Dopo il debutto record negli Stati Uniti, con un incasso di 44 milioni di dollari solo nel primo weekend, il terzo horror firmato Jordan Peele arriva anche nei cinema italiani questo 11 agosto. Ma com’è davvero Nope, insolito fantahorror dalle venature western, interpretato dal premio Oscar Daniel Kaluuja e l’incontenibile Keke Palmer?
Scappa – Get out figura tra gli esordi più folgoranti nella Storia del cinema americano. E proprio grazie alla forza deflagrante del suo primo lungometraggio, un successo internazionale ma soprattutto trasversale, in grado di coinvolgere pubblico e critica, Jordan Peele ha saputo imporsi rapidamente come uno dei registi (e producer) più influenti del panorama statunitense.
La chiave di volta del suo cinema è di natura smaccatamente politica. La questione afro-americana, infuocata dal movimento Black Lives Matter, è al centro di qualunque metafora, della trama e l’intreccio dei suoi tre film horror, ma è anche il filo rosso che lega il suo lavoro di attore, sceneggiatore, regista e produttore.
Il punto di riferimento resta chiaramente la visione di George A. Romero sulle storie del terrore, interpretate sempre in chiave altamente allegorica, come metafora della società americana, le sue ossessioni, la violenza intrinseca delle sue dinamiche.
Peccato che nel caso di Nope la potenza di queste immagini allegoriche, dopo Get out e Us sembra perdersi nella ricerca spasmodica dell’originalità. E l’innesto tra due sotto-trame, ma soprattutto il clash tra i generi Horror, Sci-Fi e Western, non sembra purtroppo risolversi nella dovuta fusione atomica, lasciando piuttosto la sensazione di un film debole, tremendamente sfilacciato.
Nope: La trama
Otis Haymood Jr, detto Oj (Daniel Kaluuja) e sua sorella Emerald Haywood, detta Em (Keke Palmer) prendono le redini dell’allevamento di famiglia dopo l’improvvisa morte del padre. Convinti che sia stato ucciso da una presenza aliena, sono determinati a catturare l’immagine dell’Ufo, nascosto in una falsa nuvola che incombe da giorni sulla tenuta.
Nel frattempo, proseguono la tradizione di famiglia, proponendo i loro cavalli ammaestrati ai produttori di Hollywood. Tra i loro clienti c’è anche Ricky “Jupe” Park (Steven Yeun), del parco dei divertimenti Jupiter’s Claim. Ricky da bambino è stato una star della televisione e resta ancora celebre come il piccolo protagonista della sitcom Gordy’s Home.
Ma soprattutto, Ricky resta celebre come unico sopravvissuto di un brutale incidente sul set. Un inspiegabile raptus di violenza che ha visto la tenera scimmietta Gordy rendersi protagonista dell’aggressione e l’assassinio di tutti gli attori in scena.
Oj e sua sorella coinvolgeranno anche il controverso documentarista Antlers Holst (Michael Wincott) e il commesso di una catena di elettronica, Angel Torres (Brandon Pere) per dirimere il mistero, indurre l’Ufo ad abbandonare la nuvola e catturare le prime vere, inconfutabili immagini cinematografiche, pronte a dimostrare definitivamente la presenza aliena sulla terra.
Nope: Recensione (No spoiler)
Spettacolo e sfruttamento, o meglio spectacle ed exploitation: questi sono i due temi indicati dallo stesso Jordan Peele come le colonne portarti del suo terzo lungometraggio, Nope. E su tutto, l’angoscia della pandemia, il Covid-19, il terrore legato ai suoi devastanti effetti sull’industria cinematografica, in particolare per quanto riguarda l’esperienza del cinema in sala.
L’attrazione quasi morbosa esercitata dal mondo dello spettacolo incontra così il tema dello sfruttamento degli afro-americani. Non a caso, il film e perfino il trailer di Nope si aprono sulle prime immagini cinematografiche mai girate. Sulla breve sequenza di un cavallo lanciato al galoppo, dov’era presente anche un fantino nero, rimasto sempre un’entità senza nome.
Come il fantino sembra rimasto fatalmente escluso dagli annali della Storia del Cinema americano, così Jordan Peele ha dichiarato tra i principali punti di riferimento di Nope il primo film capace di riaffermare una verità storica, riammettere finalmente la presenza dei neri nel Selvaggio West. Un film scritto e interpretato da Sidney Poitier nel 1972: Non predicare… spara!
Nope: La fusione mancata tra il Selvaggio West, Il Mago di Oz e Incontri ravvicinati del terzo tipo
Il primo Western dell’era “revisionista”, quando l’epica della frontiera si spoglia del mito dell’uomo bianco, le primissime, pionieristiche immagini in movimento, una sitcom che sembra rimandare chiaramente ai telefilm degli anni ’80 come Il mio amico Arnold. Tutte queste suggestioni incontrano così la struttura di un film di Fantascienza.
Ma come spesso accade a chiunque abbia tentato la quadratura impossibile tra i due generi più popolari della cinematografia americana, il Western e la Fantascienza, il risultato è tremendamente confuso, mentre il senso, le emozioni e il potere di attrazione delle immagini si perdono nella lentezza di un film che sembra cercare la stranezza a tutti i costi.
Sequenza dopo sequenza, sono gli stessi protagonisti del film a citare i classici ripresi da Nope: Il Mago di Oz di Victor Fleming (1939), Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg (1977) e Signs di M. Night Shyamalan (2002). Peccato che questa volta, il gioco metacinematografico, la realtà che supera la più fervida immaginazioni, mostri presto la corda.
Per altro Jordan Peele ha scelto di rilanciare ancora la posta, tentando l’innesto di Western , Fantascienza e Horror. Forse cercando la perfezione che appartiene solo a Westworld di Michael Crichton (1973) e la recente serie reboot creata da Jonathan Nolan e Lisa Joy per HBO.
O forse, che quando Western e Horror si incontrano il rischio concreto è sempre evocare gli esiti disastrosi di film involontariamente comici come Billy the Kid Versus Dracula di William Beaudine (1966), identificato dal protagonista John Carradine come l’errore più terrificante della sua carriera.
Nope: il terzo film di Jordan Peele non esplode (ma sbanca comunque il botteghino)
Travalicare il confine col ridicolo non è neanche il problema di un film come Nope. Purtroppo, il limite imperdonabile del terzo horror firmato da Jordan Peele è il sapore insipido di una minestra riscaldata, il contrasto stridente tra ingredienti insoliti malamente amalgamati, laddove dovrebbe esserci invece un sublime pastiche post-moderno.
L’unica sequenza che riservi qualche vera emozione resta quella della scimmia impazzita. Ma se, una volta usciti dal cinema, vi chiederete ancora cosa diavolo significhi quella, così come molte altre sequenze, noi restiamo confusi come voi.
In America Nope di Jordan Peele, forte anche dell’interpretazione del premio Oscar Daniel Kaluuja sta comunque registrando incassi da record. E forse, anche in Italia l’aura di Get Out e Us finirà per portare il pubblico in sala il prossimo 11 agosto.
L’estate cinematografica sui nostri schermi riserva comunque ben altre sorprese, su tutte Crimes of the Future di David Cronenberg. Per scoprire i nostri titoli preferiti, continuate a seguirci.