Uno dei tanti motivi per ricordare Prince con grandissimo affetto: la sua follia in imprese come questa
Disse Homer Simpson: “Un tempo, l’artista precedentemente noto come Prince era noto come Prince“. Una battuta che non si può capire se A. Non si conosce Prince e B. Non si è stati testimoni di ciò che succedeva nella musica all’inizio degli anni ’90. Un’era di grandi trasformazioni e cambiamenti, nella quale gli artisti celebri della decade precedente si re-inventavano.
Le band new wave viravano verso il pop rock, Michael Jackson si avviava al declino con il grande successo del grunge e dei Nirvana, che lo battevano in classifica. E Prince… già, Prince chi? Perché, tempo la metà degli anni ’90, il cantante “formerly known as Prince” era conosciuto invece con lo pseudonimo di un unico simbolo: questo qui sotto.
Impronunciabile (virtualmente senza suono), il simbolo era stato elaborato dal cantante come la fusione dei simboli che identificano sesso maschile e femminile, sempre in linea con la natura altamente erotica della sua arte. E venne detto anche per questo love symbol. Ma il motivo di tale cambiamento era molto più materiale e molto meno etereo di quel che si possa pensare.
Il simbolo era comparso dapprima sulla copertina dell’omonimo album del 1992, ma in seguito divenne per Prince icona di ribellione contro la casa discografica, la Warner Bros., decisa a pubblicare l’enorme quantità di materiale prodotta dal cantante ad un ritmo sostenuto e non a gettito continuo, come voleva lui.
Come forma di protesta, Prince adottò ufficialmente il love symbol come stage name, creando una situazione paradossale e imbarazzante. Molti presero la scelta come l’ennesima bizzarra espressione del suo incontenibile ego, ma dietro c’era ben di più e anzi a posteriori la sua decisione si può quasi vedere come una mossa astuta.
In sostanza, Prince non si sentiva libero di esprimersi né di pubblicare la sua musica quando e come voleva. L’adozione del simbolo fu un escamotage per rendere le cose difficili all’etichetta e creare grande confusione anche sul mercato. Nel 1993 la Warner dovette distribuire dei floppy disk a giornali e media per consentire loro di stamparlo nei loro articoli, con un font customizzato appositamente.
Prince iniziò a registrare e pubblicare album a velocità inaudita, per tutta risposta verso le politiche della Warner, frettoloso di liberarsi dal contratto con loro. E iniziò persino ad andare in concerto con la parola SLAVE (schiavo) scritta in faccia. E la faccenda sarebbe durata fino al 2000, quando, finalmente libero dal contratto, Prince tornò al suo vero nome: cioè, Prince.
Quindi finalmente, ancora una volta, l’artista precedentemente noto come Prince divenne nuovamente noto come Prince e tale sarebbe rimasto fino alla sua morte, nel 2016. Ma nessuno scorda quegli anni folli nei quali il nome di uno dei più grandi musicisti del mondo non si poteva letteralmente pronunciare: tempi matti erano quelli.