Travis Barker: quando sopravvisse ad un incidente aereo

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Travis Barker è sopravvissuto nel 2008 ad un incidente aereo, un’esperienza straordinaria e terribile per il batterista dei Blink-182

Cose da sapere su Travis Barker, il mitico batterista dei Blink-182 nonché uno dei più celebrati portatori di bacchette della scena punk tra gli anni ’90 e ’00. Oggi è ancora famosissimo, sinonimo di tecnica eccellente alla batteria ma noto anche per la collaborazione con rapper e vari cantanti Gen Z, o per il revival in chiave pop punk della rinata Avril Lavigne.

Ha avuto una vita densa di emozioni e questo aneddoto, risalente al 2008, rappresenta per lui certo una delle esperienze più intense e traumatiche mai vissute; e varrebbe del resto per chiunque. Prima di parlare di questo terribile incidente aereo, va ricordato che Barker ha storicamente sempre avuto paura di volare: già da adolescente era sicuro che “sarebbe morto in un incidente aereo”.

Inoltre nel 2001, quando ogni membro dei Blink ha scelto un simbolo da apporre sulla copertina dell’album Take Off Your Pants and Jacket, qual è stato quello scelto da lui? Esatto, proprio un aereo. Un segno del destino quindi, che sembra richiamare Final Destination o Donnie Darko. Se non che, assieme ad un altra persona, Travis è sopravvissuto.

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Il 19 settembre 2008 si trovava a bordo del business jet Learjet 60, diretto in California dopo essersi esibito in South Carolina assieme a Perry Farrell e Gevin DeGraw. Ma il viaggio non è mai iniziato: al momento del decollo uno pneumatico è esploso e l’aereo è andato fuori controllo, finendo fuori dalla pista e su di un’autostrada.

Solo lui e Adam “DJ AM” Goldstein sono riusciti a salvarsi, saltando fuori dall’aereo appena in tempo e rotolando per spegnere il fuoco che aveva attaccato i loro abiti. Subito dopo l’aereo è esploso: i due assistenti di Barker, Chris Baker e Che Still, sono morti assieme ai due piloti. Inoltre Goldstein è morto un anno dopo di overdose, e questo fa di Travis l’unico sopravvissuto del fattaccio.

Di quei terribili momenti ha raccontato: “Ho aperto la porta e le mie mani andavano a fuoco. Sono corso per saltare fuori dall’aereo ma sono finito attraverso un’ala. Mi sono riempito di combustibile e ho preso fuoco. E correvo, come un matto. Ero completamente nudo, mi tenevo i genitali, tutto il resto andava a fuoco, e correvo, cercando di spegnermi”.

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E in effetti, stanto anche a questo resoconto, non se l’è cavata così a buon mercato. Il batterista è infatti dovuto rimanere in ospedale per undici settimane e sottoporsi a ben sedici differenti interventi chirurgici, con trasfusioni e trapianti di pelle. “C’erano volte in cui parlavano di amputarmi un piede perché non avevano abbastanza pelle per sul mio corpo per i trapianti”, ha raccontato poi.

Sembra che soffrisse di così tanto dolore nel corso della degenza in ospedale che si sia messo a telefonare agli amici, offendo loro un dollaro per venire ad aiutarlo a porre fine alla sua vita. In seguito all’incidente Travis ha anche sviluppato la sindrome da stress post-traumatico, e ha dovuto interrompere la sua dieta vegana per un periodo al fine di poter guarire meglio. Oggi sta bene ma le ferite, come spesso si dice in questi casi, rimangono.

Fonte: ABC News

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