La ragazza ha volato. Intervista a Wilma Labate: “Il silenzio รจ un linguaggio”
Sguardi Altrove Film Festival. In occasione dell'anteprima de La ragazza ha volato abbiamo intervistato Wilma Labate. Ecco come la regista romana ci racconta il suo punto di vista sul film (e la cinematografia in genere).
Dopo l’anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, il nuovo film di Wilma Labate, La ragazza ha volato, arriva a Sguardi Altrove Film Festival nella sezione #FramesItalia; vetrina dedicata ai film piรน rappresentativi del panorama italiano contemporaneo.
Abbiamo intervistato la regista e sceneggiatrice romana, che dopo il documentario Arrivederci Saigon firma un’opera sinceramente sconcertante. Un film che ferisceper il realismo crudo, impietoso nella rappresentazione della violenza sessuale, ma soprattutto per la capacitร di raccontare il silenzio, l’incapacitร di verbalizzare il dolore e cosรฌ denunciare il crimine.
Dalla sceneggiatura dei Fratelli D’Innocenzo la giovane protagonista del film trova cosรฌ il volto e il talento di Alma Noce, ma soprattutto la sensibilitร e lo sguardo di una regista che nel corso della sua lunga carriera ha saputo costantemente riscrivere il confine tra fiction e cinema del reale.
Dopo l’anteprima milanese di Sguardi Altrove Film Festival, La ragazza ha volato arriva presto al cinema anche nel resto d’Italia.
Ma prima, sentiamo le preziose riflessioni che Wilma Labate ha voluto condividere con noi. Dall’idea di una violenza che cambia ineluttabilmente il corso di una vita, fino alle ragioni di un altro Cinema… anche questo possibile.
Sguardi Altrove Film Festival. La ragazza ha volato: Intervista a Wilma Labate.
MZP: Anzitutto vorrei riprendere per un secondo il filo da Arrivederci Saigon (attualmente disponibile on-demand per gli abbonati Sky). Quanto รจ diverso (o non รจ diverso) il tuo approccio quando si parla di cinema del reale, di cinematografia documentaria e quando invece si tratta di un film come La ragazza ha volato?
Wilma Labate: Lโapproccio รจ sempre lo stesso. Quando un regista lavora insegue un suo stile e un suo sguardo. Proprio per questo io non credo ci sia una grande differenza, nel documentario come nel film di finzione cโรจ uno stile che รจ quello dellโautore. E cโรจ uno sguardo, un linguaggio che รจ piรน o meno lo stesso.
ร il modo di farlo che รจ completamente diverso, un film di finzione prevede una troupe molto piรน grande, non leggera, soprattutto ci sono gli attori, quindi รจ un modo di lavorare piรน lungo e complesso. Ma un documentario puรฒ durare anche 5 anni.
Se parliamo di lavorazioni lunghe e complesse ad esempio mi viene in mente Ennio di Giuseppe Tornatore, la cui lavorazione credo sia durata degli anni. La differenza รจ quindi nellโimpianto produttivo, nellโapproccio al lavoro.
Comunque, oggi un documentario puรฒ essere piรน bello di un film di finzione. Anzi, vedo che questo sempre piรน spesso accade.
MZP: La ragazza ha volato รจ un film che racconta la violenza sessuale da un punto di vista inedito. Racconta infatti lโincapacitร di denunciare, anzi non solo di denunciare, ma anche semplicemente di parlare, condividere, raccontare la veritร su quanto accaduto a una sorella o magari unโamica.
La violenza รจ mostrata in piano sequenza, senza stacchi, senza che da spettatori possiamo sfuggire a un solo secondo di questโesperienza. Ma quello che non avevo mai visto cosรฌ rappresentato al cinema รจ quello che segue, un dolore che appartiene all’area del non detto, della impossibilitร di parlare.
W.M.: Io e Alma Noce abbiamo lavorato tanto proprio su questo. Lei รจ unโattrice fantastica, estremamente duttile e anche estremamente sensibile. La nostra idea era dare voce ai silenzi. Detto cosรฌ sembra una cosa impossibile ma nel cinema invece รจ possibile. ร il silenzio che parla. I silenzi di Nadia raccontano e parlano, anche in termini molto espliciti.
Lei non riesce a parlare di questa cosa non perchรฉ ci sia un ragionamento dietro, ma perchรฉ cโรจ un trauma. E anche perchรฉ cโรจ una sua scelta, una sua tendenza che รจ quella della solitudine, quella di essere una ragazzina estremamente solitaria, che perรฒ paradossalmente ha una sua autonomia, una sua piccola, piccolissima forza interiore.
Abbiamo ragionato molto anche sullโutilitร di verbalizzare un trauma di quel tipo. Una cosa che si รจ subita che รจ mortificazione, umiliazione, violenza. Ci siamo anche dette dopo molto tempo e molto lavoro che forse non basta per superare il trauma riuscire a verbalizzarlo, o forse addirittura non serve.
Quel tipo di violenza che una donna subisce rimane dentro di sรฉ sempre. Lascia una traccia, una ferita indelebile, nel senso che si puรฒ rimarginare nel tempo ma una traccia, fortissima, rimane.
Non รจ sempre detto che la parola sia terapeutica o che comunque sia risolutiva. Il silenzio รจ un linguaggio. Noi abbiamo lavorato esattamente su questo. Il silenzio รจ un modo di esprimersi, ovviamente doloroso, perรฒ รจ una lingua anche il silenzio.
MZP: Il secondo elemento che ho trovato sconvolgente รจ come il film sappia rappresentare il rischio, un pericolo che sembra insito nella stessa โcondizione femminileโ. Fin da piccole le madri devono trasmettere alle figlie la consapevolezza di come basti accettare incautamente un invito, e in secondo la tua vita cambia cambia per sempre, irrimediabilmente, non sarร mai piรน la stessa.
W.L.: E come si puรฒ avere davvero questa consapevolezza? Puรฒ succedere a tutte le donne a tutte le etร , perchรฉ รจ un fatto del tutto imprevedibile. Di fatto perรฒ durante l’adolescenza succede di piรน, perchรฉ cโรจ un approccio meno accorto alla vita, piรน irresponsabile, incosciente.
Nellโadolescenza cโรฉ una molla che ti spinge verso la crescita e la conoscenza del mondo, ti incuriosisce nei confronti di tutto, ed รจ proprio lรฌ che puoi commettere degli errori fatali. Il film racconta un errore di pochi secondi, un โok si va beneโ che determinerร poi tutta la vita. Qualcosa che ti lascia una ferita che non si cancella, non si dimentica.
MZP: Perchรฉ la protagonista accetta lโinvito? Per sembrare magari piรน grande, una ragazza piรน intraprendente?
W.L.: Nadia รจ molto sola. Accetta per sentirsi meno sola. Di fronte a un elemento di offerta, di conoscenza, รจ chiaro che lei dice: “ma perchรฉ no?” Non ha amiche, amici, non ha una vita sociale come tutte le adolescenti, da una parte per scelta, dallโaltra perchรฉ di fatto รจ una ragazzina molto solitaria.
Purtroppo ce ne sono tante, รจ una condizione molto diffusa. Non mi metto a giocare al piccolo psicanalista, faccio un altro mestiere. Ma credo si tratti di un sintomo di disagio. Disagio che inizia in famiglia, altro elemento su cui abbiamo molto lavorato. Una famiglia dove non si comunica, dove cโรจ la cura ma รจ la cura necessaria, โti scaldo la fettinaโ.
Cโรจ anche la differenza generazionale. La differenza di etร che separa Nadia e i genitori allarga lo spazio della comprensione, crea una distanza.Le donne della mia generazione hanno fatto i figli presto, con incoscienza. Adesso le donne ci pensano molto di piรน, sono maternitร tardive. Questo significa che i figli degli anni โ70 sono piรน matti? Non lo so, non ho la risposta o la veritร in tasca.
So che anche i figli di oggi non mi sembrano molto sani. Un bambino ha comunque bisogno di unโautoritร , una certezza che lo rassicuri. Oggi รจ tutto in discussione ma soprattutto รจ tutto in crisi profonda. Lโispirazione che possono dare un padre e una madre รจ molto diversa, perchรฉ cโรจ una profonda crisi del senso del futuro, della speranza del futuro.
MZP: A proposito, com’รจ stato lavorare con Fabio e Damiano d’Innocenzo, due giovani autori cosรฌ provocatori?
I Fratelli dโInnocenzo erano ancora parecchio sconosciuti, avevano scritto una sceneggiatura che a me piaceva molto e che ho opzionato, ma non abbiamo mai lavorato insieme.
Siamo molto diversi, lontani per generazione, e soprattutto siamo diversi, lontani sul piano dello sguardo. Quindi non si puรฒ dire che abbiamo lavorato insieme, ma che la loro sceneggiatura era molto bella e io me la sono โcucita addossoโ per il film.
MZP: Ultimo elemento e ultima domanda. Nel terzo atto del film ho capito che cercavo dโimporre alla protagonista il mio giudizio, avevo comunque la pretesa di sapere cosa fosse giusto fare, cosa io avrei fatto al suo posto. La sfida finale di quest’opera รจ quindi sospendere il nostro giudizio personale, non giudicare Nadia e la sua scelta di vita?
Cโรฉ un momento allโinterno del film in cui Nadia sembra considerare lโidea del suicidio. Il suo volo andrร poi in una direzione totalmente diversa, che รจ quella che lei sceglie, finalmente qualcosa che lei vuole. E chi siamo noi per giudicare la sua scelta, per decidere che era meglio denunciare, o che fosse giusto abortire?
Con questa domanda ci salutiamo. Vi terremo aggiornati sulla distribuzione in sala de La ragazza ha volato di Wilma Labate, che ovviamente a questo punto vi consigliamo come un film imprescindibile, tra i piรน significativi di questa stagione cinematografica.
E se volete conoscere altre registe da Sguardi Altrove 2022, continuate a seguirci per la prossime interviste.