Ripassiamo i momenti migliori della meravigliosa discografia dei Depeche Mode
Depeche Mode: un nome, una garanzia. Il gruppo synth rock inglese, attivo ormai da più di quarant’anni e guidato come sempre con carisma dal vocalist leggenda Dave Gahan e dal geniale e ricercato autore Martin Gore, merita come sappiamo un posto di riguardo nella storia della musica delle ultime decadi, specialmente per ciò che concerne le realtà emerse dall’era punk.
Dai primi ingenui esperimenti con i synth agli oscuri presagi evocati dalla svolta alt rock anni ’90 e fino ai classici più moderni, i Depeche hanno sempre saputo distinguersi con uno stile unico ed inconfondibile. Album come Violator (1990) o Black Celebration (1986) li hanno consegnati alla storia e intere generazioni sono cresciute con i loro intriganti ed imprevedibili successi.
Riscopriamoli, dunque, in un elenco dei loro dieci brani migliori, o meglio dei dieci più significativi. Ce ne sono molti e parliamo ricordiamolo di quattro decadi di attività; ragion per cui, per forza di cose, molte classiche canzoni dovranno essere lasciate da parte. Ma confidiamo di elencare i pezzi sufficienti a chiunque volesse una risposta alla domanda: “Perché ascoltare i Depeche Mode?”
Non si può non iniziare con questo ingenuo e per certi versi trascurabile successo di inizio anni ’80, la prima vera grande hit per la band. Un brano synthpop quasi stupidamente positivo, un “errore di gioventù” che tradisce tuttavia già una ricerca musicale audace, una preparazione compositiva non indifferente e una progettualità che nel panorama synthpop viene già messa alla prova.
9. Precious
Uno dei più apprezzati brani tra quelli dei Depeche meno datati, uscito come singolo di punta dell’album Playing the Angel, nel 2005. Una canzone delicata, raffinata quasi, che abbandona toni gotici e sfumature ombrose per costruire musicalità sottilmente intrecciate in un elettronica che titilla e solletica più che avvincere, ma funziona qui proprio per questo.
8. Strangelove
Caratteristico il riff di questo ottimo brano, che rimanda subito per verosimiglianza ad All Apologies dei Nirvana. Gahan fa vibrare la sua voce con tanti di eco su suoni sagacemente calibrati tra finto-acustico e sintetico-posticcio sullo scarto della sempre attenta visione artistica delle composizioni di Martin Gore. Il pezzo medio dei Depeche è un altro gioiello imperdibile.
Uno dei classici più moderni del gruppo, che si gioca tutto in un panorama sottilmente psichedelico forse un po’ influenzato dal trip hop e dall’elettronica inglese più recente e sensibile. Il pezzo è trasognante, in linea col titolo, e mostra la capacità della band di giocare con i più differenti linguaggi musicali ma traendone sempre brani eccezionali.
6. Policy of Truth
Intrigante e ritmata, una delle canzoni più funk e avvincenti dei Depeche si ritrova (come i due classici in cima a questa classifica) nel celeberrimo e già citato album/capolavoro Violator, del 1990. Il brano segue un pattern intrigante e seducente che sembra rimandate alle produzioni del più ispirato Peter Gabriel, con una gamba ancora immersa negli anni ’80 e l’altra tesa con decisione verso un futuro buio e imprevedibile.