Un’inchiesta rivela che ancora moltissimi italiani si dedicano al download illegale di contenuti
Un tempo, diciamo dieci o quindici anni fa, il download illegale in rete era come sappiamo diffusissimo. L’utilizzo di software come BitTorrent o, prima ancora, eMule (e tornando indietro fino a Kazaa o al famoso Napster) era di fatto l’unico modo per procurarsi gratis e in fretta in formato digitale musica, film, episodi di serie tv e mille contenuti di varia natura.
Il fenomeno è stato arginato negli anni successivi dall’arrivo delle piattaforme streaming. Con gli anni ’10 e l’arrivo di sevizi come Netflix (per cinema/serie tv) o Spotify (per la musica), più l’ampia diffusione di YouTube e la disponibilità di quasi ogni fenomeno via social (meme, immagini, video su Twitter, Facebook e Instagram), il download illegale si è reso sempre meno necessario.
Ma questo non significa che sia scomparso. Infatti uno studio condotto da Time2Play ha intervistato 1.120 italiani tra 18 e i 33 anni e con reddito medio, constatando tra di essi ancora un’ampia diffusione della pratica del download illegale e quindi della pirateria informatica. Ben il 68% degli intervistati ha infatti dichiarato di aver scaricato contenuti multimediali illegali.
Il che tendenzialmente significa sempre tramite i .torrent, metodo di aggiramento dei copyright dei prodotti che in Italia è del resto molto meno diffuso dalla chiusura del famoso sito TNT Village. Le basi filosofiche di queste forme di pirateria le conosciamo. La “cultura” (musica, cinema, serie tv, ma anche arte, spettacoli teatrali ecc.) dovrebbe essere disponibile per tutti e non a pagamento.
Il download illegale è ancora un fenomeno diffusissimo
Lo studio rivela tuttavia motivazioni molto più terra-terra nell’adozione di questi metodi di download, e facilmente intuibili. Primo: il “pirata” medio non ha abbastanza soldi per abbonarsi a tutte le piattaforme che vorrebbe seguire (Netflix, Amazon Prime Video, Disney+ ecc). Secondo: su alcune di queste piattaforme, anche volendo, non si trovano i contenuti desiderati.
Quest’ultimo caso è per esempio quello di Star Trek, che Paramount ha annunciato di voler togliere da Netflix in Europa sperando (vanamente, prevediamo) di portare gli utenti del continente ad abbonarsi a Paramount+. Risultato: le nuove serie come Discovery e Strange New Worlds non saranno su Netflix, e si prevede che molti trekkies ricorreranno ai .torrent anche solo per ripicca.
Oltre a queste due motivazioni per il ricorso alla pirateria ce n’è una terza, molto chiara e banale: perché pagare quando posso avere qualcosa gratis? Tutto si riduce quindi ad uno scontro tra comodità e velocità, prezzo e valore. Pagare per vedere il prossimo film MCU su Disney+ (o al cinema), oppure aspettare un po’ e rischiare per poterlo però vederlo gratis e senza abbonamenti, password e impegno?
Questo è quanto afferma il 74,9% degli intervistati secondo lo studio di Time2Play. E non è finita, perché alcuni hanno anche addotto spiegazioni quali “in fondo agli italiani piace rubare” e “[scaricare illegalmente] è contro le regole, e perciò divertente”. Due argomentazioni che ci auguriamo ben in pochi sosterranno come input verso il download illegale, per chi eventualmente vi fa ricorso.
Fonte: Cellulari.it
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