Maya Hawke parla di sé stessa e delle sue paure in maniera onesta e sincera nel suo secondo disco, Moss: un lavoro folk nostalgico e intimista. Ecco la nostra recensione
Maya Hawke: figlia di Ethan Hawke ed Uma Thurman, nonché attrice in Stranger Things (Robin Buckley è il suo personaggio) e in progetti sempre più importanti. Da qualche anno, nel caso ve ne stiate rendendo conto adesso, anche musicista. Una artista a trecentosessanta gradi, una figlia d’arte che dimostra veramente di esserlo.
Lo prova appieno nel suo secondo album come cantante, Moss, che la vede persa tra suoni folk che sanno a tratti di indie e a tratti di bedroom (lei è nata nel 1998) ma non si perdono mai nell’impressione di un disco casalingo, registrato a livello amatoriale. Ciò nonostante, l’impressione chiara è quella di un lavoro sincero e profondo.
La sua voce, delicata e leggera, veleggia su una serie di composizioni dolci, a tratti malinconiche ma mai veramente tristi, che recuperano ricordi, sensi di colpa, speranze e disillusioni in una tracklist veramente coinvolgente. Da una parte, sembra quasi di sentire il disco di una artista folk (osiamo dire Joan Baez?) pubblicato nel 1972 e non nel 2022.
Dall’altra, la stessa Hawke ha ammesso di essere stata fortemente influenzata da Folklore, l’album della recente svolta folk (o, dovremmo dire, ritorno alle origini?) di Taylor Swift, registrato al chiuso e pubblicato a sorpresa a inizio pandemia nel 2020. Ed è proprio lo stesso tipo di onestà e immediatezza, musicale e poetica, che ritroviamo qui.
Da aggiungere che all’abum prendono comunque parte un paio di produttori esperti, i quali aiutano Maya a non suonare come una musicista bedroom del 2017 ma a prendersi il suo posto sulla scena musicale con pezzi ben levigati. Costoro sono Christian Lee Hutson, collaboratore frequente di Phoebe Bridgers e delle Boygenius; e Benjamin Lazar Davis,
Potrà Maya Hawke imporsi con questo nuovo album sulla scena folk americana? O meglio: vorrà farlo? Perché ricordiamo, come si diceva in apertura, che la sua carriera principale è sempre quella di attrice. Attività con la quale per inciso sta facendo faville, come metà dei colleghi di Stranger Things.
In effetti, c’è da dirlo, pur non suonando ingenuo ed estemporaneo questo disco sa comunque un po’, si, di divertissement. Ossia, di impresa realizzata per mettersi alla prova e per sfogare il proprio talento in più direzioni, ma certo non avente come mira la conquista delle classifiche o di un pubblico internazionale.
E però, sarebbe un peccato se Maya si fermasse qui. Assieme anche a quello di Joe Keery, il BFF di ST (Steve Harrington), il suo è uno dei migliroi album pubblicati finora dallo “stranger pack” di attori diventati famosi con la serie Netflix e anzi sarebbe molto bello vedere i due, in futuro, collaborare in un duetto. Per il momento, ci accontentiamo di questo album davvero sentito. Brava Maya!