Da pochi giorni è arrivata su Netflix Cabinet of Curiosities, nuovissima serie antologica ideata da niente meno che Guillermo del Toro. Si tratta di uno show composto da 8 episodi, ognuno dei quali racconta una storia a sé stante e tutte basate su altrettanti racconti a tema horror scelti dal cineasta messicano. Due di questi scritti direttamente dal regista di Hellboy. Ogni episodio ha visto un cast e un regista diversi. I filmmaker legati al progetto sono Panos Cosmatos, David Prior, Vincenzo Natali, Jennifer Kent, Keith Thomas, Catherine Hardwicke, Guillermo Navarroe Ana Lily Amirpour.
Come facilmente immaginabile, essendo 8 storie diverse con caratteristiche totalmente diverse, il livello è altalenante. Tuttavia la supervisione di Del Toro su questo Cabinet of Curiosities è evidente. Infatti nessuna di queste puntate, nemmeno quelle meno ispirate, risulta noiosa o mal riuscita. Tutte riescono a intrattenere e inquietare con almeno 3 picchi assolutamente rimarchevoli. Dopo aver visto e assimilato tutti e gli 8 episodi, siamo finalmente pronti a parlarvene.
Peter Weller ( Nudo pranzo , Star Trek Into Darkness e Robocop )
Eric André ( The Eric Andre Show e The Righteous Gemstones )
Sofia Boutella
Charlyne Yi
Steve Agee
Michael Therriault
Saad Siddiqui
Il Brusio, Jennifer Kent
Essie Davis
Andrew Lincoln
Hannah Galway
Cabinet of Curiosities: La Recensione
Cercare di dare un giudizio totalizzante ad un prodotto come Cabinet of Curiosities nel quale vivono tante anime, tante storie, tanti artisti, non è assolutamente facile. Tuttavia non c’è alcun dubbio che la mano di Del Toro che supervisiona ogni episodio è visibile in ogni momento. Sebbene infatti il cineasta messicano abbia lasciato piena libertà artistica ai suoi registi, cosa evidente in ogni puntata, è riuscito nell’impresa di dare a questa serie un’identità unitaria, un’anima unica che unisca tutte quelle degli addetti ai lavori che vi hanno partecipato.
Sicuramente è stata azzeccata, in quasi ogni episodio, la scelta del regista. Jennifer Kent che racconta una storia di case infestate o Cosmatos che ci parla di una lisergica avventura fatta di droghe, luci soffocanti e mostri lovecraftiani sono sicuramente mosse intelligenti che Del Toro ha fatto per dare più forza possibile alle storie. I vari cineasti hanno potuto utilizzare tutte le loro armi migliori per raccontare, a modo loro, le varie storie. L’utilizzo di inquadrature o movimenti virtuosistici di macchina, le scelte di fotografia più o meno marcate e azzardate che negli anni sono divenuti marchi di fabbrica dei registi coinvolti sono tutti presenti nei loro episodi. E questo non può che aiutare il risultato finale.
Discorso molto similare per quanto riguardai cast. Gli attori sono quasi tutti assolutamente perfetti per i ruoli che sono chiamati a interpretare. La faccia malinconica di Andrew Lincoln, i lineamenti particolari e unici di Kate Micucci, lo sguardo furioso ed esausto di Tim Blake Nelson, la totale malvagità del modo di porsi di Crispin Glover o la scaltra furbizia disperata che emana ad ogni parola David Hewlett. Sebbene i ruoli da assegnare fossero così tanti, il lavoro di casting è stato eccellente e assolutamente perfetto.
Uno de grandi punti di forza di questo Cabinet of Curiosities è tuttavia, sicuramente, la scelta delle storie. Sebbene alcune siano narrativamente più deboli, l’obiettivo di Del Toro era quello di esplorare moltissimi aspetti che hanno fatto negli anni al storia del cinema horror. Abbiamo mostri, fantasmi, alieni, entità, lutti o paura sociale. Molti dei topic che vengono narrati nelle storie che sono alla base di questo genere cinematografico vengono toccati ed esplorati. Questa incredibile divergenza e ampiezza di argomenti rende così affascinante il progetto e insinua negli spettatori la voglia spasmodica di sapere cosa l’episodio successivo racconterà.
Cabinet of Curiosities non è ovviamente un prodotto perfetto. Quello che è uno dei più grandi pregi risulta essere anche il suo più grande difetto. Come detto infatti Del Toro ha voluto esplorare moltissimi aspetti del cinema horror. Questo, per forza di cose, porta gli spettatori ad appassionarsi moltissimi a determinati episodi e ad annoiarsi in altri. Ma se questa è una caratteristica voluta dal cienasta messicano e quindi un rischio calcolato, stessa cosa non può dirsi per la debolezza di alcune trame e per la pochezza di alcune narrazioni.
Come detto sopra, i registi e gli attori hanno messo in ogni episodio le loro caratteristiche migliori. Tuttavia è fuori discussione che alcune puntate siano riuscite meno bene di altre. Vuoi per una sceneggiatura non sempre brillante o per la messa in scena che per alcuni registi è l’assoluto tallone d’Achille in questo specifico lavoro, non tutti gli episodi sono godibili e riusciti alla stessa maniera, a prescindere dai gusti di ognuno.
In conclusione Cabinet of Curiosities è un prodotto interessantissimo, coadiuvato da un regista che mostra, ancora una volta, il suo incredibile amore per il cinema horror e fantastico. Del Toro ha fatto un lavoro eccellente nella scelta di attori e registi ed ha dato un’omogeneità ad un progetto che invece faceva della sua eterogeneità la caratteristica basilare. Tuttavia alcuni episodi sono vuoti e poco interessanti in confronto ad altri che sono davvero interessanti e godibili. In ogni caso i momenti rimarchevoli sono sicuramente maggiori rispetto a quelli deboli. Non potrete dunque fare a meno di divorarvi con curiosità ogni singolo frame, riuscendo a godervi anche quelli che raccontano storie che non sono nelle vostre corde. Garantito.
Che ne pensate? Avete già visto la serie? Ditecelo nei commenti.