Dredd – Il giudice dell‘apocalisse è un film del 2012 diretto da Pete Travis con la partecipazione di Alex Garland, che si dice essere il vero artefice della pellicola, con protagonista Karl Urban. Il Bllly di The Boys interpreta l’integerrimo giudice Joseph Dredd, trasposizione del fumettistico personaggio creato da John Wagner e Carlos Ezquerra nel 1977. Sebbene si tratti a tutti gli effetti di un film disgraziato che non ottenne un grande successo all’epoca e oggi quasi dimenticato, si tratta sicuramente di uno dei migliori cinecomic degli utlimi anni tanto da meritarsi un plauso dello stesso autore originale che invece prese le distanze dalla precedente trasposizione del 1995 che vedeva Sylvester Stallone indossare il celeberrimo casco del Giudice.
La trama di Dredd – Il giudice dell‘apocalisse si svolge in un futuro distopico nella decadente megalopoli di Mega-City One, un agglomerato urbano che si estende da Boston a Washington abitato da 800 milioni di persone. Qui la sicurezza della popolazione è garantita dai Giudici, figure la cui identità è celata da un casco, che sono allo stesso tempo Giudice, Giuria e Boia con poteri pressochè illimitati. Tra questi il più indefesso e incorruttibile è proprio il nostro Dredd, cecamente fiducioso nella legge e pronto a fare tutto ciò che ritiene necessario per farla rispettare.
In questo tutt’altro che paradisiaco scenario la minaccia maggiore è rappresentata da Ma-Ma, terrificante boss malavitoso interpretato in modo inquietantemente perfetto da Lena Headey che spaccia una particolare sostanza chiama slo-mo che, come suggerisce il nome, fa percepire a chi la utilizza, la realtà al rallentatore. Starà a Dredd, accompagnato dalla recluta Cassandra Anderson, mutante con poteri telepatici, sgominare il quartier generale di Ma-Ma e salvare la giornata.
Dredd – Il giudice dell‘apocalisse è un film quadrato che sa quello che vuole fare e lo fa benissimo. Non ci sono storie delle origini, ripercussioni psicologiche o drammi esistenziali di sorta. Dredd è la personificazione stessa della legge che deve fermare i criminali e questo è il suo unico scopo nel film. Ci viene presentato durante un inseguimento iniziale e dì capiamo tutto quello che c’è da capire su di lui. È un uomo serio, pericoloso, inflessibile, tendente alla violenza e con decisamente poca empatia nei confronti del prossimo. Ai fini del film non ci serve davvero altro. Un film che si basa su trama semplice asservita a 90 minuti di azione, violenza, sangue e adrenalina. Non potevamo chiedere di meglio.
Sulla falsa riga di quanto visto in un altro autentico capolavoro del cinema action, qual è The Raid, in questa pellicola i nostri eroi sono chiusi in un gigantesco palazzo pieno di criminali armati fino ai denti. Il loro scopo? Fermarli, ad ogni costo. E questo accade. Esattamente come nel film di Gareth Evans, l’utilizzo di un enorme fabbricato con molteplici piani come location serve a esaltare la messa in scena e a creare situazioni varie e interesanti. Si tratta infatti di un luogo gigantesco ma circoscritto in cui gli spazi possono diventare angusti tutt’a un tratto e rendere le avventure dei nostri protagonisti un’autentica lotta al gatto e al topo, nella quale a volte saranno felini, a volte roditori.
La regia risulta decisamente ispirata con movimenti di macchina intelligenti e dal ritmo variabile. Come infatti spiegato prima, la droga che minaccia Mega-City One fa percepire il mondo al rallentatore. Dunque l’utilizzo dello slow motion, spesso abusato in malo modo nei film action, qui non solo funziona, ma è anche perfettamente contestualizzato. Travis dunque lo utilizza sia come espediente narrativo frutto di un elemento protante del film ma anche come mezzo per rimarcare dettagli cruenti delle sparatorie e delle sequenze d’azione più violente in generale.
Plauso per gli attori che sono semplicemente perfetti. Karl Urban infatti, chiamato ad una prova davvero complicata dà il meglio di sè. Esattamente come la controparte fumettitica infatti, Dredd non si leva mai il casco. Questo dunque obbliga l’attore neozelandese a dare tutta la forza al personaggio attraverso la mimica, sia facciale che fisica, e il tono della voce molto ispirato a Clint Eastwood, che a sua volta era stato fonte di ispirazione per il fumetto. Urban è semplicemente perfetto e riesce ad essere credibile, intenso e profondo anche parlando decisamente poco e con metà del volto coperto dal casco.
Buona anche la prova di Olivia Thirlby nei panni della giovane Cassandra che riesce a mostrare allo stesso tempo la fragilità e la consapevolezza che deriva dall’utilizzo di un potere così potente come la telepatia. Una spalla assolutamente perfetta per Dredd della quale diventa quasi la rappresentazione parte umana e sensibile in contrasto con la fredda austerità del Giudice.
Tuttavia il grande punto di forza di Dredd – Il giudice dell‘apocalisse è sicuramente Lena Headey. L’attrice di Game of Thrones porta in scena un villain spietato, gelido e temibile. Incredibilmente affascinante anche ricoperta di cicatrici e che incute timore con un solo sguardo. In un mondo in cui avrebbe potuto essere un personaggio totalmente folle e sopra le righe e nessuno avrebbe avuto niente da ridire, lei decide di creare un villain calmo, sicuro. Non urla, ma parla piano, quasi sussurra. Non si agita mai, ma piuttosto pianifica e agisce con implacabile furia. E tutto questo genera sicuramente più terrore e disagio di un classico e ormai stereotipato Joker wannabe che spesso si traduce in schiamazzi con poco senso. Insomma, se Cersei Lannister vivesse a Mega-City One sarebbe fiera di Ma-Ma.
In conclusione, Dredd – Il giudice dell‘apocalisse è un film quadrato, funzionale, divertentissimo. Non cala di colpi neanche per un attimo e sceglie cosa vuole essere e lo fa in maniera egregia senza mai voltarsi indietro. La bravura degli attori, le splendide coreografie dei combattimenti, gli stunt eccelsi fanno il resto. Recuperatelo, non ve ne pentirete.