Doctor Strange nel Multiverso della Follia, secondo capitolo MCU dedicato allo stregone supremo di Benedict Cumberbatch, ha segnato il ritorno dietro alla macchina da presa di Sam Raimi a distanza di 9 anni dal precedente lavoro, Il grande e potente Oz. Abbiamo deciso dunque di ripercorrere una carriera leggendaria di uno dei capisaldi di un certo particolare tipo di cinematografia. Ecco dunque la nostra classifica di tutti i suoi lavori, posti in classifica in ordine di qualità .
La classifica dei film di Sam Raimi: i criteri
Mettere in classifica le opere di un autore così importante e longevo come Sam Raimi non è certo facile e, soprattutto, non esistono criteri oggettivi da utilizzare. Dunque per questo tipo di lavoro abbiamo deciso di guardare alle componenti filmiche con occhio distaccato e analitico oltre che valutare l’importanza dei film nella storia del cinema. Tuttavia non abbiamo potuto, ovviamente, evitare di farci anche guidare dal nostro gusto personale. Sentitevi dunque liberi di dirci cosa avreste camabiato nei commenti.
Fatta questa rapida, ma doverosa premessa, iniziamo.
15) Gioco d’Amore, 1999
Partiamo con l’unico film di tutta la classifica che, col cinema di Sam Raimi, ha davvero poco a che vedere. Se in tutti gli altri infatti, riusciti o meno, si vede la mano del cineasta del Michigan, in questo Gioco d’Amore non vi è un singolo momento nel quale potrete osservare gli stilemi di un cinema così particolare e penetrante.
Il film scorre infatti lentamente nei 5 anni della vita del nostro protagonista, interpretato da Kevin Costner, danzando tra la sua tormentata storia d’amore con la sua Jane, interpretata dalla compianta Kelly Preston e la sua ultima partita da professionista nel baseball. Sebbene i momenti nel diamante siano di livello eccelso, girati con maestria e gusto e riescano a intrattenere anche chi non conosce le regole, tutto il resto del film è inutilmente prolisso e drammatico. Un’opera che tenta in ogni momento di creare empatia tra lo spettatore e i due amanti tormentati ma che non fa altro che annoiarlo.
Inoltre Raimi decide di girare tutto in modo scolastico, senza virtuosismi di sorta, senza i suoi geniali e folgoranti movimenti di camera, senza intuizioni degne di lui. La sua scelta è quella di riprendere ciò che accade e poco più. Tralasciando, come detto, alcuni ottimi momenti di gioco dove la sua mano prova a venire fuori, sebbene non riuscendoci del tutto, in tutto il resto della pellicola Gioco d’Amore potrebbe essere diretto da chiunque. Cosa che mai e poi ci sentirete dire per qualunque altro film di Sam Raimi. Insipido come nessun’altra opera di questa lista.
14) Spider-Man 3, 2007
Inutile indorare la pillola. Dopo la meraviglia incredibile che era stato il secondo capitolo, l’hype in vista del terzo nel quale sarebbe arrivato nel franchise Venom erano alle stelle. E, sebbene continui ad essere un buon film d’azione in grado di intrattenere ancora oggi, è fuori discussione che sia il peggior film della saga e uno dei lavori meno riusciti di Sam Raimi.
Sebbene alcuni dei canoni tipici della trilogia continuino ad esistere, il film manca di mordente, di epicità e di momenti visivamente e narrativamente rimarchevoli. Anche i combattimenti, che così tanto ci avevano fatto brillare gli occhi nei precedenti capitoli, risultano loffi e dimenticabilissimi. Il Peter “malvagio” posseduto dal simbionte è fin troppo caricaturale e stona tremendamente con l’atmosfera che così sapientemente Raimi aveva creato negli altri lavori. Anche lo stesso Venom, decisamente troppo poco in scena, non riesce a catturare il pubblico come avevano fatto il Green Goblin prima e Doc Ock poi.
Menzione tuttavia d’onore per il personaggio dell’Uomo Sabbia, interpretato in modo perfetto da Thomas Haden Church. Questi è profondo, intenso, con un arco narrativo commovente e soddisfacente per lo spettatore. Certo, per qualche motivo Raimi ha deciso di sconvolgere quanto noto circa la morte dello Zio Ben per dare ancor più forza al personaggio e rendere ancor più potente il perdono di Peter. Una scelta azzardata e che ha ripagato davvero poco in termini di risposta del pubblico. Tuttavia l’Uomo Sabbia che avrebbe dovuto essere solamente un villain secondario alle spalle del ben più quotato Venom, risulta essere forse l’unico motivo valido per rivedere questo film che alla fine dei conti è davvero troppo approsimativo e non proprio di un cinema penetrante come quello di Sam Raimi.
13) I due criminali più pazzi del mondo, 1985
4 anni dopo lo scoppiettante esordio fatto con La Casa, Sam Raimi torna, in un film scritto a 6 mani con i fratelli Coen, con una commedia brillante, divertente e spassosa. Il film è volutamente esagerato, a tratti macchiestico e non ha alcuna voglia di prendersi sul serio. I personaggi, come quello dell’immancabile Bruce Campbell, sono tutti caratterizzati in modo talmente tanto sopra le righe da risultate divertentissimi. In ogni singolo frame è evidente la volontà del regista di divertirsi e far divertire.
Sebbene non ci sia alcun tipo di pathos e la storia scorra liscia verso un ovvio happy ending, lo svolgimento è ritmato in modo eccelso e le scene “d’azione” e di slapstick intrattengono e divertono in ogni loro caratterizzazione. Dai guai combinati dai due classici malviventi poco furbi allo spassoso inseguimento finale: ogni sequenza presenta almeno un momento nel quale non potrete fare a meno di sorridere di gusto. Il tutto guidato dalla solita maestria di Raimi che mette in scena ogni situazione nella maniera più convincente possibile mostrando la poliedricità che sarà poi il marchio di fabbrica del suo cinema futuro.
Un film insomma leggerissimo, divertente che non ha alcuna ambizione se non quella di divertire nella sua durata tutti gli spettatori. E in questo riesce perfettamente.
12) Il Grande e Potente Oz, 2013
Se hai bisogno di reintepretare la favola del Mago di Oz con un film di buoni sentimenti e dai colori accesi, di solito non ti affidi ad un regista come Sam Raimi. Tuttavia Disney decidere di scritturare l’autore del Michigan per questo progetto e lui risponde presente. Il cineasta conduce in porto un film visivamente davvero bellissimo, con momenti davvero rimarchevoli, come il viaggio in mongolfiera dell’inizio o lo splendido finale.
La trama non presenta alcun tipo di scossone e fila liscio fino alla fine. Si tratta pur sempre di un film indirizzato ad un pubblico molto ma molto giovane e Raimi dunque scopre subito le carte dando la possibilità allo spettatore di godersi ogni frame. Gli attori vengono diretti in modo eccelso e James Franco, con la sua naturale faccia da sbruffone dal cuore buono, è perfetto per calarsi nella parte del truffatore Oscar che si tramuta nel Grande e Potente Oz.
Un film che probabilmente, nelle mani di un regista meno talentuoso, avrebbe potuto risultare melenso, noioso e non apprezzabile da un pubblico più adulto ma che invece riesce a intrattenere anche persone con qualche anno in più sulle spalle. La magia del regno di Oz, grazie ad una fotografia accesa e a un uso sapiente di inquadrature a campo largo alternate a dettagli ravvicinati riesce a entrare nel cuore di chi guarda. Un’opera che scorre dolcissima fino alla fine dove la scossa del grande trucco finale di Oz, messa in scena con superba maestria dal regista, renderà questo film una piccola perla da guardare e riguardare.
11) The Gift (2000)
Nel 2000 Sam Raimi si getta a capofitto in un genere poco esplorato in carriera: il thriller. Ad eccezione infatti di Soldi Sporchi che vedremo dopo, questo tipo di narrazione non è troppo amata dal cineasta del Michigan. Tuttavia questo The Gift si differenzia per una caratteristica fondamentale dall’altra opera simile di Raimi: la componente ultraterrena. Il film ruota infatti attorno al dono, per l’appunto, che la protagonista interpretata da Cate Blanchett possiede. Ella è una sensitiva, in grado di prevedere, seppur in modo confuso, il futuro e di avere visioni di eventi passati.
La trama è abbastanza avvincente, sebbene la componente mistery del film perda abbastanza presto di mordente in quanto le dinamiche che regolano la narrazione sono evidenti dopo non molto dall’inizio. Tuttavia le intuizioni registiche di Raimi, specie nelle scene oniriche che rappresentano il collante di tutta la pellicola, insieme ad un’interpretazione davvero di livello dei protagonisti, riescono a tenere alta l’attenzione dello spettatore.
Il regista probabilmente ha tentato di giocare soft, non forzando troppo la mano nelle invero ridotte scene di azione dove la violenza non esplode mai del tutto, tentando di dare forza alla struttura narrativa che però non è abbastanza solida. Si tratta in ogni caso di un film estremamente piacevole, dal ritmo non eccessivamente rapido ma che comunque non presente evidenti cali. Le classiche inquadrature del cinema di Raimi, fatte di steadycam e grandangoli sono ovviamente presenti e visivamente The Gift è davvero ben fatto sia per fotografia che per make up. Tuttavia un finale confuso e abbastanza banale non lo fanno brillare. Una visione è, in ogni caso, d’obbligo.
10) Drag Me To Hell (2009)
Se è vero che la Trilogia de La Casa è il manifesto ideologico del cinema di Sam Raimi, è altrettanto innegabile che Drag Me to Hell sia la cuspide della sua filmografia moderna. Tutto ciò che il cienasta del Michigan ha amato e costruito nel corso degli anni lo riversa in questo divertentissimo film. Non parliamo ovviamente di un’opera perfetta, anche perchè altrimenti non avrebbe alcun senso metterlo addirittura al decimo posto. Tuttavia difficilmente, allontanandovi da Ash Williams e soci, troverete un’opera col marchio di garanzia Raimi migliore di questo.
Il film danza, come spesso ci ha abituato il cineasta tra horror e commedia, allargando la forbice ed esasperando entrambe le caratteristiche. Le sequenze comico-grottesche sono infatti esagerate così come i momenti prettamente horror impressionano e non poco. Dal design angosciante della signora Ganush fatto di inquietanti occhi di colorazioni diverse e dentiere all’angosciante capra parlante durante la seduta spiritica. Questo è, in ogni frame, un film di Sam Raimi. I grandangoli esasperati, l’azione esagerata e i primi piani con la tipica funzione narrativa del cinema del regista del Michigan. E il gusto personale passa in secondo piano davanti ad un’autorialità del genere.
Volete un singolo momento per convincervi di queste parole? Guardate la sequenza del cimitero sotto la pioggia. Probabilmente l’apoteosi di tutto quello che abbiamo detto fino a questo momento. Vedere per credere.