Star Trek: Lower Decks – Recensione della Terza Stagione

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La terza stagione di Star Trek: Lower Decks continua a fare fan service senza seguire una direzione precisa

Non c’è dubbio che qualunque trekkie non mancherà di apprezzare anche la terza stagione di Star Trek: Lower Decks, la serie animata comedy che riprende l’universo del franchise in chiave parodistica e paradossale. Ma, anche questa volta, gli episodi sanno davvero di occasione sprecata.

Al di là di un evidente passo indietro nella provocazione legata ai contenuti (che nelle prime due stagioni si spingeva in là quanto alcuni episodi di Rick e Morty), il problema sembra restare una sorta di indecisione a seguire una direzione precisa. Ossia: LD non riesce ad essere né un prodotto “comico” completo né una proposta originale.

Si può parlare tranquillamente di fan service, dato che gli episodi sono come sempre infarciti di riferimenti e in-jokes che pescano da tutto il franchise, satirizzando e smentendo i più ferrei cliché di Star Trek mentre citazioni sottilissime e spesso quasi inafferrabili vengono inserite in una battuta su tre.

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Ma il tutto sembra non assumere un vero senso al di là dell’obiettivo (riuscito, comunque) di fare contenti i fan e di intrattenerli. LD funziona come sempre in quanto versione comedy ed ironica di Star Trek e provvede anche a commentare diverse lacune concettuali prendendo in giro allo stesso tempo le ossessioni dei fan.

Ma nonostante le innumerevoli vicende affrontate fatichiamo ancora ad assistere a una vera crescita dei quattro protagonisti, Boimler, Mariner, Tendi e Rutherford. Lo stesso vale per il vasto panorama di personaggi secondari che li circondano: ci vengono mostrati conflitti, approfondimenti psicologici anche interessanti, ma che non sembrano trovare spazio in un progetto più ampio.

Perlomeno, in episodi di mezz’ora, LD sembra non “subire” la stessa sorte di Star Trek: Discovery, che sta precipitando in caduta libera verso retorica e banalità, gestendo malissimo i rapporti tra i personaggi. Qui se non altro ci troviamo di fronte ad una narrazione coerente, che prosegue con convinzione e fornisce comunque sempre un ottimo prodotto di intrattenimento in chiave Star Trek.

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Ma, appunto, poco più di questo sembra voler fare Lower Decks, quasi auto-limitandosi a partire dalle sue stesse premesse. Laddove, anche in quanto serie animata e virtualmente non vincolata ai limiti della “serietà” imposti al franchise madre, potrebbe osare molto di più e andare ben al di là delle generiche prese in giro di stereotipi e situazioni tipiche di Star Trek.

Insomma, per il momento non si tratta di una brutta serie ma tutto sommato di qualcosa da vedere magari con amici per passare la serata, e non siamo certo ai livelli di coinvolgimento delle prime stagioni di Discovery o del periodo d’oro di TNG, DS9 e VYG. Potrà mai Lower Decks arrivare ad essere qualcosa di più che un semplice “accessorio” comico per Star Trek?

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