Stranger Things: Master of Puppets, testo e significato della canzone suonata da Eddie [VIDEO]

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Testo della canzone in italiano:

Fine della passione [di Cristo], ti stai sbriciolando
Io sono la tua fonte di auto-distruzione
Vene che pompano paura, succhiando oscurità
Che conduce alla costruzione della tua morte

Assaggiami e vedrai
Che più è ciò di cui hai bisogno
Dedicato a
Come ti sto uccidendo

Striscia più veloce
Obbedisci al tuo padrone
Brucia più veloce
Obbedisci al tuo padrone

Mastro burattinaio, tiro i tuoi fili
Corrompendo la tua mente e infrangendo i tuoi sogni
Accecato da me non puoi vedere nulla
Soltanto chiama il mio nome, perché ti sentirò gridare

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Lavoro con l’ago è il metodo, non tradire mai
La vita di una morte che diventa più lampante
Monopolio di dolore, miseria rituale
Taglia la tua colazione in uno specchio

Padrone, padrone, dove sono i sogni che ho inseguito?
Padrone, padrone, mi hai promesso solo bugie
Risate, risate, tutto quello che vedo o sento sono risate
Risate, risate, ridi del mio pianto
Mettimi a posto [dammi la mia dose]

L’inferno vale tutto questo, habitat naturale
Solo una rima senza ragione
Labirinto senza fine, alla deriva su giorni contati
Ora la rua vita è fuori stagione

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Io ti terrò occupato
E io ti aiuterò a morire
Io correrò attraverso di te
Ora comando anche te

Significato e interpretazione del brano suonato da Eddie

Come possiamo vedere il brano è un dialogo tra una persona dipendente da droga (eroina, probabilmente) e la famosa “scimmia sulla schiena”, personificazione della dipendenza stessa. Qui non si tratta di un animale bensì di un padrone (o maestro, master), che assume in particolare i connotati di un mastro burattinaio. E in quanto tale, tira “i fili” della sua vittima.

Il padrone ovviamente non esiste, ma il tossico-dipendente è semplicemente vittima del suo stesso bisogno spasmodico di un’altra dose. Di fatto è quindi uno schiavo non di un’entità reale ma di una che esiste solo nella sua testa. E che, ciò nonostante, lo comanda a bacchetta e lo condanna a un’esistenza di sofferenza e dolore.

Come sappiamo infatti la dipendenza da droghe come l’eroina riduce infine inevitabilmente ad un ciclo perpetuo di auto-distruzione, che ha per giunta un solo, lugubre finale. La canzone dei Metallica in questo senso non lascia scampo né speranza: è chiaro che il protagonista non potrà non fare una brutta fine.

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La passione di Cristo (passion play) richiamata in apertura lo trasforma in una figura sacrificale, blasfema persino (più avanti si cita l’inferno), che può essere anche una mitizzazione della propria vicenda da egli costruita nella sua mente. E il percorso di auto-distruzione viene operato da lui stesso con un lavoro di fino, lento, come il cucito e utilizzando, non a caso, un ago.

Fondamentalmente Master of Puppets è solo uno dei tanti brani in cui i Metallica affrontano il tema della morte e della distruzione di uno o più individui tramite specifici percorsi che li conducono all’abisso. Il brano come si diceva non lascia scampo e si limita ad una furiosa descrizione degli eventi, commentata da una spietata quanto celebre risata finale.

Volendo si potrebbe forse operare un collegamento tra Vecna, oppure il Mind Flayer, e il modo in cui controllano e decidono della vita (e della morte) delle loro vittime. Ma è più probabile che la canzone sia stata scelta specialmente in virtù della propria popolarità ed iconicità. In questo senso, ovviamente, ancora una volta i Metallica (grazie anche a Eddie) hanno fatto la loro parte.

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