Joji romantico e semplice: il suo album supera metà delle produzioni R&B contemporanee. Un piccolo gioiello che si chiama Smithereens
Davvero incredibile pensare che Joji, che qui ritroviamo una volta di più in versione bedroom crooner con suoni lo-fi e ballad malinconiche di una purezza inaudita, sia lo stesso che dieci anni fa si vestiva con una tutina rosa e aspettava il drop di Harlem Shake per muoversi sinuosamente in mosse insensate che avevano catturato tutto il pubblico di Internet.
Eppure, è proprio lui. E la riuscita di questo mini-album (dura meno di mezz’ora, come ye di Kanye West) è la riprova, quasi alla fine del 2022, di come non possiamo più permetterci di giudicare musica né arte con i metri di giudizio che adottavamo dieci o anche solo cinque anni fa. Ce ne servono di nuovi.
Perché come faremmo altrimenti ad inquadrare un artista che si è fatto notare come youtuber e con contenuti completamente demenziali (seppur non privi di un sottotesto critico) e che ora si dà a questa specie di bedroom R&B con influenze di SoundCloud rap e lo fa, per giunta, meglio di metà degli artisti sulla scena?
Se l’album precedente, Nectar (2020) lo aveva visto trasformarsi temporaneamente in The Weeknd, qui Joji torna allo stile asciutto e dark dei suoi primi album, con una predilezione leggera per suoni acustici e meno elettronici. Ma neanche un secondo del disco è noioso o banale: l’ascolto fila e trascina per tutta la durata della tracklist.
Una tracklist nella quale la prima piacevole sorpresa arriva non appena ci si rende conto che Glimpse of Us, ballata pianistica da cuori spezzati perfetta nonché una delle canzoni più ascoltate dell’anno, non è nemmeno la traccia migliore. Quasi tutte infatti convinconono almeno altrettanto se non di più, in particolare Die For You, Before the Day Is Over e Feeling Like the End.
Ma NIGHT RIDER (con il buon vecchio caps lock, molto nostalgia anni ’10) è di sicuro quella che emerge sopra tutte le altre: un bel rap underground ma molto melodico, oscuro ed emotivo insieme, che cattura già dopo le prime note. E così questi “frantumi” di musica distribuiti da Joji in questo disco risultano discreti ma lancinanti al tempo stesso, puri momenti di gioia e sofferenza sonora.
E colpisce la semplicità con la quale il cantante riesce a far funzionare ogni traccia, una disinvoltura professionale che ci farebbe credere di avere di fronte un veterano del songwriting ed esperto cantore d’amore; se non sapessimo, certo, che parliamo di tutt’altro personaggio. Non solo è impossibile ormai capire se faccia sul serio o se sia ironico, ma non ha nemmeno più senso chiederselo.
Morale: Joji non è solo un buon cantante di bedroom R&B o di qualsivoglia etichetta si intenda applicare a questo suo stile; ma è anche e soprattutto (e forse inconsciamente, ma non crediamoci troppo) il simbolo di un’era in musica nella quale chiunque può diventare chiunque, purché lo voglia, e gli artisti interessanti possono nascondersi sotto le maschere più inaspettate. Ascoltare per credere!