Un tocco di Claymore, una manciata di Berserk, un pizzico di Devil May Cry e il gioco è fatto!
Non facciamola però così semplice. Trarre ispirazione verso opere così importanti può ovviamente essere un’arma a doppio taglio. Come vi avevamo già anticipato, il nome del gioco potrebbe trarre in inganno chi non si è informato a dovere. Soulstice non è un souls, anche se ne riprende in parte le ambientazioni cupe all’interno di una gigantesca roccaforte (come le ambientazioni di Demon’s Souls e Dark Souls). Le vere ispirazioni derivano però sempre dell’oriente.
Claymore (che a sua volta si è ispirato a Berserk) è un manga cult che riprende le vicende di Claire, ragazzina trasformata in una vera e propria guerriera tramite un rito che la rende in parte un mostro. Tendenzialmente le dinamiche personali delle due protagoniste, Briar e Lute, ripercorrono la strada del manga, sia a livello personale delle protagoniste che a livello di progressione della mostruosità che la paladina ha al suo interno. Differentemente da Claymore infatti le protagoniste di Soulstice sono due, Briar è una paladina dal sangue corrotto e capace di devastare orde di nemici con le sue armi mentre Lute è la sorella “ombra”, uno spirito legato indissolubilmente alla sorella e che può connettersi al piano spirituale (aiutando quindi la sorella a colpire ciò che è invisibile o impenetrabile).
Se lato narrativo i Reply hanno strizzato l’occhio al manga di Norihiro Yagi, il gameplay si basa su uno dei capolavori di genere: Devil May Cry. D’altro canto è davvero difficile addentrarsi dentro le dinamiche di uno stylish action senza abbracciare le collaudate strutture create dal capostipite del genere.
Più vicina è la meta…
Il game design di Soulstice è curato nei minimi dettagli. Si inizia con solo due armi e una manciata di nemici che affronteremo a orde. Ogni combattimento verrà valutato in base alle catene di combo che effettueremo, i danni e il tempo. I punteggi di ogni capitolo andranno a formare la valutazione finale dello schema e ci doneranno quindi un ammontare di risorse maggiore in base alla nostra bravura.
Il gioco si farà sempre più complesso man mano che andremo verso il finale. I nemici saranno più numerosi e soprattutto più vari così da forzarci a cambiare costantemente arma e strategia. Ci saranno diverse categorie di nemico, dal basilare a quello di grado superiore, i quali avranno resistenze e debolezze alle diverse armi di Briar. Normali, corazzati, volanti, spiriti e potenziati verranno presentati pian piano al giocatore. Considerando che ognuno di essi ha una strategia diversa con il quale andrà affrontato, ecco che il mix di gameplay è bello che fatto.
La vera ciliegina sulla torta sarà però, come già anticipato nelle nostre prime prove, la presenza di Lute. Oltre al lato narrativo, su cui torneremo più avanti, la sorella spirito avrà la capacità di creare due campi. Con il campo blu potremo colpire le pietre del medesimo colore e gli spiriti, altrimenti inconsistenti alle armi di Briar. Con il campo rosso, oltre al poter distruggere i cristalli rossi, potremo penetrare le difese dei potenziati. Il divertimento arriva quando nel campo di battaglia troveremo entrambe le tipologie di nemico (con magari un boss al centro dell’arena) e relative trappole legate sempre ai campi di Lute.
Pochi personaggi ma pensati con cura
I due pilastri di una produzione videoludica, narrativa e gameplay, vendono incasellati da Reply in modo arguto e peculiare. Lontani da produzioni da centinaia di milioni di dollari, lo studio italiano si è concentrato su pochi elementi essenziali. La grande cura per il gameplay si affianca quindi a una narrativa ponderata e gestita nel migliore dei modi. Tutto infatti è in mano a una manciata di personaggi che porteranno avanti le dinamiche della storia presente, passata e futura.
Per far sì che questa alchimia funzioni si avrà la necessità di appoggiarsi a un gruppo di protagonisti creati ad hoc. La caratterizzazione dei personaggi è forte, così da differenziarli nettamente fin da subito e fare in modo che il giocatore riesca a carpirne le sfaccettature caratteriali già dalle prime frasi. Briar sarà più diretta e testarda, Lute più introversa e calcolatrice, l’Osservatore invece provocherà le protagoniste con battute ciniche e taglienti.
Il design riprende anch’esso la chiara ispirazione dal mondo manga/anime giapponese. Pelle levigata e occhi molto grandi, oltre a figure longilinee con armi sproporzionatamente grandi rispetto al corpo di chi le maneggia.
Tante armi, ma la varietà ?
Briar avrà un discreto arsenale di armi, che verranno sbloccate pian piano. Ognuna, come già anticipato, sarà più efficace contro alcune tipologie di nemico e poco funzionale contro altre tipologie. La struttura di efficacia e debolezze è quindi ben implementata. Quello che manca è forse una componente più marcata lato combo. Per quanto le armi abbiano animazioni e raggio di azione diverso, i tasti da premere per eseguire le varie combo saranno sempre i medesimi.
Se questo può aiutare a non confondersi tra le diverse armi e i diversi tipi di attacco, può anche far sì che la concentrazione sulle combo venga pian piano affievolita dalla solita combinazione di tasti. Parliamoci chiaro, Soulstice ci ha divertiti per tutta la lunghezza della storia senza mai mostrare segni di noia. Una maggiore varietà di tasti avrebbe però aperto un ventaglio maggiore di personalizzazione di gameplay.
Questa semplificazione, se così vogliamo chiamarla, potrebbe però essere necessaria per i temerari che vorranno provare il gioco a difficoltà più alte. Già le arene di gioco tenderanno a rendere la vita difficile al giocatore, di base; avere in memoria poche combinazioni da gestire farà in modo che la concentrazione si orienti sui pattern nemici e non sui propri. Una scelta quindi capibile ai fini del game design e della bontà generale del gameplay.
Tra i difetti, anche se in fin dei conti non lo è, possiamo inserire la poca libertà di esplorazione. Il gioco si dirama prevalentemente in corridoi e grosse stanze inserendo qualche piccolo passaggio segreto ogni tanto. Più che un difetto quindi è semplicemente poco indicato a chi ama gironzolare in giro in cerca di nemici e oggetti vari. Forse avremmo gradito qualche scorciatoia o strada segreta in più.
Come già detto, Soulstice rappresenta uno dei migliori progetti al momento sul nostro territorio. Questo potrà far decisamente bene a chi il gioco lo produce ma anche a tutte le piccole realtà italiane che stanno pian piano emergendo. In Reply Game Studios hanno investito su un gioco solido, divertente e ben curato. Se le prime due prove le avevamo fatte su PC notando la perfetta ottimizzazione del gioco, questa recensione è stata fatta provando Soulstice su PlayStation 5. Anche qui il gioco gira dritto senza alcun problema, il colpo d’occhio è buono, soprattutto nelle ambientazioni e negli sfondi e il gameplay fluido senza, quasi mai, calare di frame.
Agli amanti degli action puri consigliamo senza alcun dubbio un gioco solido e divertente. A chi invece non mastica pane e Devil May Cry consigliamo comunque di fare un tentativo, magari a difficoltà più basse, così da poter gustare un ottimo gioco che risulta sia divertente che intrigante.