Uno dei brani più incisivi di Rino Gaetano, che dietro una leggerezza pop nascondeva un aspro commento sulla politica della Prima Repubblica. Parliamo di Berta Filava
Conosciamo tutti Berta Filava, una delle canzoni più famose del compianto Rino Gaetano. Un pezzo pop dall’incedere ballabile e che sembra esprimere solo leggerezza, nel suo racconto di una ignota “Berta”, una donna che sembra elargire favori, diciamo così, un po’ a tutti. Ma molti non conoscono forse i molteplici significati che si celano dietro la complessa metafora di questo brano.
Se vi dicessimo, tanto per cominciare, che la Berta in questione non era nient’altro che Aldo Moro? Sì, parliamo proprio di uno degli uomini politici di punta dell’Italia della Prima Repubblica, a capo della corrente più “a sinistra” della Democrazia Cristiana e poi assassinato, come sappiamo, dalle Brigate Rosse nel 1978.
Moro era già all’epoca della pubblicazione del brano (nel 1976) molto criticato per via di quella che veniva da molti percepita come una mancanza di integrità rispetto alla sua appartenenza politica. La sua intenzione di aprire al celebre Compromesso Storico proposto, dall’altra parte (a sinistra) da Enrico Berlinguer era uno degli snodi fondamentali della politica di quegli anni.
Lo stesso Gaetano, in un concerto in Puglia nel 1977, svelò questa metafora: “Vorrei ricordare un grosso personaggio che è nato a pochi passi da qui, è nato a Maglie. È uno dei più grossi calzaturieri. Uno che ha fatto le scarpe a tutta Italia. È uno che ha la freccia bianca in testa. Lui ha inventato diversi termini. È un grosso filologo”.
“Ha inventato le convergenze parallele e la congiuntura, tutte queste cose che tendono a non chiarire nulla. È una cosa dispersiva. Io l’anno scorso ho scritto una cosa ancora più dispersiva, dedicandola a questi grossi personaggi del mondo della politica e di altri mondi. Questa sera la voglio dedicare a questo personaggio che ha fatto le scarpe a tutta Italia”.
