Straripante, eccessivo, perennemente sopra le righe, Bayonetta 3 è uno spettacolo pirotecnico che lascia senza fiato. Perfetto per i puristi e i veterani, perfetto per chi si avvicinerà per la prima volta alla saga ideata da Hideki Kamiya nel 2009. Una narrativa totalmente al servizio del gameplay capace di mettere sempre nuova carne sul fuoco per offrirci un motivo in più per fare a botte nella ricerca continua dell’eccesso inteso nell’accezione più positiva del termine.
Voglio vederti danzare
Bayonetta 3 è una danza dal ritmo serrato, faticosa ed estenuante, nell’ambizioso tentativo di raggiungere il platino alla fine di un versetto, la massima valutazione possibile dopo aver concatenato una combo dietro l’altra, nel minor tempo possibile, nel sacro rispetto del dodge offset. La meccanica brevettata da Platinum Games permette di eludere un colpo avversario mantenendo la sequenza di attacchi processata fino a quel momento per poi riprendere a colpire ininterrottamente, senza perdere “i progressi” fatti a livello di punteggio stile. Tanto, infatti, della fluidità del combat system risiede proprio nel tempismo della schivata che, se eseguita un istante prima dell’affondo nemico, consente di rallentare il tempo e infliggere così un ingente quantitativo di danni attraverso una sequenza di movimenti spettacolari ed estremamente coreografici.
La godibilità del sistema di combattimento permette anche di approcciare in modo diverso i tantissimi sonetti – alcuni obbligatori altri opzionali nascosti in un level design molto meno lineare rispetto al passato – che compongono la storyline principale. Siete dei campioni dello stylish action? Ecco per voi sfide degne di nota, pattern nemici da memorizzare a menadito e nel caso in cui non riusciate a raggiungere il tanto agognato platino, potete tranquillamente ricominciare dall’inizio. Volete invece concentrarvi sulla quantità invece che sulla qualità, affrontando in totale spensieratezza ogni sessione di gioco, senza dare importanza al punteggio? Ebbene, Bayonetta 3 è talmente assuefacente che anche chi vuole semplicemente accendere Nintendo Switch per divertirsi troverà pane per i suoi denti attraverso un percorso di scoperta narrativa e apprendimento delle meccaniche continuo nel tempo coadiuvato dalla spettacolarità delle innumerevoli trovate ludiche che Platinum Games ha messo sul piatto.
Qualsiasi valutazione otterrete, sarete sempre curiosi di vedere cosa ci verrà mostrato nella prossima cutscene che introdurrà al nuovo, mastodontico boss. Due modi diversi di entrare in un gameplay loop estremamente appagante e soddisfacente, dal quale sarà impossibile uscire. Tuttavia, ci sono momenti in cui non è facile leggere gli attacchi per poterli anticipare anche per via di una telecamera leggermente ballerina, specialmente nelle boss fight dove il mostro di turno ha un’altezza comparabile a quella di un grattacielo.
In ultimo, sempre in riferimento al sistema di combattimento, la nuova fatica di Platinum Games prova con successo a rafforzare le sue solide fondamenta ludiche per consolidare ancora una volta i suoi tredici anni di dominio nel genere di riferimento, mettendo al centro del gameplay le evocazioni demoniache, il Demone Succube. Se nel passato queste evocazioni venivano usate solo per scatenare un ultimo devastante attacco a fine combo, adesso possono sostituire la strega di Umbra in battaglia: Bayonetta può iniziare una danza che farà sorgere da terra uno dei demoni assorbiti durante la campagna, selezionabili in game da una sorta di ruota delle armi, liberamente controllabili e ognuno con i suoi attacchi unici. Ovviamente i mob non staranno di certo a guardare e potranno sia mettere ko il nostro Demone Succube sia attaccare Bayonetta (il consiglio è quello di allontanarsi il più possibile dallo scontro), costringendola a un dash che farà però scomparire il nostro alleato. La nuova trovata convince appieno tenendo sempre conto del fatto che alcuni Demoni Succubi, pad alla mano, funzionano meglio rispetto ad altri.
You will never dance alone
Bayonetta 3 ci vede impersonare anche altri due personaggi principali sulla scia di Devil May Cry 5: Viola, presa direttamente da un concerto punk di fine anni Novanta, e Jeanne, protagonista di alcuni specifici momenti stealth in 2D molto brevi ma comunque ben congegnati. La grossa novità è però Viola caratterizzata da un combat system che ruota intorno all’utilizzo di una devastante spada e alla sua evocazione speciale, Cheshire, un ingombrante stregatto dall’infinita potenza.
Rispetto alle evocazioni della nostra strega preferita, lo stregatto è in grado di muoversi autonomamente sul campo di battaglia, così da indirizzare i nostri sforzi su altri poveri malcapitati di turno (rinunciando però all’affettatrice in dotazione di Viola necessaria per convocare Cheshire). Il sistema di combattimento di questa nuova eroina dona una ventata di freschezza alle sessioni, costringendo il giocatore a cambiare in maniera radicale la sua strategia, seppur con una minor profondità dal punto di vista del puro moveset.
Bayonetta 3: Conclusioni
Bayonetta 3 su Switch gira una meraviglia, spreme il gioiellino Nintendo fino al midollo riuscendo a ottenere al contempo risultati eccezionali. Parliamo di una fluidità allo stato dell’arte che in questo genere è di gran lunga più importante rispetto ai semplici dettagli grafici che non sono di certo il fiore all’occhiello della produzione.
Bayonetta 3 è un trionfo di stylish action, tra i migliori mai concepiti per profondità nel sistema di combattimento. La libertà di approccio lasciata all’utente gli permette di fare praticamente ciò che vuole: scegliere il miglior modo di affrontare il nemico grazie a un vero e proprio parco divertimenti chiavi in mano, tra mastodontici demoni e devastanti combo che si tramutano in una danza leggiadra e letale, nella ricerca continua dell’eccesso in ogni sua forma, narrativa ed esperenziale.