Sith bensì l'altra faccia di questa Galassia

Cassian Andor
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Andor è l’ultimo progetto live action di Disney dedicato all’universo di Star Wars. Al centro di tutto ci sarà Cassian Andor, ribelle che ritroveremo poi nel bellissimo Rogue One. La serie infatti narrerà le sue gesta prima del film. La ricerca della sorella lo porterà inevitabilmente, per una sfortunata serie di eventi, a diventare un obiettivo importante per l’impero.

Andor è sicuramente una serie non richiesta visto che Rogue One era godibilissimo anche senza un approfondimento del genere. È però la serie di cui Star Wars aveva estremamente bisogno. Niente Jedi o Sith, niente combattimenti pirotecnici o volteggi, ma una vicenda che approfondisce enormemente lo schema politico e sociale di quel periodo.

Cassian Andor ma non solo

Le vicende iniziano su Morlana One dove per difendersi il protagonista ucciderà due membri della sicurezza del settore. Questo evento sarà la miccia che intreccerà una serie di conseguenze praticamente inesorabili. Fin dalle prime battute noteremo come la serie si prenda i suoi tempi per approfondire ogni singolo personaggio a schermo, da quelli primari a quelli secondari. La caratterizzazione di ognuno di essi è praticamente perfetta, con risvolti coerenti e progressioni che finemente confluiscono nello schema generale della trama.

All’interno della serie ritroveremo vecchie conoscenze, come ovviamente Cassian Andor, e nuovi personaggi chiave. Graditissimo il ritorno di Mon Mothma, senatrice della Repubblica Galattica prima e dell’Impero poi, che abbiamo già visto nella vecchia trilogia originale (interpretata da Caroline Blakiston) e successivamente in quella prequel e in Rogue One (oltre che in Clone Wars in forma animata). Come nella trilogia prequel a dare il volto a questo essenziale personaggio è stata una magistrale Genevieve O’Reilly, questa volta come non mai perfettamente nella parte. Perché in Andor, più che in ogni altra apparizione, Mon Mothma è un anello chiave di tutta la trama della serie e di tutte le vicende successive.

Tra i nuovi ci troveremo di fronte un Stellan Skarsgård fuori ogni parametro (come era ipotizzabile aspettarci) nei panni di un poliedrico Luthen Rael. Un personaggio estremamente sfaccettato, tra i più profondi e stratificati mai visti all’interno dell’universo starwarsiano. In una scena in particolare, a inizio serie, quando si capisce che dietro il Commerciante c’è molto di più, Stellan Skarsgård sorprende con una trasformazione totale negli atteggiamenti e nelle movenze.

Menzione speciale anche per Kyle Soller (nei panni di Syril Karn), per Denise Gough (che interpreta un supervisore della ISB di nome Dedra Meero) e Adria Arjona (che sarà Bix Caleen, amica intima di Cassian Andor).

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Il peso delle azioni

La trama si mostra piano piano, prendendosi i giusti tempi per spiegare tutto allo spettatore. Niente spiegoni ma dialoghi inseriti dove c’è il doveroso bisogno di spiegare come si è arrivati in quel preciso momento. I primi flashback sul passato di Andor lasciano poi il posto a scene sempre più potenti e contestuali al trambusto che sta scuotendo l’intera galassia. Il pianeta di Ferrix, dove vedremo buona parte degli avvenimenti, fungerà da semplice esempio di come l’Impero si stesse trasformando in una, sempre più subdola, forma dittatoriale.

Finalmente in Star Wars si respira l’aria politica lasciata fin troppo in sospeso nelle altre opere. Lo stesso George Lucas all’interno dei suoi 6 film (soprattutto nella trilogia prequel) ci volle mostrare l’orrore della dittatura e di come essa possa essere addirittura accettata come risoluzione a un problema. In Andor si entra nel dettaglio e tornano potenti i parallelismi con il nazifascismo. Non solo bandiere e uniformi, ma azioni e modalità di oppressione.

Troveremo infatti dottori deviati che utilizzeranno le loro ricerche per torture, lavori forzati a persone senza alcuna colpa per garantire una produzione costante e a basso costo, l’abuso del potere per avere risorse o il controllo sui pianeti e sulle persone. Oltre a ciò che si vedrà a schermo saranno tanti i riferimenti che vedranno l’Impero macchiarsi di crimini indicibili. In tutto questo la figura di Syril Karn ci mostrerà come per alcuni l’Impero è però una risposta sincera al benessere e il controllo della galassia. Non esiste niente prima del credo, prima dell’Impero, questo dovrà vincere contro i fuorilegge senza alcun dubbio morale.

Questione di prigioni

Un altro punto fondamentale della serie è la questione prigione. Non solo fisica ma anche definita da ciò che ci circonda. Da un lato troveremo una prigione perfettamente ideata sul pianeta Narkina 5 dove i prigionieri vengono lasciati scalzi così da poterli controllare tramite un pavimento elettrificato. Non solo questo, il sistema detentivo farà sì che ogni gruppo di prigionieri lavori in squadra e sia in totale competizione con tutti gli altri, così da aumentare la produzione evitando l’aggregazione tra detenuti in quella che sembra un’aspra critica al sistema capitalistico delle grandi aziende. In questo contesto troveremo inoltre un Andy Serkis totalmente calato nella parte del capo prigioniero Kino Loy.

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Dall’altro lato troveremo la senatrice Mon Mothma incastrata in una prigione di oro e sfarzo che dovrà inghiottire più di un boccone amaro per portare avanti la propria ideologia. Si sentirà una sconosciuta con amici e familiari, dovrà indossare una maschera per trattare con le altre persone del proprio rango e dovrà, in tutto questo, trovare un modo per finanziare e raggruppare i primi fuochi di ribellione sparsi in giro per la galassia. Se al lato economico e politico la troveremo come figura chiave eccezionalmente rappresentata, sul campo ci sarà Luthen Rael.

Sarà lui, senza entrare nel mondo degli spoiler, che metterà le prime pedine per formare quella che sarà poi l’Alleanza Ribelle. Un lavoro sporco e oscuro che lo renderà tanto eroe quanto mostro. In Andor non ci sarà quindi la netta distinzione tra buoni e cattivi, tra oppressori e oppressi, entrambi gli schieramenti si macchieranno di colpe difficili da cancellare. Se però i ribelli dovranno vivere con i fantasmi delle loro azioni gli imperiali si sentiranno in dovere di compiere tali atrocità lasciando in loro la sola convinzione di aver fatto il bene dell’Impero.

“L’oppressione è la maschera della paura”

Con questo messaggio Mon Mothma lancia un messaggio di speranza agli oppressi. Un gioco fatto sulle vite delle persone farà scattare la miccia della ribellione. Ed è proprio questa la forza della serie. Ci sono eroi e antieroi, tiranni e mostri, ma tutto è contestualizzato, tutto è gestito nel migliore dei modi. L’Impero viene foraggiato a mostrarsi sempre più per quello che è, una forma dittatoriale oppressiva.

Perché non c’è prigione peggiore di quella invisibile, che abitua a quello stato di sopravvivenza. È questo che traspare dai dialoghi tra Mon Mothma, Luthen Rael e un personaggio che non vogliamo spoilerare. Saranno manovre disperate a far accendere la miccia per far esplodere la ribellione. Ogni azione intrapresa nella serie porterà a questo, ogni trama porterà a un finale incasellato perfettamente e che chiuderà un cerchio perfetto.

Per Andor è stata confermata una seconda stagione, decisamente graditissima visto il grande lavoro intrapreso da Tony Gilroy e Toby Haynes. Non vediamo l’ora capire come si è arrivati a Rogue One e dove porteranno le strade dei vari protagonisti.

Che ne pensate? L’avete vista?

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