John Lennon: quando l’FBI lo sorvegliava (e perché)

Lennon
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Negli anni ’70 John Lennon era tra i sorvegliati speciali dell’FBI. E lui lo sapeva. Ecco perché il cantante veniva tenuto d’occhio

Negli anni ’70 l’FBI aveva messo sotto sorveglianza John Lennon, l’ex-cantante dei Beatles ormai attivo da solista e trasferitosi negli Stati Uniti al cambio di decade. Perché? La risposta è abbastanza semplice. Fin dalla fine degli anni ’60 Lennon si era trovato coinvolto in molti movimenti di sinistra, a sostegno della pace e dei diritti civili, in marce e proteste.

Simboliche in questo senso sue canzoni come Power to the People, Working Class Hero, Give Peace a Chance e naturalmente Imagine, dall’afflato particolarmente comunista (“Imagine no religion / Imagine no possession”). Inoltre Lennon stesso presenziava a molti eventi anti-establishment ed era chiaramente critico verso la Guerra in Vietnam.

Era pericoloso? Certo che no. Lennon era un attivo sostenitore della rivoluzione ma, in quanto artista e personaggio intellettuale, si guardava bene dal promuovere violenza e sommosse. Famosa la sua mediazione nella canzone Revolution (1968), nella quale diceva: “When you talk about destruction / Don’t you know that you can count me out, in“. Sia dentro che fuori, insomma.

Detto ciò, Lennon si faceva sempre coinvolgere in maniera limitata con i movimenti di protesta e, seguendo l’etica promossa assieme alla moglie Yoko Ono, in genere sposava più posizioni pacifiste che rivoluzionarie. Un esempio sono i suoi famosi bed-in, eventi nei quali la coppia se ne stava semplicemente a letto, circondata da cartelloni contro la guerra, in una forma di protesta non violenta.

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Ciò nonostante, era sotto sorveglianza. Il governo americano faticava molto all’epoca a capire chi stesse dalla parte di chi e il momento era critico, con la traballante amministrazione Nixon (che crollerà a metà del secondo mandato con il Watergate), la Guerra in Vietnam sempre più caotica, violenza e crimine in crescita ovunque e, ciliegina sulla torta, la crisi energetica del 1973.

Era quindi necessario, dal punto di vista dell’establishment, serrare i ranghi ed arginare il più possibile le voci del dissenso, specie quelle di attivisti come Jerry Rubin o Abbie Hoffman, apertamente anti-sistema. In questo contesto si colloca anche il famoso caso dei Chicago Seven, o l’imprigionamento dell’attivista John Sinclair per un semplice caso di possesso di marijuana.

Di fatto, il governo di Nixon tentò attivamente di revocare il visto del cantante per gli Stati Uniti e di rispedirlo in Gran Bretagna, in una lunga battaglia durata dal 1972 al 1975. Infine, l’amministrazione Ford (e su intercessione, pare, di George Harrison), decise di lasciar perdere e di consentire a Lennon di rimanere.

Ma questo non toglie che tra i vari sospetti di attività rivoluzionaria e cospirazionista, per l’FBI, figurasse anche lui o almeno fino ad un certo punto. La declassificazione dei documenti relativi secretati è avvenuta solo nel 2000. Finalmente sono stati resi disponibili e leggibili dopo una lunga battaglia intrapresa dal giornalista Jon Wiener.

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Che sostiene, riguardo al contenuto di questi documenti: “[Si tratta di] lunghi rapporti di informatori confidenziali che dettagliano la vita quotidiana di attivisti anti-guerra, memo per la Casa Bianca, trascrizioni di show televisivi in cui Lennon era apparso [come il Dick Cavett Show, in copertina], e una proposta affinché Lennon venisse arrestato dalla polizia locale con accuse di possesso di droga”.

In particolare, secondo questi rapporti, J. Edgar Hoover in persona (il capo dell’FBI) avrebbe spedito una nota al capo dello staff del presidente Nixon descrivendo Lennon come un simpatizzante trotskysta. E, sempre secondo l’FBI, è vero che Lennon avrebbe avuto collegamenti con il gruppo inglese trotskysta di nome International Marxist Group.

Ma è anche vero che il cantante era comunque considerato tutto sommato una blanda minaccia in quanto “costantemente sotto l’influsso di narcotici”. Morale: con le dimissioni di Nixon e la fine della guerra, senza contare l’arrivo del riflusso conformista e lo spegnimento degli umori rivoluzionari, Lennon divenne sempre meno interessante e pericoloso.

La sua stessa musica, estremamente politicizzata e impegnata all’inizio, diventò sempre più tranquilla e riflessiva, fermandosi all’album di cover Rock ‘n’ Roll del 1975 e di fatto interrompendosi fino all’anno della sua morte, il 1980, quando pubblicò il suo ultimo album, Double Fantasy, con Yoko.

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