Giorgio Gaber è stato un cantautore fondamentale nella storia contemporanea della musica italiana. Debuttante già alla fine degli anni ’50 agli albori del rock and roll italiano e tra i pionieri della nuova musica che arrivava da oltreoceano, Gaber ha avuto una carriera lunga e prolifica, evolvendo la sua musica e arrivando a toccare il teatro ed il cabaret.
Dal duo formato con Enzo Jannacci alle ultime canzoni, l’artista milanese ha saputo ritagliarsi una strada personale nella panorama italiano, guardando dapprima all’America e poi all’Europa, creando di fatto con Sandro Luporini il Teatro canzone.
Io non mi sento italiano è uno dei suoi brani più celebri e ascoltati ancora oggi, nonostante si tratti di una canzone uscita postuma. L’album esce infatti a poche settimane dalla scomparsa prematura del cantante, che ci lascia con una canzone melanconica, un’agrodolce canzone sull’Italia, gli italiani, il nostro passato ed il nostro futuro.
Ecco il testo e il significato della celebre canzone di Giorgio Gaber.
Ma per fortuna o purtroppo lo sono!
Io G. G. sono nato e vivo a Milano
Io non mi sento italiano Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Gaber inizia mettendoci la sua firma. G. G. è chiaramente lui stesso, nato e cresciuto a Milano. Gaber ci dice di non sentirsi italiano, ma di fatto lo è. Per fortuna o purtroppo, lo capiremo (forse) più avanti.
La forma è quella di una lettera aperta, che ricorda per molti aspetti Le déserteur di Boris Vian, anch’essa indirizzata al Presidente del proprio paese.
Mi scusi Presidente Non è per colpa mia Ma questa nostra Patria Non so che cosa sia Può darsi che mi sbagli Che sia una bella idea Ma temo che diventi Una brutta poesia
È il concetto di Patria a sembrare lontano da Gaber. Ammette la possibilità di errore, ma è evidente la sua sensazione di non appartenere ad un popolo italiano che presto andrà a descrivere.
Mi scusi Presidente Non sento un gran bisogno Dell’inno nazionale Di cui un po’ mi vergogno In quanto ai calciatori Non voglio giudicare I nostri non lo sanno O hanno più pudore
Il riferimento è ai calciatori della nazionale, spesso sorpresi in passato dalle telecamere mentre sbagliano l’inno prima delle partite.
Io non mi sento italiano Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Non vedo alcune motivo per essere orgogliosi…
Mi scusi Presidente Se arrivo all’impudenza Di dire che non sento Alcuna appartenenza E tranne Garibaldi E altri eroi gloriosi Non vedo alcun motivo Per essere orgogliosi
Alla base della sfiducia di Giorgio Gaber c’è un’assenza di figure di riferimento nel passato recente, ad eccezione di Garibaldi.
Mi scusi Presidente Ma ho in mente il fanatismo Delle camicie nere Al tempo del fascismo Da cui un bel giorno nacque Questa democrazia Che a farle i complimenti Ci vuole fantasia
E se di figure positive ne mancano, quelle negative, i fascisti, ci sono eccome.
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Questo bel Paese Pieno di poesia Ha tante pretese Ma nel nostro mondo occidentale È la periferia
Gaber soffre la scarsa centralità dell’Italia nello scenario internazionale, definendola “periferia”, nonostante le pretese di grandezza che gli attribuisce.
E non funziona niente!
Mi scusi Presidente Ma questo nostro Stato Che voi rappresentate Mi sembra un po’ sfasciato E’ anche troppo chiaro Agli occhi della gente Che tutto è calcolato E non funziona niente
Sarà che gli italiani Per lunga tradizione Son troppo appassionati Di ogni discussione Persino in parlamento C’è un’aria incandescente Si scannano su tutto
E poi non cambia niente
Il riferimento alla politica, spesso presente nelle canzoni di Giorgio Gaber, non manca qui. L’immobilismo del parlamento e i problemi strutturali del Paese sono fino troppo chiari anche “agli occhi della gente”.
Io non mi sento italiano Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Mi scusi Presidente Dovete convenire Che i limiti che abbiamo Ce li dobbiamo dire Ma a parte il disfattismo Noi siamo quel che siamo E abbiamo anche un passato Che non dimentichiamo
Cos’è il Rinascimento!
Mi scusi Presidente Ma forse noi italiani Per gli altri siamo solo Spaghetti e mandolini Allora qui mi incazzo Son fiero e me ne vanto Gli sbatto sulla faccia Cos’è il Rinascimento
Ci sono però dei motivi per andare fieri della propria Patria, che secondo Giorgio Gaber sarebbero da andare a ricercare in un passato ormai piuttosto remoto. In particolare il Rinascimento è il suo motivo di fierezza e statuto da ostentare per difendere il nome dell’Italia.
Io non mi sento italiano Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Poteva andarmi peggio!
Questo bel Paese Forse è poco saggio Ha le idee confuse Ma se fossi nato in altri luoghi Poteva andarmi peggio
Gaber ammette, in fondo, che poteva decisamente andargli peggio, e che tutto sommato essere italiani è ancora un privilegio.
Mi scusi Presidente Ormai ne ho dette tante C’è un’altra osservazione Che credo sia importante Rispetto agli stranieri Noi ci crediamo meno Ma forse abbiam capito Che il mondo è un teatrino
Il cantante attribuisce al mondo il significato di teatrino, in una riflessione dolceamara sul significato di questa vita ormai prossima alla fine per lui.
Mi scusi Presidente Lo so che non gioite Se il grido “Italia, Italia” C’è solo alle partite Ma un po’ per non morire O forse un po’ per celia Abbiam fatto l’Europa Facciamo anche l’Italia
Il finale della canzone contiene un invito a creare, finalmente, questa Italia, ancora troppo separata e acerba come nazione. In fondo, Gaber si può dire sia “per fortuna” che “purtroppo” italiano, tra molte cose che non funzionano ma anche un passato glorioso e una nazione (diremmo un popolo) ancora da costruire.
Io non mi sento italiano Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Io non mi sento italiano Ma per fortuna o purtroppo Per fortuna o purtroppo Per fortuna Per fortuna lo sono