Ve ne avevamo già parlato come uno dei più incredibili film presentati in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. E ora possiamo parlarvene in assoluto come uno dei più bei film di questo insolito biennio cinematografico. Giovedì 7 Aprile arriva finalmente in sala grazie a Notorious Pictures C’Mon C’mon di Mike Mills, protagonisti Joaquin Phoenix e il piccolo Woody Norman nella parte di Jesse.
Se la pandemia in questi anni ha cambiato le nostre vite, sembra aver stranamente compensato con un’orda di film epocali. E tra tanti titoli, questo piccolo gioiello in bianco e nero resta una sorta di evento, una apparizione che non potete perdere per nessuna ragione al mondo. Soprattutto, ora che si presenta l’occasione di viverlaeffettivamente nella sua dimensione naturale, ovvero il grande schermo.
Della straordinaria interpretazione di Joaquin Phoenix, Woody Norman e Gaby Hoffman vi parleremo a breve. Ma prima non possiamo che spendere qualche parola introduttiva su Mike Mills. Può darsi infatti che il nome di questo filmmaker newyorkese vi suoni abbastanza nuovo, o comunque non evochi nella vostra mente nessun particolare precedente.
I suoi primi tre lungometraggi si intitolano Thumbsucker – Il succhiapollice (2005), Beginners (2010) eLe donne della mia vita (20th Century Women, 2016), candidato all’Oscar per la Migliore sceneggiatura originale. Ma è più facile che abbiate sperimentato il suo estro visivo attraverso una serie di videoclip musicali, nonché alcune copertine di album che hannocambiato la storia dell’Indie americano.
Kelly watch the stars e Sexy Boy sono ad esempio videoclip che Mike Mills ha firmato per il duo francese degli Air all’inizio degli anni 2000. Si prosegue poi con Run On di Moby e Walking on Thin Ice di Yoko Ono. In parole povere, Mills e sua moglie Miranda July sono due numi tutelari dell’underground statunitense, che si parli di video-arte, graphic design o delle varie sperimentazioni al centro.
Basterebbero forse questi dati per presentare C’Mon C’Mon come un film da non perdere. Eppure, al netto dell’analisi filmologica o della digressione storica che ci consentirà di collegare forse questo magnifico lavoro al contesto del New American Cinema, e quindi alla eredità di John Mekas, Andy Warhol ma soprattutto John Cassavetes, c’è poi quell’oscuro oggetto chiamato emozione.
Se in fondo dal grande schermo non cercate altro che quello, le fantomatiche emozioni, C’Mon C’Mon è pane per i vostri denti. Uno di quegli eventi cinematografici capaci di riempire gli occhi di lacrime non per una eventuale melancolia dei fatti, della trama, ma per la semplice, incontaminata, struggente bellezza delle immagini in movimento.
C’Mon C’Mon: La trama
Joaquin Phoenix è Johnny, rinomato giornalista radiofonico ora dedito ad un ambizioso progetto di lavoro, destinato a portarlo in viaggio in lungo e in largo attraverso l’America, allo scopo di intervistare bambini e adolescenti sul loro presente, i loro desideri, ma soprattutto i loro pensieri riguardo al futuro incerto del mondo.
Da un anno Johnny e sua sorella Viv (Gaby Hoffmann) devono elaborare il lutto legato alla morte della loro madre. Intanto, Viv gli chiede di occuparsi di suo nipote Jesse (Woody Norman), che ha otto anni, mentre lei si prende cura del padre del bambino, affetto da gravi problemi psichiatrici e purtroppo incline a frequenti ricadute.
Johnny si troverà a legare con il bambino in modi e maniere che mai avrebbe previsto. Il suo progetto di viaggio diventa così improvvisamente la realtà di un indimenticabile viaggio in comune, da Los Angeles a New York e New Orleans.
C’Mon C’Mon : la Recensione
Per procedere ad una analisi di C’Mon C’Mon potremmo forse evocare un mondo lontano, quello del Neorealismo, il 1943 de I bambini ci guardano di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini. Più ancora i Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini, ovvero quel progetto avveniristico di film inchiesta avviato da Pasolini e il suo produttore Alfredo Bini nel 1963.
Esiste certamente un legame tra il direct cinema, il cinema verità, il cinema di poesia secondo Pasolini e questo specifico film del 2021, prodotto non a caso dalla A24: società di produzione indipendente che in pochi anni ha saputo imporsi, affermarsi e consolidare la propria influenza come uno dei punti di riferimento fondamentali di tutto il panorama cinematografico contemporaneo.
Ma è più verosimile che le eco dei Comizi d’amore di Pasolini, Moravia e Giuseppe Ungaretti in questo film siano mediate solo e unicamente dalla storia del cinema indipendente americano, quindi che queste ispirazioni arrivino al filmmaker Mike Mills attraverso la Scuola di New York, la New Hollywood e prima ancora il sopracitato New American Cinema di John Mekas.
Quella rivoluzione passava negli anni ’60 dalle sperimentazioni della Factory di Andy Warhol, infine arrivava a John Cassavetes e il suo leggendario film d’esordio, Shadows, Ombre, girato tra il 1959 e il 1960 con sottotitolo destinato a cambiare la Storia: “saggio collettivo di recitazione e di regia”.
Mike Mills e Joaquin Phoenix colpiscono al cuore con un indimenticabile road-movie
A questo punto è perfino troppo ovvio dirvi che C’Mon C’Mon rappresenta un road movie, un viaggio di formazione, un esperimento di cinema contemporaneo ma soprattutto una storia che, mentre cambia la vita dei protagonisti sul grande schermo, in fondo cambia anche un po’ la nostra, come accade quando un film colpisce al cuore, preciso e netto come la freccia di Cupido.
Continuiamo allora a ribanire l’ovvio, concludendo che si tratta anche una delle migliori interpretazioni di Joaquin Phoenix. Oppure che vi commuoveranno fino alle lacrime il piccolo esordiente Woody Noorman, nonché la grandissima attrice che interpreta sua madre, Gaby Hoffman, già star indiscussa della serie televisiva Transparent.
Alla sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, alla fine Ottobre 2021, avevamo già individuato in Belfast di Kenneth Branagh e questo film come due capolavori. Due titoli (fatalmente in bianco e nero)che sarebbero rimasti oltre le mode, il clamore del momento. E se il regista inglese ha appena vinto l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale, non ci resta che dirvi che è il momento di scoprire Mike Mills.
Qualcosa ci dice che, se pure non avete apprezzato del tutto il film di Branagh, parleremo invece ancora di questo viaggio, della verità e l’intensità di queste performance. O del fatto che resteranno tra i titoli essenziali di questo strano, irripetibile segmento di Storia del cinema contemporaneo, che appartiene alla pandemia ma anche ai cinefili più appassionati.