Joseph Merrick visse nel diciannovesimo secolo e divenne famoso come “The Elephant Man” per via delle sue deformità , dovute alla Sindrome di Proteo. David Lynch ne ha narrato la vita in un celebre film del 1980 con Anthony Hopkins. Questa è la sua storia.
Incredibile ma anche profondamente umana la storia di Joseph Merrick, noto come “Elephant Man”. Vissuto nell’Inghilterra vittoriana, quest’uomo fu affetto per tutta la sua vita da deformità che gli portarono il celebre nomignolo, causate dalla Sindrome di Proteo. Trattasi di una malattia che causa una crescita incontrollata di varie parti del corpo e anche con formazioni di tumori.
La sua malattia iniziò a portargli presto evidenti deformazioni in tutto il corpo, fatta eccezione per il braccio sinistro e i genitali. Secondo la leggenda, la sua condizione derivava da un fatto accaduto quando la madre di Joseph era incinta di lui: sembra che un giorno venne spaventata da un elefante e ciò, secondo le credenze dell’epoca, si sarebbe trasmesso in qualche modo al figlio.
La sua sorte cambiò nel 1884, quando Merrick contattò il comico e imbonitore Sam Torr, che lo esibì appunto come fenomeno da baraccone. Una situazione apparentemente umiliante, ma che nondimeno consentì “all’Elephant Man” di sopravvivere in condizioni perlomeno umane e persino di mettere qualche soldo da parte.
Tuttavia lo aspettavano ancora altre sventure. In un clima di sempre più stringente perbenismo i freak show come il suo continuavano a venir chiusi nell’Inghilterra vittoriana. Tentò pure di andare “in tour” in Europa, dove il suo manager lo abbandonò a Bruxelles e lo derubò di tutti i suoi risparmi, costringendolo a tornare in patria da solo.
Joseph Merrick è stato interpretato da John Hurt nel film di David Lynch del 1980
Solo e abbandonato a Londra, riuscì per fortuna a contattare Frederick Treves, un medico e chirurgo che per primo lo aveva esaminato qualche anno prima. Treves lo portò al London Hospital, dove con il tempo i due svilupparono una certa amicizia. Fu lui ad introdurre a Merrick la vedova Leila Maturin, la prima donna che gli mostrò (dovutamente preparata) simpatia ed empatia.
La permanenza in ospedale e la guida di Treves furono benefiche per Joseph, abituato ad essere evitato da tutti e perciò immensamente insicuro e rancoroso. Pian piano iniziò ad aprirsi e le persone che lo visitavano impararono allo stesso tempo a trattarlo più umanamente e, complice il contesto più “istituzionale”, ad intrattenere con lui conversazioni e rapporti umani.
Pian piano il suo caso iniziò ad interessare l’alta società vittoriana e personaggi famosi come l’attrice Madge Kendal cominciarono una corrispondenza con lui, sostenendolo anche finanziariamente e andando spesso a trovarlo. Il culmine fu probabilmente la visita della principessa Alexandra di Danimarca, futura regina d’Inghilterra, nel 1887.
Il cranio gli crebbe ancora e alla fine una dislocazione del collo gli causò la morte. Treves eseguì l’autopsia e concluse amaramente che Joseph, sentendosi più accettato e “umano”, doveva infine aver tentato di dormire sdraiato, come “le persone normali”. Una decisione fatale. Joseph Merrick morì l’11 aprile 1890 all’età di 27 anni.