Firestarter, la Recensione del film remake con Zac Efron

firestarter, recensione
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Stephen King e il cinema, un connubio non sempre riuscito. Passando in rassegna gli adattamenti, è possibile notare come l’asticella verta più sul flop che non sul top. E Firestarter rientra sfortunatamente tra la maggioranza, seppur con qualche riserva più che positiva.

A dirigere le operazioni, il Re Mida dell’horror, Jason Blum, chiaramente in vena di riproposizioni e riletture, come nel recente caso di Halloween. Dietro la macchina da presa, Keith Thomas, visto recentemente nel Cabinet Of Curiosity firmato Guillermo Del Toro, in un episodio abbastanza rivedibile. Insomma, le premesse non sono certo le migliori. Ma andiamo con ordine.

Firestarter, la Trama

Charlie è una ragazzina speciale, esattamente come i suoi genitori. Figlia di esperimenti del governo, fuggono da loro alla ricerca di una vita normale, per quanto possibile. Passa il tempo, Charlie cresce e scopre di avere dei poteri incendiari, che dovrà controllare assolutamente. Con i servizi segreti alle calcagna.

Firestarter, la Recensione

Molto spesso, e in maniera sbrigativa, Stephen King è stato etichettato come autore horror. Il che è vero, sia chiaro, ma i suoi scritti non sono sempre “solo” semplici horror. Nel caso di Firestarter, così come in molti altri esempi, assistiamo ad un vero e proprio coming of age, che fu proposto nell’ormai lontano 1984 con un singolare titolo: Fenomeni Paranormali Incontrollabili.

Il film diretto da Keith Thomas segue abbastanza fedelmente il romanzo di Stephen King, pur prendendosi qualche libertà necessaria per ottenere un adattamento funzionale al cinema. Troviamo però tutto il necessario per confezionare un Firestarter sufficientemente lineare rispetto l’originale. Condizione necessaria per i fan del Re.

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Tuttavia, sebbene la fedeltà, il film presenta alcuni problemi non di poco conto, legati principalmente alla scrittura dei personaggi e alla loro conseguente messa in scena. Salvo qualche momento regalatoci nella sempre meravigliosa (e tarantiniana) soggettiva indiretta, Firestarter non riesce a far empatizzare con i propri protagonisti.

Firestarter, recensione, Zac Efron

Fin troppo stereotipati, la prova attoriale di tutti i presenti all’appello non riesce ad avere quel carisma funzionale a catturare lo spettatore. In parallelo, il susseguirsi degli eventi non è certamente ben servito. Ci troviamo infatti davanti ad una storia sostanzialmente già vista, soprattutto nell’era cinematografica di oggi, tra esperimenti segreti governativi (Stranger Things) e poteri paranormali da imparare a gestire (qualsiasi cinecomic con origin story a seguito).

Quindi, ci troviamo ad una classica storia di formazione, dove una persona deve imparare a conoscere il proprio corpo, a gestire gli istinti, a comprendere il mondo che lo circonda. Un mondo non sempre buono, dove i confini tra bene e male sono quantomai labili, dove le persone possono essere ferite dai nostri comportamenti.

Insomma, il più classico dei giochi tra testo e sottotesto che acquisisce sempre un certo fascino, ancor più se spostato su una visione che oscilla tra horror (poco) e fantascienza (molto). A tal proposito, un vero peccato che non sia stata battuta a sufficienza la strada del fuoco come elemento purificatore. Amen.

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L’incipit di Firestarter fa ben sperare. Accompagnato dalle musiche sontuose firmate John Carpenter, troviamo uno sguardo molto interessante a quello che potrebbe essere un buon film. Salvo poi appiattirsi fino al più classico degli scontri finali, che porta di nuovo in su la giostra. O chiude il sipario, a voi la scelta.

Firestarter, recensione, 2022

Come se il regista avesse avuto una totale libertà solo sul finale, Firestarter assume i connotati di un altro film. Più moderno, più visivamente accattivante, tra luci al neon e colori accesi, che quasi lo avvicinano al Possessor del figliol prodigo Brandon Cronenberg. Non a caso, il direttore della fotografia è il medesimo.

Viene quindi da chiedersi cosa sia accaduto a livello produttivo per ciò che concerne la parte centrale, quella relativa alla fuga di padre e figlia. Sequenze standardizzate che restituiscono una sensazione oscillante tra deja vu e conseguente noia. Pochissimi spunti visivi, ancor meno di scrittura.

Si arriva quindi così ad un finale intrigante, dove la sensazione del deja vu di cui sopra svanisce del tutto e nonostante tutto. Purtroppo però è fin troppo poco per dare la sufficienza ad un film che comunque già di suo era complesso da confezionare bene sin dal suo principio. Unica vera scusante per questo Firestarter.

Cast

  • Charlene “Charlie” McGee: Ryan Kiera Armstrong
  • Andrew “Andy” McGee: Zac Efron
  • Victoria McGee: Sydney Noel Lemmon
  • Capitano Hollister: Gloria Reuben
  • Rainbird: Michael Greyeyes

Trailer

RECENSIONE
VOTO:
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Lorenzo Pietroletti
Classe '89, laureato al DAMS di Roma e con una passione per tutto ciò che riguardi cinema, letteratura, musica e filosofia che provo a mettere nero su bianco ogni volta che posso. Provo a rendere la critica cinematografica accessibile a tutti, anche al "lattaio dell'Ohio".
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