A Gubbio sembrava essere scoppiata l’apocalisse a causa di un semplice caso di intossicazione alimentare. Come è successo? Ecco spiegato il caso
Gubbio, 2 ottobre: in un ristorante del paese viene servito del pesce durante un pranzo dell’associazione di pescatori Ikuvium Big Game Fishing, organizzato in occasione del tesseramento annuale. Ma poco dopo aver iniziato a pasteggiare, i presenti iniziano ad accusare malori: non solo due o quattro, ma diversi tra loro, pare.
Per qualche ragione che ha molto ha che fare con la modalità di diffusione delle notizie via web e, soprattutto, con la scarsa voglia dei lettori e dei fruitori di effettuare fact-checking o anche solo confronti con altre fonti (o anche una banale ricerca di fonti affidabili), è successo il cataclisma: si è iniziato a parlare di “apocalisse”.
Un’apocalisse che per inciso doveva partire da un semplice caso di intossicazione alimentare, che può tranquillamente capitare e capita sovente. Infatti i malori in questione sono stati occasionali, in pochi sono stati veramente a disagio e tutto si è risolto più o meno tranquillamente.
Ma qualcuno ha pensato bene di fare bait sulla notizia, non solo riportandola con toni appunto apocalittici ma anche esagerando gli eventi. E, con questa carica, la notizia si è presto diffusa sui social, con tanto di audio (in dialetto umbro) sparsi a catena su WhatsApp; app che come sappiamo è spesso canale involontario di disinformazione, come è accaduto anche durante la pandemia.
Negli audio si parla quindi di “attacchi di dissenteria incontrollabili e svenimenti”, “commensali con forti spasmi a causa del dolore”, “altri stesi a terra fuori dal locale o in cerca di un posto dove vomitare”: tutto inventato. Ed è il ristorante stesso a smentire, come vedete nel post pubblicato su Facebook (qui sopra).
Purtroppo il meccanismo è sempre un po’ quello: si condivide senza leggere, si parla senza ascoltare, si crede di aver capito senza approfondire. E con la velocità dei social una notizia falsa impiega poco a diventare vera o ad essere riportata come tale. E la colpa può essere tanto di giornalisti a caccia dello scoop quanto di lettori e fruitori attenti solo ai titoloni.