Uncharted 4: A Thief’s End, l’avventura più completa e personale di Nathan Drake | RECENSIONE

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Uncharted 4: la degna fine della saga di Nathan Drake?

Il quarto titolo della saga di Uncharted è anche quello che, come sappiamo, vede la conclusione delle avventure di Nathan Drake e dei suoi compagni. Avventure che si concludono nel migliore dei modi, ovviamente, con una bella lezione per tutti ma anche con un potenziale per nuove vicende e sequel mai sviluppati.

Questo, certo, se non si considera lo spin-off The Lost Legacy, uscito nel 2017. Ma, in quanto primo e unico titolo della saga uscito per PlayStation 4 (se non citiamo le varie remaster), questo gioco funge sicuramente come completamento ideale e per certi versi apice perfetto nella storia dell’avventuriero metà Indiana Jones, metà Lara Croft.

E si comincia dall’inizio, ossia dall’infanzia di Nate; che qui viene esplorata a tutto tondo in relazione al fratello maggiore Sam e all’eredità che i due si trascinano dietro. Che è, naturalmente, quella che li ritrova cacciatori di tesori, un po’ scavezzacollo un po’ furfanti ma in fondo buoni, assieme ai vecchi comprimari: Victor Sullivan ed Elena Fisher.

Stavolta si va alla ricerca nientemeno che di una leggendaria città fondata dal celebre corsaro Henry Avery, luogo utopistico di riunione per ladri e pirati che voleva essere un paradiso per chi intendeva vivere “al di fuori della legge”. Il tema della moralità e della distinzione tra giusto e sbagliato è al centro della trama.

E lo è già a partire da come Nate decide di ingannare ancora una volta Elena, ora sua compagna di vita, quando sceglie di riprendere una vecchia missione dopo aver ricevuto una visita del fratello Sam, più furbo e doppiogiochista di lui. Nate credeva che Sam fosse morto in una prigione di Panama anni e anni prima.

Un titolo per PlayStation 4 che è già un classico

Di mezzo ci sono un magnate megalomane, tal Rafe Adler; e una mercenaria con un esercito al soldo di lui, Nadine Ross. Ai tempi la missione s’era conclusa male e Nate e Rafe erano scappati dalla prigione di Panama credendo Sam ucciso dalle guardie. Dopo tanti anni invece quest’ultimo si ripresenta raccontando una storia incredibile.

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Sarebbe infatti riuscito a scappare dalla prigione grazie all’aiuto di un signore della droga, che però una volta appresa la storia di Avery e del tesoro nascosto dal pirata, avrebbe iniziato ad “insistere” con Sam per averne una parte. Sam sarebbe quindi sotto ricatto, e chiede aiuto a Nate; ma si tratta di un grosso inganno.

I due si aggirano per i più differenti ambienti, da una villa in Italia alle highlands scozzesi e fino in Africa, alla ricerca dei complicati indizi che Avery lasciò secoli prima per chi intendeva unirsi alla sua privilegiata congrega ladresca. Nel frattempo si svela l’inganno. Sam è sempre stato al soldo di Rafe, e si è rivolto a Nate solo perché i due non sapevano più che pesci pigliare nella ricerca del tesoro.

Elena scopre che Nate le ha mentito (dicendole di essere impegnato in un lavoro di recupero sottomarino) e lo raggiunge, mettendolo di fronte alla propria morale e alle scelte che compie. Sta a Nate, ancora una volta ma mai come prima, capire che cosa è importante davvero per lui e che cosa invece è solo utile al suo orgoglio e alla sua ambizione personale.

Dopo diverse peripezie tutti giungono a Libertalia, la decantata città-paradiso dei pirati, e scoprono un’orribile verità. I bucanieri si sono tutti uccisi a vicenda, provando una volta di più che la parola di un ladro non vale nulla; e che solo l’onestà, alla fine, ripaga. E Nate sceglie di essere onesto con Elena, coinvolgendola in quest’ultima avventura andando al salvataggio di Sam, che insegue il tesoro fino alla fine.

Le avventure di Nathan Drake potranno mai continuare?

In una sequenza molto in stile The Goonies (e ripresa nel film del 2022), lo scontro finale tra Nate e Rafe va in scena dentro un’antica nave pirata nascosta in una caverna. Dell’enorme tesoro che vi è stipato, Nate sfrutta un mucchio appeso a una rete per uccidere Rafe dopo un duello a colpi di sciabola, con un contrappasso davvero d’uopo.

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Sam se ne va con Sully, continuando la sua vita avventurosa; mentre Nate ed Elena decidono di mettere su famiglia. Li ritroviamo anni dopo con una figlia, Cassie, che ha preso da entrambi e sembra impaziente di andare all’avventura sulle orme dei genitori. Ma ci sarà tempo per questo e altro.

Il gameplay di Uncharted ne abbraccia appieno la natura ambiziosa. Pur prendendo le mosse da un classico gioco di avventura con ampi elementi di TPS, Uncharted 4 va molto più in là; per quanto riguarda non solo le sequenze d’azione ma anche atmosfere, ambientazioni, dialoghi e attenzione ai dettagli. Le parti della storia si intrecciano alla perfezione con contesti finemente sviluppati e possibilità di gioco davvero notevoli.

Si sperimenta per la prima volta anche l’open map nella sezione ambientata in Africa, modalità di gioco che poi ritornerà in Uncharted: The Lost Legacy e vedremo in versione ben più sviluppata in The Last of Us Pt. II, altro capolavoro Naughty Dog. A completare l’esperienza concorrono elementi di racing e driving, che vedono Nate e Sam alla guida di motoscafi, motocicli e jeep, in scenari avventurosi classici e coinvolgenti.

Il gioco rappresenta insomma l’eccellenza videoludica allo stato dell’arte; e pur non pretendendo di giungere alle articolazioni filosofiche di un TLOU certamente si fa strada tra i titoli dell’ultimo decennio con la testa alta. Ed è un peccato che, per ora almeno, Naughty Dog abbia deciso di non proseguire su questa strada, magari con le avventure della giovane Cassie. Ma chissà, magari in futuro avremo delle sorprese.

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Uncharted 4: A Thief’s End | Testato su PlayStation 4

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RECENSIONE
VOTO
9.0
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Andrea Campana
Scrivo di musica, cultura, arte, spettacolo e cinema. Ho pubblicato su SentireAscoltare, OndaRock, Cinergie, Digressioni, Radio Càos, Rock and Metal in My Blood.
uncharted-4-recensioneUncharted: A Thief's End chiude (?) un cerchio iniziato bene è finito in modo portentoso. Il gameplay è ancora più fresco e variegato, tecnicamente siamo al non plus ultra della resa visiva e la narrativa riesce addirittura a superare il secondo fatidico capitolo.