A differenza di quanto avviene in Breaking Bad, però, Marty non trova la forza di ribellarsi al destino della famiglia deciso dalla moglie. E dopo uno sfogo breve (ed unico nella serie) accetta infine il volere di lei. Che, in un intreccio intricato di accordi, giochi di potere e influenze degno di House of Cards, fa in modo di creare una situazione vantaggiosa per la famiglia e che li farà ricchi.
Questo, beninteso, dopo aver consapevolmente mandato a morire il fratello Ben perché malato di mente e perciò un pericolo per tutti loro. Un dramma che Wendy riesce a superare dimostrandosi infine calcolatrice e senz’anima. Marty e figli possono solo arginarla e protestare contro i suoi voleri, ma alla fine ne cadono vittime. O complici consapevoli? Sono anche loro, in fondo, come lei?
Questo è proprio quello che il finale sembra suggerire. Nell’ultimo episodio vediamo il destino di Ruth, che al contrario di Marty e Wendy (e come Jesse Pinkman) mirava ad un’emancipazione reale, a fare qualcosa di buono della sua vita e a costruire qualcosa di autentico, con uno spirito in fondo onesto e puro.
Tutto quello che Ruth vuole è il bene per sé e per i suoi cari, in particolare l’affezionato cugino Wyatt. E quando Wyatt viene ucciso da Javi, un altro boss messicano, Ruth si vendica di lui ma con lo stesso senso di colpa e di straniamento che Jesse Pinkman prova in Breaking Bad nel momento in cui è costretto ad uccidere Gale Boetticher.
Ciononostante Ruth tenta fino alla fine, impossessandosi del casinò dei Byrde, cancellando il suo passato da hillbilly costruendo abitazioni di lusso al posto della sua vecchia squallida casa, e arrivando persino a ripulire la propria fedina penale. Ma non basta perché dall’altra parte ci sono i Byrde, ovvero il suo opposto. Sono interessati, maligni, avvantaggiati e cinici.
Quando la madre di Javi scopre che è stata Ruth ad ucciderlo, si muove contro di lei e i Byrde non fanno niente per fermarla, perché comprometterebbe la loro posizione privilegiata così difficilmente conquistata. Questo è il momento nel quale Marty e Wendy gettano definitivamente la maschera: non sono mai stati “buoni”, e non gli è mai veramente importato nulla di Ruth né di nessun altro.
Il finale va perciò interpretato in chiave negativa: a trionfare nel mondo è chi non si fa scrupoli, gioca d’anticipo per imbrogliare il prossimo, mente ipocritamente e coglie ogni occasione per approfittarsi del più debole. Ruth trova quindi una morte ingloriosa in quanto essere ingenuo, “stupidamente” buono e pateticamente speranzoso.
La scena conclusiva è l’emblema del trionfo della “razza” dei Byrde: umani predatori che, come vediamo, non sono costretti a fare quello che fanno dalle circostanze ma scelgono, ancora e ancora, di immergersi nel fango sempre di più, via via sempre più incapaci di sentire il loro stesso fetore. E lo stesso vale per i figli, Jonah e Charlotte: anche loro, infine, non si salvano dalla morale corrotta della famiglia.
Stanno infatti accanto alla madre e al padre nel momento in cui l’investigatore privato Mel Sattem, incaricato di indagare sulla morte di Ben, si presenta da loro con quelle che potrebbero essere prove decisive. “Gente come voi alla fine non vince”, dice. Ma viene subito provato che anche lui sbaglia.
Nei secondi finali della serie interviene infatti Jonah, il figlio dei Byrde e, nell’ultima stagione, quello che più pareva incline ad uno sforzo morale e alla ricerca di un futuro onesto. Invece, Jonah minaccia Sattem con un fucile, senza esitazione e mentre i genitori guardano senza battere ciglio. Segue lo schermo nero, e uno sparo che sappiamo cosa comporta.
Non c’è speranza, dunque. In Ozark i Byrde rappresentano la realizzazione del sogno fallito di Walter White perché la loro non è tanto un’impresa che parte da un desiderio di rivalsa su frustrazioni personali; piuttosto, si tratta della fantasia quasi annoiata di una famiglia alto borghese (e bianca) che conquista un territorio intero e causa morte e distruzione ovunque quasi, di fatto, per sfizio.
E il fatto che alla fine tutto giochi a loro favore e niente sembri poterli fermare sembra rappresentare davvero l’idea di un mondo oscuro nel quale non c’è spazio per debolezze, esitazioni ed empatia. Il finale di Ozark pare quindi voler comunicare una visione assolutamente tetra e completamente negativa sul futuro di una società immancabilmente cinica e corrotta.