Nel finale di Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer, serie di Ryan Murphy che racconta le atrocità commesse da quello che è divenuto noto come il Il cannibale di Milwaukee (qui la nostra recensione), viene ricreato il processo che pose fine alla carriera criminale del serial killer. In una delle sequenze più intense di tutta la serie viene riproposto in modo assolutamente perfetto l’intervento che fece Rita Isbell, sorella maggiore di Errol Lindsey, una delle vittime di Dahmer la quale si scagliò contro l’imputato urlandogli in faccia tutto il suo odio.
La donna tuttavia non ha preso bene questa ricostruzione e, parlando con la giornalista Kelsey Vlamis, ha criticato molto la scelta di Netflix di mettere in scena questa storia.
Quando ho visto una parte dello show, mi sono infastidita, soprattutto quando ho visto me stessa, quando ho visto il mio nome apparire sullo schermo e questa signora che diceva alla lettera esattamente quello che io avevo detto. Se non l’avessi saputo, avrei pensato di essere stato io. I suoi capelli erano come i miei, indossava gli stessi vestiti. Ecco perché è stato come rivivere tutto da capo. Mi ha fatto riprovare tutte le emozioni che avevo provato allora. Non sono mai stata contattata per lo show. Penso che Netflix avrebbe dovuto chiederci se ci dispiacesse o come ci saremmo sentiti se l’avessero realizzato. Non mi hanno chiesto niente. L’hanno fatto e basta.
Ma non ho fame di soldi, ed è di questo che parla questo show, Netflix che cerca di fare soldi. Potrei anche capirlo se dessero parte del denaro ai figli delle vittime. Non necessariamente alle loro famiglie. Voglio dire, sono vecchia. Sono molto, molto agiata. Ma le vittime hanno figli e nipoti. Se lo show li avesse beneficiati in qualche modo, non l’avrebbero percepito in modo così crudele. È triste che stiano facendo soldi con questa tragedia. Questa è solo avidità. L’episodio con me è stata l’unica parte che ho visto. Non ho visto l’intero show. Non ho bisogno di guardarlo. L’ho vissuto. So esattamente cosa è successo.
Quella rabbia mi è rimasta addosso per molto tempo. Allora non avevo la saggezza che ho adesso. Ma dovevo dare un senso a queste cose e affrontarle. Avevo figli più piccoli a cui provvedere e da proteggere. Dovevo comunque andare a lavorare tutti i giorni. Col passare del tempo, ho imparato a gestire qualsiasi cosa. Ho ancora una vita. Ho ancora la mia salute. Ho figli, nipoti, pronipoti. È qualcosa con cui nel corso degli anni ho dovuto fare i conti.
Ora posso parlare di qualsiasi cosa. Non voglio allontanarmi dalle risposte, dalle domande, dalle mie opinioni, da come mi sento, da nessuna di queste cose, soprattutto se posso aiutare. Se quello che dico può aiutare qualcun altro, anche me stesso, allora lo faccio. Lo show che ha portato alla luce vecchi sentimenti mi ha fatto male, ma mi ha anche avvantaggiato. Ne traggo beneficio perché posso affrontarlo in modo diverso oggi rispetto al passato. Posso parlarne con poca rabbia.
Che ne pensate?