Arancia Meccanica, il film giapponese che ha ispirato Kubrick
Arancia Meccanica è senza dubbio uno dei capolavori di Kubrick, ma forse non tutti sanno che il regista si è ispirato all'estetica di un film giapponese degli anni '60
Nel 1971 arrivò al cinema uno dei film più amati e apprezzati nonché controversi di Stanley Kubrick, Arancia Meccanica.
Tratto dal romanzo omonimo firmato da Anthony Burgess, Arancia Meccanica portava in scena una realtà distopica e distorta, che seguiva pedissequamente la vita di Alex, un ragazzo ossessionato dalla violenza, dalla musica classica e dalla commistione tra le due realtà.
Al di là della storia tratta dal romanzo di Burgess, Stanley Kubrick sembrerebbe aver tratto alcuni elementi dell’estetica e della messa in scena di uno dei suoi capolavori da una perla del cinema asiatico, giapponese nello specifico: Il funerale delle rose, Bara no sôretsu in lingua originale.
Il film del 1969 è scritto e diretto da Toshio Matsumoto e tratta la vita di Eddie (Pîtâ) in un Giappone di fine anni ’60 che sembra non avere spazio per lui e per la comunità LGBT.
Incentrato su un gruppo di drag-queen, il film è arricchito anche da alcuni estratti documentaristici in cui il protagonista dell’opera si trova a reinterpretare il mito di Edipo, ma in chiave Queer, per arrivare poi alla conclusione violenta e tragica.
Arancia Meccanica e Il funerale delle Rose, le similitudini
Uno degli aspetti caratteristici della regia di Stanley Kubrick in Arancia Meccanica è il suo passare da frame e inquadrature pressoché immobili e statiche a composizioni accelerate, che hanno il compito di andare allo stesso ritmo della musica utilizzata, creando un sentimento di alienazione e tensione in chi guarda.
Di fatto Arancia Meccanica insegue il disturbante e Kubrick utilizza ogni metodo per dare questo senso di perdizione e di smarrimento dei punti di riferimento narrativi, giocando spesso tanto con la musica quanto con la velocità di riproduzione.
Ne è un esempio la scena in cui il protagonista Alex si trova con due donne, nel bel mezzo di un rapporto a tre: la scena, all’inizio quasi ferma, accelera di colpo per andare di pari passo con la musica di Rossini, creando un vero e proprio stridore nello spettatore. Le azioni del protagonista, dunque, si vestono di un significato e di un sentimento diversi da quelli canonici, creando appunto una spaccatura con le aspettative del pubblico.
Ne Il funerale delle rose (conosciuto anche con il titolo di Funeral Parade of Roses) succede qualcosa di simile: basti pensare alla scena in cui le eroine sono costrette a nascondere la droga prima dell’arrivo della polizia che potrebbe definire il loro futuro e il loro destino. Anche in questo caso sullo schermo appare una vera e propria accelerazione che cambia il sentimento del pubblico legata alla scena stessa.
Un’altra similitudine che si potrebbe riscontrare tra Arancia Meccanica e Il funerale delle rose è quella che esiste tra le lunghe e quasi ipnotiche ciglia finte che indossa Alex e quelle indossate invece da Eddie e dalla sua banda di amici. Un elemento che sottolinea anche la fascinazione del male.
In questo senso, forse, l’elemento che accomuna di più i due film è l’attrazione che i protagonisti Eddie e Alex provano nei confronti della violenza, soprattutto in quella gratuita, che non ha ragione di essere se non la propria esistenza stessa.
Il legame tra i due film e la lettura che fanno della violenza è così forte che esiste persino una teoria fatta da alcuni spettatori secondo cui il prologo di Arancia Meccanica – in cui Alex (interpretato da Malcolm McDowell) ha due occhi cuciti sui polsini della camicia – sarebbe un implicito proseguimento dell’epilogo de Il funerale delle rose, in cui – ATTENZIONE SPOILER – Eddie finisce col cavarsi gli occhi.