Jeffrey Dahmer, la Vera Storia del Cannibale di Milwaukee

Dopo il grande successo della nuova serie Netflix, vi raccontiamo oggi la vera e agghiacciante storia di Jeffrey Dahmer

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L’escalation di violenza di Jeffrey Dahmer

Nel settembre 1987, Dahmer tornò all’omicidio uccidendo il 25enne Steven Tuomi. Jeffrey incontrò la sua vittima in un bar e lo convinse ad andare d’albergo con lui. Il killer in seguito affermò che aveva solo intenzione di drogare e violentare l’uomo ma che non aveva intenzioen di uccidere. Tuttavia sbagliò le dosaggi del sonnifero e la mattina dopo si svegliò dopo trovando la sua mano contusa e il cadavere insanguinato di Tuomi sotto il suo letto.

Da questo momento in poi Jeffrey Dahmer non si sarebbe più fermato. Iniziò infatti a cercare giovani nei bar gay e ad attirarli a casa di sua nonna. Lì, li avrebbe drogati, violentati e uccisi. Almeno tre delle sue vittime sono fatte risalire a questo periodo al termine del quale finì per la prima volta in carcere.  Venne infatti arrestato per aver molestato un ragazzo di 13 anni. Per questo scontò otto mesi in un campo di lavoro. Tuttavia, l’idea di uccidere lo consumava. 

Era un desiderio incessante e senza fine di stare con qualcuno a qualunque costo – avrebbe detto Dahmer in un’intervista successiva. Qualcuno di bell’aspetto, davvero carino. Questa cosa riempivai miei pensieri tutto il giorno.

Da questo momento Jeffrey Dahmer iniziò anche a collezione trofei grotteschi dalle sue vittime. Questa pratica è iniziata con l’omicidio di un aspirante modello di 24 anni di nome Anthony Sears conosciuto poco prima in un bar gay. Dopo averlo portato a casa sua, Dahmer lo drogò, violentò e infine strangolò. Jeffrey conservò la testa e i genitali della sua vittima in barattoli pieni di acetone. 

Dopo essersi trasferito in un appartamento nel quartiere nero di Milwaukee, il killer portò con sé i pezzi smembrati di Sears e conservò la sua testa mummificata nel frigo. Nei due anni successivi, commise la maggior parte dei suoi 17 omicidi. Il tutto attraverso un modus operandi ormai sedimentato e studiato. Attirava infatti i giovani a casa sua, offrendo loro spesso dei soldi per posare nudi prima di narcotizzarli e infine ucciderli.

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Dahmer conservava regolarmente i teschi delle sue vittime come trofei con i quali adornò un altare che aveva dedicato a Satana. Iniziò anche a sperimentare varie tecniche per preservare questi macabri ricordi e iniziò a praticare il cannibalismo. Ma anche questo non bastava. Jeffrey tentò infatti di creare una sorta di zombie umano, un cadavere “vivo” che rimanesse con lui senza mai abbandonarlo. Per questo decise di provare a trapanare il cranio della vittima e di versare nel cervello acido cloridrico. Così facendo sperava di far cadere la vittima in uno stato permanente di sottomissione totale.

Il caso di Konerak Sinthasomphone

La vittima più eclatante alla quale tentò di riservare questo trattamento fu Konerak Sinthasomphone che Jeffrey Dahmer incontrò quando aveva solo 14 anni fuori da un negozio di liquori, ignaro che fosse il fratello di Somsack, giovane che Jeffrey aveva molestato nel 1988. Il serial killer lo invitò ad andare nel suo appartamento per qualche drink promettendogli 100 dollari se si fosse fatto scattare qualche foto.

Una volta in casa Jeffrey lo drogò, gli scattò alcune fotografie e poi condusse il suo macabro esperimento. Dopo aver concluso il suo lavoro con trapano e acido lasciò l’edificio per comprare dell’alcol mentre Konerak fu in qualche modo in grado di riprendere i sensi e scappare. Il giovane scese in strada dove fu trovato nudo e barcollante dalla vicina di Jeffrey, Cola Styles.

Il killer tuttavia tornò poco dopo e chiese a Cola di restituirgli il ragazzo. Jeffrey Dahmer affermò che Konerak fosse solo un amico troppo ubriaco per capire dove fosse. Tuttavia, la sua versione cambiò dopo l’arrivo degli agenti di polizia John A Balcerzak e Joseph T Garnish. Dahmer disse loro infatti che Konerak Sinthasomphone era il suo amante diciannovenne che era fuori di testa a causa dell’alcol. Nonostante l’incredulità degli astanti, la polizia credette a Jeffrey e scortò la coppia nel suo appartamento. Qui dopo aver ispezionato in modo suoerficiale l’appartmento di Dahmer senza neanche accorgersi di un cadavere presente nella stanza da letto, se ne andarono. Poco dopo Konerak venne ucciso.

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Il 22 luglio 1991, Jeffrey Dahmer trovò la fine delle sue avventure criminali dopo aver adescato Tracy Edwards, 32 anni. Come fece con molte delle sue vittime, il killer offrì a Edwards dei soldi per posare per alcune foto di nudo nel suo appartamento. Ma con shock del giovane, Dahmer lo ammanettò e lo minacciò con un coltello, dicendogli di spogliarsi. Tuttavia in un attimo di distrazione del suo aguzzino, Edwards riuscì a fuggire in strada, a troare una pattuglia della polizia e tornare a casa di Jeffrey dove finalmente il Cannibale venne arrestato.

Dopo un’ispezione più attenta dell’appartamento, gli agenti trovarono quattro teste mozzate in cucina e un totale di sette teschi, molti dei quali dipinti. Nel frigorifero erano presenti numerose parti del corpo, tra cui due cuori umani. Nella camera da letto, un barile industriale da 215 litri dal quale fuoriusciva un odore nauseabondo. Quando lo aprirono, trovarono tre torsi umani smembrati che si dissolvevano in una soluzione acida.

L’appartamento era pieno di così tante parti del corpo umano conservate e sistemate con cura che il medico legale in seguito disse:

Era più come smantellare il museo di qualcuno che una vera scena del crimine