Gli Insetti del Podere è un brano di Caparezza contenuto nell’Album Habemus Capa, terzo realizzato in studio dal rapper pugliese nel 2006. Si tratta senza dubbio di una delle canzoni più esplicite e politiche che il cantante abbia mai realizzato. Creata appositamente per criticare l’intera classe politica italiana usando come metafora della società quella degli insetti. Una di quelle opere che hanno aiutato a sedimentare il Capa-pensiero che lo ha contraddistinto così fortemente nel proseguo della sua carriera. Ecco dunque la nostra analisi di questo splendido brano.
Il ragno sa bene che si va al podere con schede firmate da prede incollate alle tele, ci sa fare, la vespa gli concede l’alveare: “Abbiate fede, le cose stanno per cambiare”, vaneggia, vive in una reggia e cicaleggia ad oltranza comizi della sostanza di una scoreggia, mostra cimici, cita saggi e si pavoneggia, noi scarafaggi all’oscuro di ciò che maneggia, si ribella la formica rossa che rissa, con la nera che la manganella quando passa, come un fuco la sbattono in cella se scassa, specie se ha la cresta e non l’abbassa, la mosca verde, ebbra di merde, si perde spesso tra le stronzate del congresso, scarica le mosche tze tze nel cesso che nessuno può stare nel soggiorno senza permesso.
Caparezza inizia la sua feroce criticando citando Silvio Berlusconi, chiamandolo “Il ragno”. Questi è il leader politico che in quel periodo era il maggior bersaglio della satira di sinistra. Il rapper parte criticando il suo smodato uso della propaganda televisiva che ha trasformato i cittadini in “prede” da far votare. La vespa gli concede l’alveare è ovviamente una citazione a Bruno Vespa e al suo Porta a Porta, luogo di molti celeberrimi momenti di politica televisiva del Cavaliere, come il celeberrimo Patto con gli italiani.
Berlusconi viene quindi accusato di parlare del nulla, di vivere nel lusso sfrenato pavoneggiandosi. Per fare questo cita anche il celebre caso del 1998 nel quale il politico denunciò il ritrovamento di dispositivo di ascolto in casa (le cimici del testo per l’appunto) che poi si scoprì aver piazzato lui stesso.
Capa passa poi a parlare del popolo. Di noi scarafaggi che non sappiamo nulla di ciò che la politica decide, dei ribelli comunisti (formica rossa) picchiati e arrestati dalla polizia (formiche nere). Cita poi la Lega (la mosca verde) e la sua politica intrasigente verso i clandestini (le mosche tze tze) lasciati affogare (scaricati nel cesso).
Vieni a vedere su vieni a vedere i meravigliosi insetti del podere e se ti chini, ma non riesci a vedere, tutto normale ti sono entrati nel sedere.
Vieni a vedere su vieni a vedere i meravigliosi insetti del podere e se ti chini, ma non riesci a vedere, tutto normale ti sono entrati nel…
Il ritornello è ovviamente un’esplicita critica al fatto che i politici agiscano in modo macchinoso e nascosto agli occhi della popolazione che poi ne subisce, inevitabilmente, le conseguenze.
Del podere sono insetti inetti per molti aspetti asettici manicaretti per i rettili, chiusi in parlamenti come tarli nei cassetti, talmente assenti che li prendi per suppellettili, hanno vite piatte come blatte, piattole nelle patte di notti con lucciole nelle bettole, sparano sciami di frottole, ma nascondono le pallottole come zecche tra le setole. Come i coleotteri fanno i brillanti, seducono amanti mantidi con manti di diamanti, e i grilli, lucidi cantanti d’idilli, ammutoliti da insetticidi epuranti di bruchi benestanti, che pagano crisalidi per ali di farfalla, ma restano ripugnanti. Alibi da libellule stagnanti che andando avanti fanno più ammutinati che nel Bounty.
Capa continua la sua critica parlando della classe politica in generale che è composta da elementi inetti che come i tarli trovano il loro habitat e il loro sostentamento nelle stanze che abitano, il Parlamento ovviamente. Questi sono anche assenteisti tanto che ai fini del loro lavoro sono utili come i soprammobili che adornano le stanze. Questi sono accusati di avare vite piatte, di sfruttare la prostituzione e dire incessamente bugie nascoste come le zecche tra il pelo degli animali. I politici hanno tutti la tendenza a fare “i brillanti”, a sedurre le donne (definite mantidi, insetti che notoriamente divorano il proprio partner) ricoprendole di diamanti.
Il rapper pugliese non fa sconti a nessuno e attacca poi i cantanti (i grilli). Questi intenti a cantare di vite serene e soavi (idilli) vengono ammutoliti se provano ad uscire da questo seminato dai giornalisti (bruchi benestanti) attraverso i loro articoli (insetticidi epuranti). Questi ultimi vorrebbero farsi belli agli occhi dei potenti (comprando delle crisalidi per avere poi le ali di farfalla), ma restano ripugnanti agli occhi di Caparezza. Tuttavia questo atteggiamento, secondo il rapper, crea ancor più malumori nella popolazione, aumentando il dissenso che porterà a una ribellione metaforicamente paragonata all’Ammutinamento del Bounty, il più famoso atto di sedizione nella storia della marina del Regno Unito avvenuto nel 1789.
Edizione straordinaria del podere della seraaaa…
Vedova nera piange per l’ape guerriera, licenziata in tronco la termite si dispera, millepiedi danno calci in culo alla frontiera, l’acaro ride perchè il mondo è una polveriera. La fanfara anticipa il corteo eccitato come una zanzara con il neon, imbizzarriti come tafani su cavalli da rodeo volano paroloni che nemmeno a Scarabeo. E lui “Marameo!”, non li ha cagati, pensa al suo team di coccinelle che eccelle nei risultati, certi grattacapi noiosi li affida a pidocchiosi avvocati che ragni dal buco ne hanno cavati, quindi c’è chi lo vuole sottoterra lombrico, chi gli piazzerebbe un bombo sull’ombelico, chi come una lumaca se lo suca e si accontenta di dargli una cavallettata sulla nuca!
L’ultima strofa è dedicata nuovamente al giornalismo e a Berlusconi. La prima parte parla infatti dell’editoria e del mondo di raccontare le notizie, con moglie che piangono i soldati morti in guerra, operai licenziati disperati, clandestini cacciati a calci o persone che ridono di disastri sociali solo perchè ne possono trarre profitto (l’acaro che sgignazza del fatto che il mondo sia una polveriera). E in tutto questo marasma, di persone che si azzuffano verbalmente e fisicamente, l’ultimo pensiero è ancora al Cavaliere. Questi con un sonoro “Marameo” si fa beffe dei problemi delle persone che ha sempre ignorato pensando al Milan (la squadra di coccinelle, quindi rosse e nere come la squadra di calcio, che ottiene grandi risultati sportivi).
Il leader di Forza Italia infatti si limita ad affidare agli avvocati tutti i vari problemi che possono capitare. Questo ovviamente scatena sentimenti contrastanti nel popolo. C’è chi lo vorrebbe uccidere, chi gli tirerenne addosso una bomba e chi infine, nel marasma di persone che cercano il benestare del Cavaliere per avere benifici, si limita a lanciargli contro un oggetto contundente. Il riferimento è a Roberto Dal Bosco che 31 dicembre 2004 colpiì Berlusconi alla testa con un cavalletto treppiedi.
Una satira violenta e spietata che non fa sconti a nessuno.
Che ne pensate di questo Gli Insetti del Podere? Apprezzate Caparezza? Ditecelo nei commenti.
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