Mettiamo in ordine la leggendaria discografia dei Beatles lanciandoci nell’impresa di decidere quali dei loro album sono i migliori e quali… i “peggiori”
La discografia dei Beatles, inutile dirlo, è una delle più importanti nella storia della musica (se non LA più importante). Un coacervo di invenzioni, innovazioni, rivoluzioni sonore e geniali trovate melodiche, brani ribelli e intuizioni pop senza precedenti. Canzoni entrate nella storia, iconiche, memorabili, famosissime ancora oggi.
Da dove cominciare? Prima di tutto circoscriviamo la nostra indagine: per il “canone” ufficiale gli album dei Beatles sono tredici, escludendo quindi ristampe per il mercato internazionale (soprattutto americane) e raccolte di vario tipo. Nell’elenco si include anche la colonna sonora del film animato Yellow Submarine (1969), e partiamo proprio da qui.
13. Yellow Submarine, 1969
Per forza di cose questo è il “peggiore” album dei Beatles in quanto contiene solo quattro brani inediti più due già editi e la colonna sonora del film di cui sopra, orchestrata da George Martin. Anche se gli inediti sono comunque eccezionali (specialmente Hey Bulldog), il resto è un po’ un insieme raffazzonato alla rinfusa specificamente per il film, e come tale riuscito davvero a metà.
12. Beatles for Sale, 1964
Tra i dischi veri e propri registrati dal quartetto questo viene in genere considerato il più “debole”, anche perché composto in fretta e furia e distrattamente tra un tour e l’altro. Ci sono ben sei cover ma spiccano comunque composizioni come Eight Daysa Week o What You’re Doing, mentre perle come Baby’s in Black e No Reply sono certamente da rivalutare.
11. Please Please Me, 1963
Il primo, storico album della band. Come tale è il più grezzo, ingenuo e formulaico nell’insieme, proponendo un rock and roll di maniera che è la fotografia di quello che all’epoca i quattro suonavano al Cavern Club. Oltre al grande successo della title track e di Love Me Do poco altro brilla per originalità, ma per esempio si può sempre riscoprire la prima canzone cantata da Harrison: Do You Want to Know a Secret.
10. With the Beatles, 1963
Il secondo album non è troppo meglio del primo, anche se contiene momenti eclatanti come la scatenata It Won’t Be Long, la dolce e famosa All My Loving e l’eclatante proto-punk di I Wanna Be Your Man, cantata da Ringo. C’è anche la prima canzone scritta (e non solo cantata) da George Harrison, molto interessante a livello compositivo: Don’t Bother Me.
La colonna sonora del primo omonimo film interpretato dai quattro spicca già un clamoroso passo avanti nella brillantezza delle composizioni, qui tutte quante firmate da Lennon/McCartney. La title track a Can’t Buy Me Love, certo, ma anche due dei loro brani in assoluto più sottovalutati: Things We Said Today (McCartney) e You Can’t Do That (Lennon).
8. Let It Be, 1970
Spostiamoci per un attimo alla fine della carriera dei Fab Four, con quello che è ufficialmente il loro ultimo disco (ma è in realtà il penultimo). Registrato a spezzoni all’inizio del 1969 e poi lasciato a metà, l’album viene ricomposto da Phil Spector con arrangiamenti di dubbio gusto e penalizzando pesantemente il contributo di McCartney. Il risultato: un quasi-album dei Beatles che davvero rende poca giustizia alla leggenda del quartetto.
7. Help!, 1965
L’ultimo disco del periodo che potremmo definire “in bianco e nero” nella storia della band, e il primo che veramente inizia ad avventurarsi verso lidi sonori differenti. Lo fanno Yesterday, canzone che non abbisogna di descrizioni; il folk Dylaniano di You’ve Got to Hide Your Love Away; l’esperimento country di I’ve Just Seen a Face; e il proto-hard rock di Ticket to Ride. Il cambiamento germoglia da qui.
6. Rubber Soul, 1965
Qui iniziamo ad entrare nella rosa dei capolavori, e non potrebbe essere altrimenti. Rubber Soul è autenticamente audace, innovativo, visionario persino. Dal sitar in Norwegian Wood al clavicembalo stile Bach in In My Life e dall’assolo di basso in Michelle al capolavoro di Harrison, If I Needed Someone, nel disco spiccano anche brani molto più filosofici come Nowhere Man ma anche attenti alle svolte sociali e politiche del periodo, quali The Word. Un album da ascoltare con estrema attenzione.
5. Magical Mystery Tour, 1967
Forse uno degli album più sottovalutati della storia, punto. Messo insieme come colonna sonora dell’omonimo film sperimentale (con quattro singolo doppio lato A usciti quell’anno), il disco è un trionfo di rock e pop psichedelico: onirico e lisergico, completamente surreale e pieno di deviazioni sonore imprevedibili. Genialità allo stato puro.
Per molti versi, l’inizio della fine per i quattro. Registrano da soli, o al massimo a coppie o in tre, ognuno perseguendo una propria visione ma apportando contenuti incredibili e che, a questo punto, escono da ogni schema. L’heavy metal (di fatto lo è) di Helter Skelter fa da contrasto al pop barocco di Martha My Dear, l’hard blues di Yer Blues si alterna al folk politico di Blackbird, il tardo acid di Glass Onion lascia spazio all’astruso sperimentalismo (con sottotesto sessuale) di Happiness Is a Warm Gun. Per parlare compiutamente di tutto ciò che c’è in questo album ci vorrebbe un intero libro.
3. Abbey Road, 1969
L’ultimo vero ed effettivo album della band, pensato e registrato come tale. Che dire: Come Together, Because, Oh! Darling; il medley finale entrato nella storia; e i due capolavori assoluti di Harrison: Here Comes the Sun e Something. A tutti gli effetti questo disco è per i Beatles il canto del cigno. Difficile non consumarlo dall’inizio alla fine.
2. Revolver, 1966
Il momento non solo nella storia della band ma anche in quella della musica in cui cambia tutto. Taxman introduce l’hard rock moderno; Eleanor Rigby è un quartetto d’archi, in un disco rock; Tomorrow Never Knows gioca con i canti tibetani e la musica indiana; Here, There and Everywhere è la pura perfezione pop di un McCartney ai massimi livelli; e Yellow Submarine è tuttora forse una delle melodie in assoluto più note al mondo. Per tantissimi versi, senza Revolver la musica popolare per come la conosciamo non esisterebbe.
1. Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, 1967
Potrà sembrare una scelta banale porre questo disco in prima posizione, ma non se ne può fare a meno. Il disco cattura i Beatles in perfetto equilibrio, al massimo della loro fase creativa e capaci di guardare, in musica, più in là di chiunque altro. E questo apice corrisponde anche ad un certo splendore psichedelico e barocco che regala composizioni particolarmente trasognanti, ma non scevre di un istinto pop ancora mai superato da nessuno. Semplicemente, uno degli album migliori e più riusciti della storia della musica.
Siete d’accordo con questa classifica? Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti su LaScimmiaSente!