Sguardi Altrove Film Festival. Intervista a Emma Benestan, regista di Fragile
Sguardi Altrove Film Festival 2022. Fragile di Emma Benestan vince il Premio assegnato da Women in Film, Television & Media. Ecco la nostra intervista alla regista di questa insolita commedia romantica, raccontata dal punto di vista di un ragazzo.
Hard Shell, Soft shell di Emma Benestan, titolo originale Fragile, è uno dei più bei film che abbiamo visto in concorso a Sguardi Altrove Film Festival. E la giuria sembra dello stesso avviso, già che il film ha vinto il Premio WIFTMI, assegnato da Women in Film Television & Media, associazione no-profit che dagli anni ’70 coinvolge 18 paesi in nome delle pari opportunità.
Ecco allora la nostra intervista a Emma Benestan, regista franco-algerina che firma questa irresistibile storia d’amore e disamore. Una commedia romantica decisamente sui generis, già che il protagonista è un uomo, anzi un ragazzo dal cuore infranto, impegnato nel difficile processo di ricostruzione della propria identità, e così della fiducia nell’amore, negli altri come in sé stesso.
Fragile. Intervista alla regista Emma Benestan
MZP: Il tuo film è un’esplosione inarrestabile di colori, luci, musica, danze e… emozioni. Come nasce l’idea di questa storia?
Emma Benestan: Anzitutto, la storia è ambientata nel mio Sud, il Sud della Francia, ed era veramente importante per nel film ci fossero i suoi punti di forza. Le luci, il porto sul Mediterraneo, il melting pot, l’incontro tra tante diverse culture. La colonna sonora racconta infatti le mie origini algerine.
Avevo due forti desideri per questo film. Tradurre il punto di vista dei ragazzi e le ragazze che provengono come me da famiglie di immigrati. E poi parlare della fragilità secondo due aspetti. La fragilità che non puoi accettare perché sei un uomo, anche se è lì, la stai provando, e la fragilità connessa con la vergogna sociale.
Anche se il mio desiderio era affrontare due temi importanti per me, volevo più di tutto che fosse un film solare, pieno di quelle luci e i colori magici che rappresentano il lato meraviglioso di una terra che amo profondamente. E spero che questo come spettatori vi faccia venire voglia di ballare, amare e… mangiare ostriche!
Beh sì, per quanto mi riguarda è successo proprio questo! Quanto c’è quindi di autobiografico nella storia, nei personaggi?
E.B.: Ho tante cose in comune con i miei personaggi. Il mio background appartiene alla classe operaia, sono franco-algerina, e provengo da una famiglia di donne forti e uomini fragili. Mio padre è un uomo davvero romantico e fragile a modo suo, è da lui che ho preso ispirazione per il personaggio di Az.
La mia principale ispirazione poi è stata una delusione amorosa che, come accade a molti, mi ha spezzato il cuore, mi ha fatto soffrire e mi ha costretto a rimettermi in discussione. Credo di aver provato a rispondere e a guarire attraverso Fragile, difendendo una forma di amore più vicina all’amicizia. Senza vergogna, senza false promesse, fondata sui valori dell’aiuto reciproco e della comprensione.
Credo di poter dire che il cuore infranto non ha genere, che siamo uomini o donne, tutti soffriamo per questo. Come Lila, ho un gruppo di amici nel Sud della Francia, ho ascoltato spesso le storie delle loro delusioni d’amore, magari li ho aiutati a scrivere un messaggio alla loro nuova ragazza. Ecco, queste cose al cinema non si vedono abbastanza spesso.
“Essere fragili è una qualità”. Questo viene detto esplicitamente in un bellissimo dialogo del film. Era questo il tuo messaggio?
E.B.: Sì, è davvero questo il messaggio che vorrei diffondere. C’è una frase di un famosissimo sceneggiatore francese, Jean Claude Carrière e dice: “Dobbiamo preservare la nostra fragilità perché è lei a farci avvicinare agli altri, laddove invece la forza ci allontana”.
La fragilità, se condivisa, ci avvicina ed è parte della nostra condizione umana. Credo che in questo momento storico viviamo in un mondo di “supereroi”. Anche il Femminismo propone modelli di Wonder Women fondati sulla forza e sul potere.
Ma come dice Lila nel film, io non mi ci riconosco, preferisco tornare a un’idea di fragilità, che si parli di uomini o donne, piuttosto che proporre un modello femminile fondato solo sull’esaltazione delle performance. Credo che abbiamo bisogno di modelli, personaggi femminili e maschili che siano diversi. Il Femminismo è anche questo.
Domanda che abbiamo rivolto anche alle altre registe di Sguardi Altrove Film Festival . Quando hai iniziato a sognare di diventare regista? E quale tipo di cinema volevi fare?
E.B.: Ho iniziato a sognare di diventare regista a 12 anni, quando mio padre mi ha fatto vedere il film Lo specchio della vita di Douglas Sirk. Un film sulla vergogna, l’amore e la difficoltà di affrontare le cose. Un’opera magnifica che mi ha commosso, ed ha aiutato una ragazzina appena dodicenne a sentirsi meno sola con i suoi problemi. È iniziato tutto lì.
C’è una regista, una scrittrice o un’artista che tu consideri ispirazione assoluta?
E.B.: Chloé Zhao. La sua idea di cinema è al tempo stesso intima e fortemente politica, Porge uno sguardo nuovo sia ai personaggi maschili che femminili. Amo il suo approccio documentaristico, sempre vicino al personaggio.
Il tuo film è dedicato alle tue “tre nonne”. Posso chiederti di raccontarci come queste donne ti hanno ispirato?
E.B.: Ho tre nonne e ho pensato molto a loro mentre giravo il film, in particolare perché la figura della nonna è fondamentale per il protagonista. Così il film è diventato essenzialmente un omaggio a loro.
Volevo dedicare loro il film perché mi hanno permesso, con tutti i sacrifici che dovevano fare le donne in quel periodo, di emanciparmi e fare le mie scelte. Era il mio modo per ringraziarle e dire loro quanto sono orgogliosa di averle vicino.
Grazie Emma. In chiusura, puoi dirci qualcosa dei tuoi nuovi progetti?
E.B.: Sto scrivendo un fantastico film Horror ambientato a Camarga, in Provenza. La protagonista è una giovane ragazza che vuole entrare nell’arena per combattere con i tori come i ragazzi, ma un incidente cambia la sua vita per sempre.
In questo caso si tratterà di un progetto che mette in discussione il potere di una donna in un gruppo di uomini e la violenza dei corpi. Ma spero che resti comunque un film solare, ottimista, per quanto molto più cruento rispetto a Fragile.
La ventinovesima edizione di Sguardi Altrove Film Festival si è ormai conclusa. Ma speriamo che i suoi film più stupefacenti, tra cui Fragile di Emma Benestan, troveranno grazie al Festival nuovi spettatori anche nel nostro paese.
Per conoscere tutti i premi di questa edizione, continuate a seguirci!