Tutti conosciamo e ascoltiamo la musica rap, ma vi siete mai chiesti da dove sia nata e quale sia la prima canzone del genere? Risaliamo alle origini di uno dei fenomeni più importanti della modernità
La musica rap, piaccia o non piaccia, è il genere musicale più popolare al mondo da almeno trent’anni. A partire dagli anni ’90 e in continua ascesa di generazione in generazione, il rap ha conquistato classifiche, lanciato tendenze ma anche provocato, polemizzato e traumatizzato intere platee.
Dai Public Enemy ad Eminem e da Jay-Z a Kendrick Lamar, il rap è arrivato ad esercitare un’influenza nella cultura del mondo pari a quella del rock and roll e della musica elettronica. Ma com’è cominciata? Dove e quando è nato il rap, e chi si possono considerare gli “inventori” del genere? Come al solito la risposta non è semplice, ma andiamo con ordine.
Tra i percursori si possono menzionare il pugile Muhammad Ali, che nel 1963 ha registrato un disco parlato dal titolo I Am the Greatest, oppure Bob Dylan con la sua famosa Subterranean Homesick Blues, che è fondamentalmente un rap su base folk. Ma la forma musicale “parlata” su musica incide solo in parte sulla nascita del rap e la parte importante arriva solo poi.
Come sappiamo il rap gioca un ruolo preciso in una cultura più ampia che si chiama hip-hop, termine spesso usato (impropriamente) come sinonimo del genere stesso. E, in quanto tale, le sue origini vanno rintracciate nel sud del Bronx, a New York, nella seconda metà degli anni ’70.
I cosiddetti “Block Parties”, cioè feste di quartiere, tengono lontani i giovani del ghetto (neri ed immigrati caraibici) dalla droga e dalla violenza, portandoli a sfogarsi con la musica. E per fare questo la musica in questione, manipolata dai primi leggendari disc jokey, si affida allo stile dub già sperimentato in Giamaica.
Ossia: modificare la canzone sì da dare risalto alla parte ritmica più che a quella melodica e cantanta, per far ballare. Ci pensa poi il master of ceremony (MC) ad animare la festa con battute, giochi di parole, rime ed incitazioni a tempo che con gli anni si evolvono in veri e propri versi e strofe, facendo così nascere il rap.
Secondo la leggenda il primo a sperimentare con successo la formula musicale è DJ Kool Herc (Clive Campbell), un immigrato giamaicano. La sera dell’11 agosto 1973 intrattiene i presenti a una festa utilizzando due giradischi e ricavando dalle canzoni suonate un’estesa base ritmica. Va da sé che le canzoni erano già edite: qui non si parla ancora di composizione, ma solo di intrattenimento.
Per una forma di rap più sviluppata dobbiamo aspettare la fine degli anni ’70. Tra i pionieri ci sono Grandmaster Flash, Jazzy Jay, Kurtis Blow e Afrika Bambaataa, tutte figure fondamentali per lo sviluppo di una cultura hip-hop unitaria e di uno stile musicale coeso, con pratiche compositive, di registrazione e di esecuzione dal vivo codificate.
Ma la canzone che, un po’ per tutto il mondo, viene ricordata come “il primo rap della storia” è proprio quella che già avrete in mente: Rapper’s Delight della Sugar Hill Gang, singolo del 1979. Fondamentalmente un pezzo disco funk, contiene uno specifico riferimento però al rapping, tecnica vocale utilizzata nel brano, e anche le parole hip-hop, già nel primo verso.
“I said a hip-hop, a hibbit, hibby-dibby, hip-hip-hop and you don’t stop“, versi suggeriti dall’espressione “hip-hop” frequentemente utilizzata da Keef Cowboy, rapper collaboratore di Grandmaster Flash, che oggi si considera il vero creatore del termine. E da lì in poi, come sappiamo, il rap o hip-hop che dirsivoglia ne avrebbe fatta di strada!