Ecco come è stato svalutato il red carpet del festival di Venezia
Un tempo sul red carpet del Festival di Venezia passavano solo i divi di Hollywood: oggi, invece, il tappeto rosso è solo una striscia di terra che si può acquistare per qualche like in più
Mentre la 79a edizione del Festival di Venezia si appresta a chiudere i battenti con l’annuncio dei film e degli attori vincitori, c’è una riflessione da fare su cosa significhi, oggi, essere invitati a calcare il red carpet della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Con i suoi novant’anni di esistenza, la Biennale di Venezia ha creato il festival cinematografico per eccellenza, che punta a unire il glamour di Hollywood (e non solo) con la qualità dei prodotti filmici, cercando di non lesinare né sull’uno né sull’altra.
Ma nel corso degli ultimi anni – compresa l’annata 2020 resa straordinaria dalla pandemia – qualcosa sembra essere cambiato, come se il Festival di Venezia avesse scelto di puntare più sul lato economico e battere cassa che sulla qualità della kermesse.
Sebbene sarebbe anacronistico, al giorno d’oggi, non includere tra i vip del Bel Paese i nuovi content creator che spopolano sui social e che sono i nuovi aghi delle bussole delle nuove generazioni, bisognerebbe soffermarsi a riflettere su come il red carpet del festival di Venezia, il momento più alto di ogni giornata festivaliera, sia in qualche modo stato svenduto, venendo meno alle promesse stesse della kermesse.
Ne è una dimostrazione quello che è successo quest’anno, durante il red carpet dedicato al film The Son, che vede come protagonista uno straordinario Hugh Jackman.
Festival di Venezia: dove tutto deve essere spettacolo
Mentre la folla attendeva di poter vedere da vicino il divo di Logan e The greatest showman, sul red carpet Alessandro Basciano – ex concorrente del Grande Fratello Vip – si è messo in ginocchio davanti a Sophie Codegoni, sua “collega” nella casa più spiata d’Italia e ha fatto una proposta di matrimonio.
E se tra la folla c’è chi ha applaudito la dichiarazione romantica, altri hanno alzato gli occhi al cielo o distolto lo sguardo, incapaci di sopportare il modo in cui il red carpet del Festival di Venezia abbia smesso di illuminare le stelle del cinema e si sia abbassato a guardare le messe in scena di qualcuno in cerca di visibilità e che con il cinema non ha nulla a che fare. O quasi.
Ora gli sponsor che prendono parte al Festival di Venezia hanno infatti la possibilità di far sfilare influencer e personaggi che non hanno nulla a che vedere con il mondo della settima arte: il red carpet dunque non è più quella lingua cremisi che fa pensare allo star system di Hollywood, un lembo di terra destinato solo ai veri divi. Ma un vero e proprio mercato, una bancarella a cielo aperto dove chiunque sia disposto a pagare può mettersi in mostra, che sia per promuovere se stesso o qualche altro prodotto.
E sebbene anche la Biennale sia in qualche modo un’impresa che di certo non vive d’aria e deve, in qualche modo, battere cassa, c’è da chiedersi se sia davvero giusto accettare qualsiasi prezzo, e vedere un maestoso Brendan Fraser già proiettato agli Oscar per la sua struggente interpretazione in The whale al fianco di qualche tiktoker.
Secondo alcune indiscrezioni riportate da Agenzia Italia, inoltre, c’è chi è anche disposto a pagare anche mille euro pur di apparire per una manciata di secondi sul tappeto rosso più ambito in Europa. Il risultato? Una sfilata di personaggi semisconosciuti, molto spesso costretti a stare in fila all’ingresso del tappeto rosso, nella speranza che i fotografi immortalino il loro passaggio. E il cinema, in questo modo, finisce con il restare dietro le quinte.