C’è chi dice che il nuovo album di Liam Gallagher, intitolato C’Mon You Know (e il suo terzo da solista dallo scioglimento degli Oasis, se non si considera la parentesi Beady Eye), è il più “sperimentale” che abbia mai fatto. Ora, questo non vuol dire nulla: in realtà, a livello di sonorità, l’album viaggia su e giù come al solito tra Beatles e reminiscenze del rock alternativo inglese anni ’90. Nulla di strettamente “sperimentale”.
E, se si può dire riuscito, ancora una volta è perché Liam si affida cautamente a degli esperti del mestiere per la produzione del disco. Come Greg Kurstin, tra i migliori e più importanti produttori al mondo, al quale si era affidato già in passato. E, sorpresa sorpresa, Dave Grohl, vecchio “nemico” d’oltreoceano, che compare alla batteria in Everything’s Electric.
Quello che però colpisce e marca la differenza con le precedenti uscite di Liam è una certa dose di onestà, maturata forse in periodo virus, che intacca finalmente la sua facciata da rockstar menefreghista. Lo dice lui stesso: “Sono così stufo di far finta di essere un duro”. Vero è che i suoi testi hanno sempre tradito una certa sensibilità: ma qui si coglie un senso di liberazione del tutto inedito.
Il disco infatti stenta, specularmente, ad adagiarsi sulla solita formula rock fatta di riff e schitarrate per i fan inglesi da birra e pub. E regala invece diversi momenti interessanti come Moscow Rule, un brano che sembra venire dall’ultimo di Father John Misty; e I’m Free, riflessione metaforica sui pubblici dibattiti odierni e sul ruolo di Liam in rete (su Twitter, ossia).
In More Power compie una serie di riflessioni autobiografiche, mentre nella conclusiva Wave non manca la stoccata al fratellone Noel, su toni però pacati: “Non piaccio a mio fratello, l’ha reso chiaro più volte / Ma è lui che ha scagliato la prima pietra, e adesso chi è che tiene il punteggio?” Ottima anche The Joker, nella quale Liam riflette sulla sua necessità di stemperare e scherzare su tutto per poter sopravvivere.
In linea di massima, C’Mon You Know non è lo stereotipico disco rock da rockstar di mezza età. Ed è forse, per certi aspetti (nelle liriche, soprattutto), il disco che da Liam aspettavamo già da un po’. Una serie di confessioni, introspezioni e indagini poetiche che finalmente mettano il minore dei Gallagher di fronte a uno specchio; e che l’immagine che vi riflette, e che qui ci mostra, sia finalmente il suo vero volto.