Tutte le cose belle sono destinate a finire, e così anche gli incubi. Ma il gran finale di Stranger Things 4 segnerà davvero il trionfo del Bene sul Male? Purtroppo è troppo presto per dirlo, già che la prima parte dell’ultima stagione, su Netflix dal 27 Maggio, sceglie di rispondere ad alcune domande, ma soprattutto moltiplicare ancora le linee narrative di questo oscuro, irresistibile intreccio.
Per assistere a un vero e proprio pay-off dovremo necessariamente aspettare il 1 Luglio, data di uscita della seconda parte della quarta stagione. Tutto con una unica e sola certezza. Ovvero, che l’ultimo episodio durerà ben 2 ore e mezza. Un lungo addio che forse potrebbe lasciare ancora tante questioni aperta, in vista della quinta e ultima stagione di una tra le serie più amate di sempre.
Un-heimlich era il termine freudiano, traducibile come inconsueto, estraneo, non familiare. In questo senso è possibile affermare che Stranger Things abbia saputo cogliere l’essenza stessa del perturbante, moltiplicando il dispositivo e tutte le sensazioni ad esso legate fino all’ennesima potenza.
L’horror anni ’80, la disco music, Il tempo delle mele e Carrie lo sguardo di Satana: gli elementi del mix sono tutti teoricamente già noti, radicati nell’immaginario collettivo. Eppure quel decennio leggendario, attraverso un autentico processo di rifondazione del mito, è pronto a rivelare il lato oscuro del sogno americano.
E per quanto gli oggetti, le immagini e i suoni sembrino sempre già familiari agli spettatori, quegli stessi elementi continuano costantemente a mutare dal familiare all’inconsueto, l’abnorme, l’assurdo. E così quello che poteva essere un mix semplice, suadente e nostalgico continua a torcersi puntata dopo puntata, rivelando verità , misteri, emozioni sempre più intense.
Quello che accade con la prima parte di Stranger Things 4 si rivela per altro come un nuovo, definitivo salto di qualità .
Alla fine della terza stagione avevamo lasciato Eleven, Undici nella versione italiana (Millie Bobby Brown) alle prese con l’improvvisa scomparsa di Hopper (David Harbour). Solo noi spettatori sembriamo già sapere come lo Sceriffo della città di Hawkins sia in realtà sopravvissuto e prigioniero di un crudele commando di militari dall’Unione Sovietica.
Un gulag in Siberia, la cara vecchia Hawkins e la California, dove Joyce (Winona Rider), Will (Noah Schnapp) Jonathan (Charlie Heaton) e Undi avrebbero dovuto teoricamente rifarsi una vita, si configurano allora come i tre scenari di Stranger Things 4, oltre naturalmente a The Upside Down, il Sottosopra, dove si agitano nuove, potentissime forze oscure.
Non aggiungiamo altro alla trama di questi nuovi sette episodi. Tranne che anche “la squadra” composta dai ragazzi in Stranger Things 3 dovrà riconfigurarsi in due nuove fazioni, dove vecchi e nuovi amori, vecchi e nuovi amici si troveranno ancora a fronteggiare con creatività , coraggio e folle determinazione le più incredibili sfide.
Stranger Things 4: Recensione della prima parte (No spoiler)
Addentrarsi nei meandri della quarta stagione di Stranger Things in assoluta assenza di spoiler è una missione ai limiti dell’impossibile. Ma accetteremo comunque la sfida, cercando di fornirvi qualche ispirazione e forse perfino qualche utile chiave di lettura, senza minimamente incrinare l’effetto sorpresa.
Il conflitto che si configura chiaramente con Stranger Things 4 non è semplicemente quella tra il Sottosopra e il Mondo reale. Quella che vediamo è la ferita di Hawkins, cittadina che diventa metafora e simbolo dell’America stessa. Di fronte all’ennesima, inspiegabile tragedia la popolazione si divide secondo una modalità precisa. Quella che, nell’Italia degli Anni di piombo, si chiamava appello alle forze sane.
Stranger Things 4, Volume 1. Il demonio, i diversi e l’appello alle forze sane.
Come tipicamente accadeva e disgraziatamente accade nella cosiddetta America rurale, l’America profonda, la violenza e il Male vengono spiegate facilmente attraverso il diavolo, la possessione demoniaca. Di contro, la brava gente viene chiamata a combattere, scendere materialmente in campo, battersi secondo le regole del Western, dei giustizieri e della vendetta privata.
In una cultura sempre fondata sul circuito inesauribile della violenza, il Male viene facilmente identificato con gli strambi, i diversi, quei nerd che la serie celebra in tutta la loro bellezza, ma soprattutto nel coraggio di opporsi strenuamente al bullismo, il pregiudizio, la persecuzione alimentata incessantemente dalla diffidenza, il rifiuto di comprendere chiunque esca dal tracciato della presunta “normalità ”.
L’Hellfire Club, insieme al suo fondatore Eddie Menson (interpretato da un grandissimo Joseph Quinn), diventano così un elemento centrale della nuova stagione. Sono semplicemente ragazzini coi capelli lunghi, amanti del Metal e di quel nuovissimo gioco di ruolo che prende il nome di Dungeons & Dragons. Eppure, per i bulli e perfino per gli adulti è più facile inquadrarli come pericolosi satanisti.
Hellfire Club. Una citazione della tragica vicenda di West Memphis?
In questo nodo drammatico la serie tocca un nuovo vertice, già che le implicazioni di questa nuova linea narrativa vanno molto oltre il confine della fiction. Basta pensare alla tragica vicenda dei “Tre di West Memphis”. Una incredibile vicenda che potrete scoprire attraverso il documentario di Amy BergWest of Memphis, oppure il film di Atom Egoyan, The Devil’s Knot – Fino a prova contraria.
Per quanto la vicenda superi i confini dell’assurdo, ma soprattutto dell’Orrore, Damien Echols, Jessie Misskelley Jr. e Jason Baldwin sono tre persone reali. Tre adolescenti che nel 1993 vennero assurdamente accusati e condannati di un brutale omocidio, mentre erano colpevoli solo di portare qualche maglietta dei Metallica, ma soprattutto essere strani, poveri, cresciuti ai margini della società .
E se nell’America reale tre ragazzini innocenti possono finire ingiustamente condannati all’ergastolo sulla base di prove circostanziali, confessioni estorte a forza, ma soprattutto sulla base dei pregiudizi più radicati tra la gente comune, Stranger Things rivela uno dei suoi fondamentali livelli di lettura.
Ovvero, essere uno straordinario prodotto d’intrattenimento, capace di rileggere tutti i classici stilemi dell’horror, mentre conserva una natura profondamente umana. Ben oltre il mero elemento fantastico e soprannaturale, la serie si rivela infatti sempre più vicina alla realtà e perfino al presente.
Stranger Things. L’influenza fondamentale di Stephen King, tra It, Stand by me e Ossessione.
Con la prima parte della quarta stagione la serie dei Fratelli Duffer si rivela sempre più profonda e vera. Popolata di vere ferite, autentiche condizioni umane, in un mondo attraversato dall’ignoranza, la discriminazione e l’ingiustizia.
Un mondo dove solo gli adolescenti e i bambini sembrano possedere coraggio e coscienza, quella “apertura mentale” che serve a comprendere i fenomeni più inspiegabili, ma anche banalmente i propri “simili”. Un mondo sempre più lontano da quello degli adulti, incapaci di comprenderli, proteggerli, ma soprattutto vedere oltre la superficie dell’ovvio.
Sul legame indissolubile tra l’opera e l’immaginario di Stephen King e Stranger Things si è già scritto molto. Forse non abbastanza sul filo rosso che lega invece le molteplici linee narrative che percorrono la serie con la produzione letteraria del maestro di Portland.
Non sono forse i film, gli adattamenti cinematografici, da Carrie lo sguardo di Satana di Brian De Palma del 1976 a La zona morta di David Cronenberg, il riferimento essenziale di Stranger Things. Con la prima parte della quarta stagione, si rivelano piuttosto i romanzi, i racconti, le storie pubblicate da Stephen King con lo pseudonimo di Richard Bachman tra il 1977 e il 1984.
Diversi e simili, la forza dell’amore e dell’amicizia, il coraggio di chi si appone alle convenzioni, prima ancora che a Vecna e i mostri del Sottosopra. In questi elementi c’è forse il cuore di Stranger Things, e così anche la chiave del suo straordinario, meritato successo.
Vi lasciamo allora con un invito alla lettura. In attesa della seconda parte di Stranger Things 4, vi consigliamo di intrattenervi con un vecchio capolavoro nascosto nella produzione di Stephen King: Ossessione, titolo originale Rage, romanzo breve dove i mostri hanno il volto umano dei cari vecchi compagni di classe.