Quello dei metroidvania, termine che prende il nome dai due capostipiti del genere (Metroid e Castlevania), è un genere mai passato di moda. Ha avuto lunghi periodi in cui è rimasto per lo più di culto tra appassionati del retrogaming e di un genere praticamente quasi del tutto in mano a team indie. Negli ultimi anni, in grande spolvero, i metroidvania sono tornati alla carica con titoli decisamente ispirati e che hanno raccolto incredibile successo. Moonscars, come tanti altri, cerca nel passato la formula per il successo. Ma cosa lo differenzia quindi dai tanti giochi simili?
Abbiamo provato il titolo su PlayStation 5 e dobbiamo dire che fin da subito, pad alla mano, i movimenti e i colpi inferti dalla protagonista ci hanno sorpreso in positivo. Grafica in pixel art e ambientazioni evocative ci portano in una storia fatta di cruenti combattimenti e… morte.
Sola contro il mondo
Vestiremo i panni di Grey Irma, una sorta di costrutto plasmato da Lo Scultore, e dovremo farci strada a suon di spada e magia. Il fatidico creatore di queste creature simili agli umani, ma dai poteri incredibili, è la chiave per arrivare a rispondere a tutte le domande della protagonista. I suoi compagni sono spariti e ogni altra creatura a lei simile è letteralmente fuori controllo. Lungo la via Grey Irma troverà non solo acerrimi nemici e combattimenti all’ultimo sangue, ma anche alcuni alleati che la aiuteranno nella sua impresa.
Ogni passo in avanti lungo la meta finale sarà però ostacolato da una folta schiera di nemici dai tratti distintivi. Ci saranno bestioni grossi, potenti e lenti al fianco di creature agili e letali, oltre ai sempre odiosi nemici volanti. Insomma, Moonscars farà di tutto per farci sudare per arrivare alla conclusione.
Attacca, scansa, attacca!
Come già anticipato, fin dalle prime battute di gioco ci siamo accorti come i movimenti di Grey Irma fossero ben calibrati. Di base per attaccare avremo a disposizione una spada, con cui possiamo colpire a raffica o (tenendo premuto più allungo il tasto di attacco) infliggere un colpo potente, un attacco speciale che varierà in base all’arma secondaria selezionata durante i combattimenti “bonus” e una diversificata lista di magie. Questi pochi elementi sono stati però perfettamente mixati dai Black Mermaid, studio creatore del titolo.
Non manca ovviamente il dash per scansare i colpi nemici e su cui si baserà la nostra difesa insieme al parry. Come altri giochi infatti, Moonscars prende a piene mani dai più famosi metroidvania e infonde nel proprio gameplay i tratti tipici dei titoli From Software (qui la nostra classifica dei migliori Souls della casa nipponica). Le meccaniche soulslike diventano marcate anche per la preponderante necessità di sfruttare il dash per evadere gli attacchi nemici, come fosse la capriola dei souls, e il parry. Ovviamente il tutto deve essere gestito con una buona tempistica.
Ogni azione potrà inoltre essere potenziata tramite amuleti. I 3 slot a disposizione verranno quindi gestiti in base allo stile del giocatore che potrà prediligere l’uso della magia, il danno durante il dash, i colpi critici e altro. Queste combinazioni di oggetti e magie possono quindi fare in modo che il gameplay possa variare nettamente da giocatore a giocatore. Ma ci sono altri elementi che caratterizzano Moonscars.
Combatti contro tutti, anche contro te stessa
Il calvario di Grey Irma sarà disseminato di sangue e terribili nemici pronti a distruggerci. Per salvare il gioco e/o per recuperare energia e ichor (punti magia necessari a scagliare incantesimi e per curarci) avremo la necessità di raggiungere un Dark Mirror. Questi oscuri specchi giganti faranno anche da teletrasporto tra essi e da punto in cui si potrà spendere la nostra moneta di gioco per acquisire e potenziare le magie. Saranno necessari anche per raggiungere il Workshop, un hub dislocato dal campo di battaglia in cui troveremo i nostri alleati pronti a venderci oggetti necessari al nostro potenziamento.
Una bellissima meccanica è però legata a doppio filo all’uso di questi specchi. In modo del tutto randomico potrà succedere che, una volta toccato lo specchio, verremo teletrasportati automaticamente nell’hub. Una scritta ci avvertirà che dall’altro lato, dal punto in cui siamo arrivati, ci attenderà un Doppelganger. Una volta tornati di fronte allo specchio con cui siamo arrivati nello Workshop, ci troveremo di fronte a un nemico del tutto identico a noi. Una volta sconfitto saremo poi ricompensati con un’arma secondaria con la quale potremo utilizzare un attacco speciale (oltre a ricevere un eventuale bonus).
Oltre a questo troveremo un’ulteriore meccanica molto azzeccata nell’economia generale del titolo. Sconfiggendo nemici vedremo la barra in alto pian piano riempirsi. Una volta piena potremo selezionare un bonus temporaneo, che scadrà una volta sconfitti o all’arrivo del Doppelganger. Una volta morti oltretutto la luna si tingerà di rosso e i nemici diventeranno decisamente più forti e coriacei (ma che daranno in cambio più risorse). Per tornare alla luna chiara dovremo spendere un’altra speciale moneta di gioco, decisamente più rara.
L’importanza del lato artistico
Lo stile retrò, chiaramente ispirato ai classici Castlevania, in pixel art è decisamente una goduria per gli occhi. Le ambientazioni così come le bellissime animazioni sono parte integrante e complementari al gameplay ben studiato. Gli sfondi, soprattutto in un paio di ambientazioni nelle battute finali, sono evocativi e perfetti per le macabre parti in risalto. Probabilmente avremmo gradito ulteriori ambientazioni ma questo va a cozzare con la durata del titolo che si attesta sotto le 10 ore di gioco. Sarebbe stato quindi difficile incastrare nuove aree di gioco seppur sarebbero state decisamente apprezzate.
La mappa è funzionale al gameplay e ci troveremo a esplorarla in lungo e largo più di una volta per poter aprire dei passaggi e trovare personaggi chiave. Faremo quindi un tuffo in uno sporco ambiente gotico dalle tinte rosse e nere, spesso un po’ troppo “bitonale” e che affatica leggermente la vista, ma artisticamente godibile. Perfino i boss, non troppo ostici, sono visivamente ispirati. Insomma, l’impatto è ottimo e, per quanto tragga ispirazione da altri lidi dello stesso genere, Moonscars riesce ad avere una propria identità .
Moonscars: conclusioni
Di fronte a questo titolo non si può urlare al capolavoro. Moonscars risulta però un metroidvania piacevole e, dopo aver afferrato le semplici meccaniche di base, divertente nel procedere verso il finale. Ma non è tutto oro quel che luccica. La storia risulta decisamente poco incisiva e che cerca in tutti i modi di essere criptica. Aggiungiamo che il titolo non ha la localizzazione in italiano ma che, al netto di alcuni passaggi di dialogo, può essere tranquillamente goduto per il suo gameplay semplice e diretto. Un po’ più di esplorazione e qualche ora aggiuntiva avrebbe sicuramente migliorato l’esperienza generale del titolo.
Metroidvania misti a meccaniche souls ormai ne vediamo diversi e la concorrenza è sempre più spietata. Moonscars sta nel mezzo, un titolo godibile che ha dalla sua uno stile rappresentativo abbastanza forte. La difficoltà inoltre tenderà a scemare una volta potenziata la protagonista facendo sì che lo si possa godere con più relax al netto però di una sfida non elevatissima. Un buon gioco che apre la strada ai Black Mermaid in modo soddisfacente.