The Legend of Zelda: perché Link non parla mai? Ecco la risposta [VIDEO]

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Perché Link, il protagonista della saga di The Legend of Zelda, è sempre assolutamente muto? Rispondiamo al quesito

Non c’è dubbio che Link, il biondo e coraggioso guerriero protagonista da sempre della serie di The Legend of Zelda, sia uno dei personaggi dei videogiochi più iconici di sempre. I motivi sono tanti, ma ce n’è uno che risalta sopra gli altri in maniera particolare e si potrebbe riassumere così: il giovane è poche chiacchiere e molti fatti.

Anzi, di chiacchiere per la precisione dalla sua bocca di norma non ne esce neanche una. Link è infatti completamente muto nella maggior parte dei capitoli della saga; certo, se si eccettuano quei piccoli gemiti di sforzo che emette quando tira fendenti o attacca un nemico. Per il resto, è completamente privo di loquela e lascia che siano le sue azioni a parlare per lui.

Non è l’unico storico personaggio dei videogiochi a caratterizzarsi per l’assenza di favella. Senza andare troppo lontano, possiamo pensare a Super Mario; altro grande protagonista Nintendo, che parla ben poco e al limite esprime qualche commento in italiano come il celebre: “Mamma mia!”

Venendo a franchise più moderni possiamo poi menzionare Chell, la silenziosa ma determinata protagonista della saga di Portal; oppure Jak, il co-protagonista di Jak and Daxter, che è però muto solo nel primo capitolo (errore madornale, nei successivi, consentirgli di esprimersi); e così via, da Crash Bandicoot in giù con mille altri esempi.

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Ma nel caso di Link il motivo del suo silenzio è specifico e potrebbe forse sorprendere. Non si tratta tanto di limitazioni tecniche (ricordiamo che il primo gioco della saga è del 1986) quanto di motivazioni narrative che risalgono all’origine del personaggio stesso. Ossia, la creazione di Link come modello di eroe universale, nel quale chiunque (maschio, va detto) possa identificarsi.

Link come “eroe universale”

Shigeru Miyamoto ha spiegato che nei panni di Link i giocatori devono in realtà poter giocare “come sé stessi”; ossia, filtrando le proprie scelte e le proprie azioni attraverso quelle di Link. Non accade quindi ciò che avviene per esempio con un Solid Snake, il quale impone la propria personalità e la propria forza di carattere su un player che ne ha solo un’esperienza passiva.

Ecco perché quindi fin dall’inizio Link viene descritto come una sorta di “tela bianca”, sulla quale ogni player può dipingere i tratti della propria persona. Chiaramente questo cambia poco nei primi capitoli della saga, ma come componente assume sempre maggior significato con il progredire della serie e specialmente in Breath of the Wild.

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Pur non trovandosi mai di fronte ai dilemmi decisionali e morali di un Geralt di Rivia, anche Link in Breath of the Wild può decidere come comportarsi e cosa fare il moltissime situazioni, suscitando reazioni e responsi da parte degli altri personaggi. Link funge quindi da “costume”, fornendo dei panni virtuali che il giocatore veste nel momento in cui impugna il controller.

Chiudiamo specificando che qui non parliamo di semplici linee di dialogo che coinvolgono una scelta sì/no, o nemmeno commenti in soliloquio. In altre parole, non parliamo di semplici “scritte sullo schermo”, ma del voice acting vero e proprio che nella saga Nintendo ha introdotto con decisione sempre a partire da Breath of the Wild; ma, ancora, escludendo Link.

Volendo infine essere totalmente specifici, dobbiamo citare la serie animata The Legend of Zelda, andata in onda nel 1989 per tredici episodi, nella quale Link parla eccome. E poi, sapevate che sarebbe successo, vanno menzionati anche i due giochi sviluppati da Animation Magic per CD-i: anche qui, e in questo caso purtroppo, Link fa uscire suoni dalla sua bocca.

Fonte: Den of Geek

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