Daniel Day-Lewis lavorò gratis come calzolaio a Firenze

Tra il 1999 e il 2000 Daniel Day-Lewis Lewis lavorò gratis come calzolaio presso la rinomata bottega Bemer a Borgo San Frediano, Firenze

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Daniel Day-Lewis è uno degli attori migliori della storia del cinema. Tre volte premio Oscar, ha dedicato la sua carriera a realizzare poche interpretazioni ma tutte magistrali divenendo una tra le stelle più luminose dello star system mondiale. Tuttavia è anche un uomo estremamente riservato, da sempre in fuga dai riflettori di Hollywood e in cerca della sua pace interiore. Per questo motivo, nel 1999, decise di lavorare gratis per 10 mesi nella rinomata bottega Bemer di Borgo San Frediano a Firenze, specializzata nella realizzazione di scarpe di alta classe.

L’attore de Il Petroliere si trovava in quel momento Firenze, ospite di amici, in fuga dalla celebrità. Un giorno, correndo per l’Oltrarno, si trovò di fronte al celebre negozio e decise di entrare per scappare da alcuni paparazzi. Una volta dentro chiese ai proprietari Stefano, Cristina e Mario Bemer di lavorare in bottega per imparare l’arte.

Stefano gli disse che non potevamo pagarlo secondo i suoi abituali cachet, ma a lui non importava. Lavorò gratis – raccontò Mario a Vanity Fair. La mattina Daniel arrivava in bici con una bottiglia d’acqua, la camicia a quadri e i jeans

Aveva una compostezza maniacale, non dava confidenze, e stava in religioso silenzio otto ore al giorno: il primo ad arrivare, l’ultimo ad andare via – proseguì in quel caso Cristina

In cambio, i Bemer e la gente del quartiere gli offrirono protezione. Una volta, un paparazzo riuscì a fotografarlo seduto al banchino con gli attrezzi in mano. Fu rincorso e quasi malmenato. Ogni due settimane chiedeva un permesso per andare a trovare il figlio a Parigi. Usciva un po’ prima il venerdì per prendere più comodamente l’aereo. Si presentava poi sempre puntuale alle 8:55 del lunedì mattina successivo. Arrivava alla bottega direttamente dall’aeroporto ancora con il trolley con sé. Durante i primi giorni da apprendista insisteva per essere lui a spazzare per terra a fine giornata. Non voler ricevere un trattamento speciale per il fatto di essere famoso.

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Sono l’ultimo arrivato, è giusto che lo faccia io.

Durante il suo periodo come calzolaio confezionò anche un paio di scarpe per il figlio.

Forse non le userà, ma potrà sempre dire: queste scarpe le ha fatte mio padre – diceva con orgoglio.

L’abnegazione di Daniel Day-Lewis non accennava a diminuire neanche quando riceveva visite di persone dello showbiz. I Bemer ricordano di quando Madonna si presentò in bottega per portarlo a cena. L’attore non voleva più saperne di quel mondo e implorò Stefano di invitarlo a casa sua e trovargli così un alibi.

Stessa cosa anche per quando andò a trovarlo il suo amico Sting. L’ex Police andò a prenderlo bruciante di fretta; da lì a poco sarebbe cominciato il suo concerto e Daniel era invitato. Alla fine il cantante cominciò lo spettacolo in ritardo, per “un inconveniente tecnico”, scrissero i giornali. La realtà era che Daniel Day-Lewis doveva finire di spazzare la bottega. Neanche quando fu Martin Scorsese ad andare a trovarlo, l’abnegazione di Day-Lewsi vacillò.

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Ricordo bene – raccontò Mariò – le due mattinate intere che [Scorsese] passò qui, cercando di convincere Daniel a recitare in Gangs Of New York, mentre lui imperterrito smartellava sulle scarpe. Fu Rebecca, la moglie, che alla fine lo persuase

E proprio quella scelta di tornare sul set fu la fine della carriera di Daniel Day-Lewis come calzolaio.

Gli dicemmo: questa è casa tua. E lui scoppiò a piangere – ricordò Cristina. Oggi vorrei dirgli: Daniel, vieni a prendere l’ultimo paio di scarpe che hai costruito. Sono pronte da più di dieci anni

Un uomo incredibile.