Prey: il Predator a caccia di Comanche funziona [RECENSIONE]

Da oggi su Disney Plus è disponibile Prey, prequel di Predator che diverte e convince. Ecco la nostra recensione

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Da quando nel 1987 John McTiernan creò Predator, autentica pietra miliare del cinema action, l’idea di una creatura aliena intenta a cacciare esseri umani sul nostro pianeta è divenuta fonte d’ispirazione per decine e decine di altri film. Il design del mostro, la sua visuale in prima persona, la sua armatura invisibile hanno fatto scuola portando a seguiti e cloni più o meno tutti deludenti. Tuttavia questo Prey, prequel ambientato nell’America del 1700 diretto da Dan Trachtenberg riesce in un’impresa che a nessun altro seguito del primo Predator era ancora riuscita: funzionare.

Prey: Il Trailer

Il Cast:

  • Amber Midthunder: Naru
  • Dakota Beavers: Taabe
  • Stormee Kipp: Wasape
  • Michelle Thrush: Aruka
  • Julian Black Antelope: Capo Kehetu
  • Dane DiLiegro: Predator

Prey: La Trama

America: 1700. La tribù dei Comache deve far fronte ad una minaccia che nessuno aveva mai conosciuto prima. Un gigantesco alieno, armato di armi futuristiche è infatti arrivato sul nostro pianeta con un solo scopo: cacciare e uccidere. La protagonista Naru, la prima a fare la conoscenza con il ben poco gradito ospite, dovrà cercare di avvertire la sua tribù del pericolo imminente oltre che escogitare un modo per far fronte alla minaccia che sembra non aver alcun punto debole.

La giovane dovrà inoltre cercare di farsi accettare dai suoi fratelli che non la ritengono all’altezza di diventare una cacciatrice, ritenendola neanche lontanamente abile come suo fratello. Sebbene infatti tutta la sua famiglia insista sul fatto che lei debba essere una curatrice e rimanere a casa, Nari vuole andare nella foresta e provvedere al sostentamente della sua famiglia. Solo che in questo caso per dimostrare il suo valore diventerà la preda della sua stessa preda.

Prey: La Recensione

Sebbene la trama di questo Prey non si distacchi troppo da quella vista già oltre 30 anni fa, con un alieno che arriva sulla Terra con l’unico scopo di cercare la bestia più difficile da cacciare per esibirla come trofeo, il film trova linfa vitale dall’azzeccata ambientazione che si è pensato di dare. La terra dei Comanche, tribù che si trova suo malgrado a fare i conti col Predator, riesce davvero a esaltare il concetto di base del film.

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Naru infatti, la nostra protagonista, all’inizio della storia, vuole prendere parte alla grande caccia che gli permetterà di diventare a tutti gli effetti un cacciatore della sua tribù al pari di suo fratello che ci viene presentato come il miglior in questo senso tra tutti i Comanche della zona. Quando dunque la giovane scopre l’esistenza di una creatura misteriosa che sta facendo incetta di tutti gli animali e che potrebbe portare la morte in tutta la sua tribù, si troverà costretta a cacciare per salvare la sua vita sua e quella della sua famiglia.

La scrittura dei personaggi in un film come Prey dove è l’azione a fare da protagonista, è stata studiata e calibrata bene. L’opera scorre liscia e il ritmo cresce sensibilmente fino al climax finale. Tuttavia nei pochi momenti di calma i protagonisti non appaiono essere della semplice carne da macello nel personalissimo safari del Predator, ma risultano essere ben caratterizzati. Questo aumenta l’immersione dello spettatore nei panni degli sventurati Comanche fatti a brandelli dall’alieno.

I dialoghi tra Naru e sua madre o suo fratello e le scene nella quale vediamo al nostra protagonista allenarsi, seguire tracce o uscire dai guai nei quali si caccia non servono solo a dare spessore ai personaggi ma anche a dare rilevanza e importanza ai momenti nei quali il Predator si limita a cacciare gli animali. L’intero primo atto risulta godibile grazie a questi escamotage di sceneggiatura che non costringono il regista a forzare la mano con sangue o azione ulteriore che avrebbero inflazionato tutto quello che poi sarebbe arrivato nella successiva ora di film.

Registicamente Prey si presenta bene. Dan Trachtenberg, dopo l’ottimo 10 Cloverfield Lane, si dimostra talentuoso ed estroso e usa la macchina in modo intelligente e dinamico. La camera ruota e si muove in modo rapidissimo nei momenti nei quali il Predator bracca i Comanche facendoi sentire addosso la sensazione di confusione e paura che gli sventurati nativi americani stanno provando in quel momento. Alcuni campi lunghi azzeccati, come quello relativo alla fuga di Naru o quello davvero poetico che cattura il momento iniziale della caccia al leone prima dell’arrivo dell’alieno sulla Terra, regalano una profondità all’azione che altrimenti avrebbe potuto rimanere soffocata tra le fronde della foresta.

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Innegabile che molto del lavoro registico di Prey, specie nelle scene che vedono il Predator mattatore prendano a piene mani da quanto fatto da John McTiernan. Tuttavia non si tratta di un difetto. Difficilmente si potrebbe fare meglio di quanto fatto nel film del 1987 e dunque molti elementi vengono ripresi e adattati all’ambientazione Comache rendendo la regia in ogni caso gradevole e mai forzata.

La fotografia, gestita dall’ottimo Jeff Cutter, già insieme a Trachtenberg nel precedente film del regista, si avvale moltissimo di luce naturale, facendoci immedesimare al massimo nell’ambiente boschivo ma tendendo a volte all’eccessiva scurezza, rendendo poco intelleggibili le scene d’azione molto concitate. Davvero ottima nei momenti di calma dei primi due atti, decisamente meno funzionale nel finale dove le movenze del Predator mal si sposano con questa scelta stilistica. Ottima la realizzazione tecnica degli effetti speciali. I molti animali che si vedono in Prey risultano veri e credibili. Tant’è vero che la scena nel quale appare un feroce orso è forse la migliore dell’intero film.

L’opera scorre in modo divertente fino alla fine dove tuttavia c’è forse il vero punto debole del film. Dopo una costruzione sapiente della tensione nei primi due atti il finale risulta confusionario, poco chiaro e davvero troppo assurdo. Sebbene si parli di nativi americani che devono contrapporsi ad un alieno potentissimo e con armi futuristiche, la sospensione dell’incredulità richiesta nelle ultime scene è davvero troppa e il tutto stona con l’invece sceneggiatura intelligente di tutto il resto del film. L’escamotage ad esempio che Naru idea per combattere la celeberrima visione termica del Predator, il momento che fa il paio con Arnold Schwarzenegger che si ricopre di fango nel film originale, sembra davvero buttato lì non soddisfando assolutamente come fece McTiernan ormai tanti anni fa.

In conclusione Prey è davvero un ottimo film. Ben pensato, ben girato, ben interpretato. Sebbene soffra di alcuni momenti più deboli e che in alcuni casi Trachtenberg sembri perdere il filo del discorso, tutto si regge in piedi egregiamente e diverte senza annoiare mai lo spettatore.

Che ne pensate? Lo avete già visto?