Con l’ultimo episodio in lingua originale si è appena conclusa la prima stagione di House of the Dragon, attesissima serie prequel di Game of Thrones, dedicata in particolare alla sanguinaria guerra di potere che attraversa la Famiglia Targaryen duecento anni prima l’ascesa di Daenerys Targaryen, uno dei personaggi più amati e controversi de Il Trono di Spade.
E se la stragrande maggioranza dei fan di Game of Thrones era stata amaramente delusa dall’ultima stagione, tanto da raccogliere migliaia di firme in una petizione che chiedeva di rigirare completamente il finale, sia George R.R. Martin che i vertici HBO non devono essere rimasti indifferenti.
House of the Dragon riparte così da quell’equilibrio magico che aveva fatto di Game of Thrones un successo senza precedenti. Nessuno prima di GoT aveva infatti centrato un obiettivo apparentemente impossibile. Ovvero, incantare i fan più accaniti del genere Fantasy ma sedurre anche gli appassionati di drammi storici, compresi quanti non nutrivano alcun interesse per draghi, streghe e cavalieri.
Il segreto di GoT era proprio combinare l’ispirazione data dalla Storia, i fatti reali e la vera brutalità delle più antiche guerre umane con l’elemento fantastico. E il risultato era una gamma di personaggi e situazioni in grado di elevarsi ben oltre la Fiaba, le trame, gli intrecci e i cliché del Fantasy contemporaneo, per trovare piuttosto l’intensità e l’aura dell’Epica.
Il realismo crudo della violenza e la sopraffazione, l’indagine dei recessi più oscuri dell’animo umano, combinati alla magia di una realtà parallela, tornano così gli elementi chiave della prima stagione di House of the Dragon, serie prequel che ci riporta finalmente alle atmosfere, le emozioni e i fasti delle prime stagioni di Game of Thrones.
E per completare l’opera, anche questa volta gli autori hanno saputo individuare un cast d’interpreti semplicemente perfetti, da Paddy Considine nella parte di Re Viserys al suo caotico fratello Daemon, interpretato da Matt Smith, ex Principe Filippo di The Crown, fino alla splendida Emma D’Arcy (qui la nostra intervista con lei per la serie The Truth Seekers).
House of the Dragon: La trama (No spoiler)
Ispirato al romanzo Fuoco e sangue di George R.R. Martin, House of the Dragon racconta un periodo di pace e prosperità nei Sette Regni. Alla morte di Re Jaehaerys il Gran Concilio rifiuta l’elezione dell’erede diretta, Rhaenys Targaryen (Eve Best), soprannominata da quel giorno “The Queen that never was” (“La Regina che non fu”).
Al suo posto, a salire sul Trono di spade sarà suo cugino Viserys Targaryen (Paddy Considine), uomo dalla natura mite e riflessiva. Dopo la morte dell’amata moglie, deceduta nell’ennesimo tentativo di mettere al mondo un erede maschio, Viserys è determinato a rompere con la tradizione e scegliere come sua legittima erede la giovane figlia Rhaenyra (interpretata da Milly Alcock e in età adulta da Emma D’Arcy).
Ma le mire del Consigliere Otto Hightower (Rhys Ifans) sono ben diverse. Influenzata dal padre, la migliore amica di Rhaenyra, Allicent (prima Emily Carey, poi Olivia Cooke), riuscirà a conquistare il cuore del Re e diventare la sua sposa. I suoi due figli maschi, in particolare il maggiore Aegon (Tom Glynn-Carney), non mancheranno così di ambire al titolo di Re.
Contrario alla scelta di Rhaenyra come prima Regina a sedere sul Trono di spade è inizialmente anche il fratello minore di Viserys, Daemon (Matt Smith), guerriero impavido ma dal carattere imprevedibile. I due ribelli di Casa Targaryen, Daemon e Rhaenyra, dopo molte peripezie, finiranno per unire i loro cuori e le loro ambizioni.
House of the Dragon: Recensione della prima stagione
Fin dal primissimo episodio della serie prequel House of the Dragon tutti i dubbi, i pregiudizi e i legittimi timori della fanbase sono subito dissipati. Di fronte all’atroce scena del parto della Regina Aemma (Sian Brooke) ritroviamo infatti istantaneamente il realismo crudo di Game of Thrones, caratterizzata proprio dalla rappresentazione spietata, impietosa dei fatti di sangue.
Mentre la fotografia resta plumbea, oscura, praticamente anti-moderna, in aperta antitesi con gli standard delle serie contemporanee, sesso, violenza e morte tornano al centro della nuova serie targata HBO Max.
E come da tradizione, gli autori non temono di sfidare le convenzioni, rompendo con la classica rappresentazione di eroi e antagonisti, presentando personaggi tormentati e complessi, ma soprattutto sfuggenti, raramente leggibili secondo le tradizionali definizioni e l’arco narrativo dei buoni e cattivi.
Come nelle prime stagioni di Got, gli autori non temono poi di uccidere i protagonisti e i personaggi più amati dagli spettatori. Ma in questo caso, oltre all’innovazione tecnologica in termini di CGI, che regala una magnifica nuova definizione ai draghi dalla pelle colorata, la grande novità di House of the Dragon è l’assoluta predominanza dei personaggi femminili.
House of the Dragon: Una storia di indomite Regine
Nel complesso intreccio delle casate di Game of Thrones c’erano certamente personaggi femminili indimenticabili, dalle sorelle Sansa e Arya Stark (Sophie Turner e Maisie Williams), la scandalosa Cercei Lannister (Lena Headey), una delle più potenti villain al femminile mai viste sul piccolo schermo, fino ad arrivare naturalmente alla Madre dei Draghi, Daenerys Targaryen (Emilia Clarke).
Eppure, nonostante la modernità dell’arco narrativo compiuto dalla stessa Daenerys in Got, è in House of the Dragon che assistiamo ad un vero e proprio salto di qualità. Come nella Storia reale, basti pensare alla parabola di Elisabetta I d’Inghilterra, le figlie femmine delle casate reali non hanno mai avuto vita facile in termini di legittima ascesa al trono.
Allo stesso modo, dagli annali della Corona inglese e delle corti europee, House of the Dragon riprende la rappresentazione impietosa della compravendita di nobildonne e principesse, spesso solo bambine, scambiate e cedute in matrimonio in cambio di titoli e altri vantaggi per la famiglia e i padri.
Rhaenyra Targaryen e Allicent Hightower rappresentano così due figure femminili agli antipodi. La prima pronta a ribellarsi e combattere, scegliere impunemente i propri sentimenti e il proprio piacere, rifiutando gli obblighi imposti al suo ruolo. E sul versante opposto la ragazza determinata a diventare Regina, sempre al servizio degli uomini e le loro ambizioni, dal padre ai suoi stessi figli.
Quattro attrici interpretano magnificamente queste due Regine, prima le giovani Milly Alcock ed Emily Carey, poi Emma D’arcy e Olivia Cooke, attraversando tutte le fasi di un’amicizia infantile che si tramuta in odio feroce, nascondendo forse una flebile traccia di quell’affetto mai sopito.
La complessità di questi due personaggi, incredibilmente più affascinanti delle classiche figure della principessa guerriera e l’intrigante arrivista, rappresentano il cuore pulsante di questa nuova serie, mentre il definitivo confronto fra le loro ambizioni e le reciproche ragioni di rancore rappresenta la migliore premessa della seconda stagione.
L’orrore del parto, mostrato nel dettaglio e con realismo impietoso, senza alcuna forma di romanticismo, tra sangue, grida, neonati e madri destinati purtroppo alla morte, resta così l’immagine ricorrente di questa serie essenzialmente matriarcale, dove sono le donne il vero elemento forte in campo.
Last but non least, la grandiosa interpretazione di Paddy Considine, la rappresentazione della sua malattia e della decadenza fisica, anch’essa mostrata con un realismo che rasenta l’Horror, hanno già scatenato l’entusiasmo dell’Internet, già pronto a reclamare un Emmy Award per Viserys The Peaceful, Viserys il mite.
Noi scommettiamo anche sul fascino caotico di Matt Smith e su Emma D’Arcy, attrice non-binary in grado di regalare una performance principesca, oltremodo incisiva. E in attesa delle candidature, House of the Dragon vi aspetta on-demand su Sky e Now Tv, nonché in dvd e blu-ray, in pre-ordine a partire dal 26 ottobre su tutti i principali siti di e-commerce.