Sanctuary: Recensione del thriller erotico con Margaret Qualley
La nostra recensione di Sanctuary, ottimo thriller erotico con Margaret Qualley, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2022 e dal 25 Maggio al cinema.
Il primo film davvero d’impatto presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022 è Sanctuary – Lui fa il gioco, lei fa le regole di Zachary Wingdon, con Christopher Abbott e una incredibile Margaret Qualley, in uscita il 25 Maggio 2023. Un film fondato sull’eros e un pericoloso gioco di matrice sadomaso, ma soprattutto un brillante thriller psicologico, dominato da due grandissimi attori.
Il film prosegue la gloriosa tradizione inaugurata nel 1974 da Liliana Cavani con Il portiere di notte, protagonisti Dirk Bogarde e Charlotte Rampling, proseguita nel 2002 con il cult movie come Secretary di Steven Shaiberg, con James Spader e Maggie Gyllenhaal (solo per citare due titoli cardine del sotto-genere).
Ma questa volta, la particolarità di Sanctuary è proprio presentare quel complesso rapporto di codipendenza – dove è sistematicamente sempre più difficile distinguere il confine tra vittima e carnefice – solo proponendo finalmente la parte dominante in chiave femminile.
Sanctuary: La trama (No spoiler)
Rebecca (Margaret Qualley) e Hal (Christopher Abbott) sono legati da tempo da un solido accordo commerciale, per l’assoluta felicità e la piena soddisfazione di ambo le parti. Lui è l’erede di un gruppo alberghiero del valore di 185 milioni di dollari, lei è una mistress, una dominatrice professionista. Insieme, hanno già portato a termine un considerevole numero di “sessioni” oltremodo positive.
Ma ora tutto sta per cambiare. Cosa potrebbe accadere se Hal, pronto a succedere al defunto padre come Amministratore delegato, decidesse di troncare per sempre il rapporto, riprendere le redini della sua vita non come sottomesso ma come vincente? E soprattutto, cosa potrebbe accadere se nel suddetto rapporto si fossero ormai insidiati, perfino consolidati dei veri sentimenti d’amore?
Molto oltre la semplice prestazione a pagamento, Sanctuary esplora l’eros contemporaneo, le sue perversioni e quel torbido gioco di potere alla base di un numero sempre più significativo di rapporti reali. Ovvero, la scelta che vede una miriade di grandi manager e tycoon dell’industria, sottoposti a continue, forti pressioni, trovare conforto e sollievo nel ruolo di slave.
La bellezza di Sanctuary, come per altro i sopracitati cult Secretary e Il portiere di notte, è non limitarsi alla solo dinamica vittima-carnefice, o per meglio dire dominatrix-slave, ma indagare la complessità di quelli che sono a tutti gli effetti rapporti di codipendenzaaffettiva e sessuale, legami indissolubili, dove nessuna delle due parti riesce più a esistere senza l’altra.
Il film si svolge interamente in interno, una stanza chiusa, tra il corridoio, l’ascensore e una lussuosa stanza d’albergo, ed è incentrato interamente sulla performance dei due attori protagonisti. Margaret Qualley e Christopher Abbott attraversano così tutte le fasi del gioco di ruolo, finendo per cambiare più volte linguaggio, colori e pelle, mostrare sistematicamente un volto inaspettato e inedito.
La dominatrice può diventare così una ragazza innamorata, o magari una ricattatrice. Lo slave può diventare improvvisamente volitivo e perfino violento, eppure, da spettatori, difficilmente riusciremo a capire dove finisca il gioco, il travestimento e la recita, e dove inizi la realtà di due persone che forse hanno iniziato stranamente, inaspettatamente a volersi perfino bene.
Il lato meno convincente del film appartiene forse al regista Zachary Wingdon, quando cerca platealmente l’effetto Gaspar Noé, rovesciando la macchina da presa e il volto degli attori. Di contro, la sceneggiatura e quegli stessi attori, sequenza dopo sequenza, sono tanto eccezionali da condurre quello che sarebbe solo un ottimo thriller erotico molto oltre il mero intrattenimento, verso l’iperuranio di un cult come Secretary.
Quanto a Margaret Qualley, dopo C’era una volta a Hollywood e la serie Netflix Maid, non possiamo che confermare non si tratti semplicemente di una bellissima, brava giovane attrice, ma di una delle interpreti più incredibili, intense, versatili e promettenti della sua intera generazione.
E se la Hollywood contemporanea non fosse così tremendamente moralista (e secondo molti sempre più sottomessa al politicamente corretto), ci sarebbe davvero da auspicare quantomeno una candidatura all’Oscar o al Golden Globe come Migliore attrice per Margaret Qualley, la sua imprevedibile interpretazione di una dominatrice dal volto d’angelo.